Dal quotidiano autonomo del Trentino Alto Adige si apprende che il gruppo cartario Fedrigoni, presente in Trentino con quattro stabilimenti e 800 dipendenti, mette in vendita gli immobili che ospitano le fabbriche.

Sarebbe questa un’operazione di sale & leaseback allo scopo di portare liquidità nelle casse dell’azienda, per ridurre il debito finanziario netto di 1,1 miliardi di euro.

Si tratta degli stabilimenti di Riva del Garda, Arco, Scurelle e lo stabilimento Arconvertche produce carte adesive peer etichette.

L’impegno produttivo cartario sarebbe confermato con contratti di leasing di almeno vent’anni, garantendo il posto di lavoro di 800 dipendenti, che tuttavia sono in allarme e chiedono chiarimenti.

Infatti, negli incontri sindacali del Coordinamento nazionale Fedrigoni è emerso che l’azienda intende ricorrere al leaseback per i suoi stabilimenti italiani, tra i quali i quattro trentini. La conferma è arrivata anche da contatti diretti con dirigenti aziendali.
Fedrigoni, con sede centrale a Verona, conta 5.000 dipendenti in 52 centri per la produzione, taglio e distribuzione di vari tipi di carte in 28 Paesi del mondo, dal 2018 è in mano a fondi di investimento internazionali. Dal 2022 la catena di controllo ha a capo la società statunitense di investimento Bain Capital e la società lussemburghese Scaliger Acquisition, che fa capo ai britannici di Bc Partners, con il 47% del capitale ciascuna. Negli ultimi anni Fedrigoni ha effettuato diverse acquisizioni, tra cui la spagnola Guarro Casas e le francesi Tageos e Papeterie Zuber Rieder. In Italia da vent’anni fanno capo al gruppo le cartiere Fabriano e, dal 2018 le Cartiere Cordenons, con lo stabilimento di Scurelle in Valsugana, entrambe controllate da Bain Capital.
Il gruppo Fedrigoni aveva chiuso il 2022 con un fatturato di 2,2 miliardi, in crescita del 37%, e un utile di 42 milioni. Quest’anno però le vendite sono in frenata per le turbolenze dei mercati internazionali e più volte si è ricorso alla cassa integrazione. Nel primo semestre i ricavi sono a 971 milioni, -9,9% sull’anno prima, e i conti sono in perdita per 64 milioni. Il gruppo ha un robusto patrimonio di 1,2 miliardi, ma l’indebitamento finanziario netto è a 1,1 miliardi.