Un monitoraggio del mercato delle etichette da parte di un esperto con un’intervista esclusiva a Vittorio Ratto dal 2000 consulente del gruppo produttori di etichette autoadesive di Assografici.

Vittorio Ratto vanta una lunga esperienza professionale nel settore in cui lavora dal 1967 edove ha guidato dal 1986 una primaria azienda produttrice di supporti autoadesivi. Nato a Genova dove si è laureato in Economia e Commercio, a Milano da quarantíanni, calcisticamente conserva, come lo scrivente, una incrollabile fede rossoblù. Dal 2002 è membro onorario del Consiglio Direttivo di Gipea.
Per la sua esperienza e per la conoscenza approfondita del mondo internazionale delle etichette, Vittorio Ratto è la persona più adatta per monitorare con noi un 2009 che festeggerà, tra líaltro, i primi vent’anni di Gipea in Assografici.
Visti i risultati presentati al Convegno Gipea di novembre 2008, a lui chiediamo subito di darci alcune indicazioni sull’andamento italiano e internazionale.
Il mercato di riferimento per il settore delle etichette viene costantemente monitorato da Gipea sia direttamente, attraverso i propri associati ed i soci simpatizzanti, vale a dire le aziende fornitrici di macchinee prodotti sulla base del materiale venduto, sia tramite le associazioni internazionali.
Fare previsioni, oggi con la situazione economica e finanziaria globale, sarebbe molto rischioso e inutile. Ciò che invece può essere utile agli imprenditori è conoscere con frequenza líandamento del mercato, sulla base dell’analisi di dati reali. Non soltanto in termini di volumi, ma soprattutto di tendenze e orientamenti per i settori specifici e tipi di materiali prevalenti.
Due riferimenti importanti per noi sono la società di ricerche di mercato specializzata AWA (Alexander Watson Associates) di cui seguiamo le ricerche sullo sviluppo delle tecnologie di stampa, e la relativa suddivisione del mercato globale e Tarsus di Mike Fairley il guru del settore, in particolare con la sua ricerca sul futuro delle etichette incluse quelle in RFID. Queste fonti forniscono dati molto interessanti sullíandamento internazionale di cui le aziende italiane devono tener conto, ma che inoltre rispecchiano anche líandamento locale. Sono studi e documenti consultabili presso la biblioteca di Assografici a disposizione degli associati.
Quale mercato copre Gipea?
Il numero globale degli etichettifici a livello nazionale, si aggira su 450 nominativi, dai più grandi a quelli piccolissimi organizzati a livello famigliare. E’ importante notare che gli 85 etichettifici associati a Gipea, coprono il 60-65% del mercato, evidenziando una forte polverizzazione del settore.
Gipea si propone strategicamente una copertura dell’80% del mercato, obiettivo che potrà dirsi raggiunto al traguardo dei 120 associati.
Con le analisi di mercato che ci forniscono regolarmente i produttori e distributori di materia prima, in particolare di supporti autoadesivi riusciamo ad avere un quadro molto significativo aggiornato ogni sei mesi. Con gli ultimi inserimenti di soci simpatizzanti copriamo il 97% del mercato dei supporti, carta e film autoadesivi. Una ulteriore analisi sul mix della carta rispetto ai film e l’andamento nel tempo completano i dati che ci vengono inviati dai fornitori.
Questo significa chei vostri associati possono avere un quadro preciso in prospettiva ?
Certo. Oggi l’etichettificio che dispone dei dati Gipea è in grado di valutare se è in linea con le tendenze di mercato e se le percentuali della sua produzione rispecchiano líandamento del mercato. Più difficile è ottenere dati dagli associati ordinari, gli etichettifici, non tanto per mancanza di volontà, quanto per mancanza di tempo e di organizzazione. Se escludiamo quei 20-30 etichettifici che hanno allíinterno una gestione organizzata e rispondono regolarmente alle nostre indagini, queste statistiche soffrono di uniformità del campione e quindi di credibilità.
Al contrario, in Francia l’associazione corrispondente, è riuscita a creare un panel (campione di riferimento fisso) suddiviso per tipo di produzione, in cui gli etichettifici si sono impegnati a fornire regolarmente i dati. Gipea sta studiando uníopportunità similare di raccolta di dati di mercato dei produttori di etichette per poter disporre di numeri assolutamente significativi per una chiave di lettura critica ed analitica completa.
Ovviamente tutti i dati sono forniti in maniera assolutamente anonima per cui nessuno rivela la propria produzione, e questo rende ingiustificata ogni diffidenza.
Qual è la tipologia dei produttori di etichette autoadesive e qual è il problema della difficoltà di raggruppamento?
Un problema di cui risente tuttora il settore è lo sviluppo rapido di piccole imprese di stampa a livello artigianale negli anni della forte crescita, gli anni í80, che proliferavano anche agevolate negli investimenti dai finanziamenti in leasing. Il lavoro cíera e il mercato tirava, e ciò non ha permesso a molti di crescere imprenditorialmente. Così, se sono 120 gli etichettifici che rappresentano l’80% della produzione, è significativa la polverizzazione del mercato e la profonda caratterizzazione dello stesso nelle diverse tipologie di produttori di etichette: da un lato un numero ristretto di aziende che hanno assunto il profilo di vere e proprie aziende industriali e dallíaltro un elevatissimo numero di piccole o piccolissime imprese.
Ma non tutto questo è negativo. In una recente visita nel nord-est ho potuto verificare la presenza di aziende in crescita con un parco macchine evoluto e una buona organizzazione aziendale. Queste spesso coprono mercati di nicchia, se vogliamo. Sono mercati che giustamente etichettifici sofisticati trascurano, ad esempio alti volumi e bassi margini, oppure orientati verso aree geografiche in sviluppo come tutta la ex Jugoslavia o l’Austria meridionale.

Qual è il punto crtitico?
Il punto critico dei produttori italiani è che per tradizione non sono molto attivi a livello internazionale. Questo è un dato di fatto che risente in primo luogo della barriera linguistica; gli imprenditori degli anni ’60 e ’70 erano in gran parte artigiani inseriti commercialmente a livello regionale e pochi a livello nazionale. Hanno affrontato con tenacia e perspicacia un mercato nuovo e pieno di ostacoli, ma che ha loro permesso di avere successo, sia nei volumi di affari che nella qualità produttiva. Oggi, la nuova generazione, i figli, è invece decisamente più europea. In Gipea, come in Assografici, il gruppo giovani è molto dinamico e si distingue per tre caratteristiche: hanno una formazione culturale elevata, in genere la laurea, conoscono líinglese e altre lingue e si muovono con facilità nel mondo informatico.

Diciamo che, a differenza dei padri, vivono il mercato anche all’esterno dell’azienda.
Quelle aziende che possono contare su queste figure hanno un futuro assicurato e in prospettiva ci sono le premesse per un posizionamento di rispetto delle imprese italiane.

Com’è il rapporto con le istituzioni internazionali?
C’è oggi, grazie appunto ai giovani, un ottimo rapporto di collaborazione con Finat, l’associazione internazionale, rapporto iniziato da Gipea nel 2000 e che oggi ha dato ottimi risultati. Non dimentichiamo che a giugno sarà eletto il nuovo presidente che, guarda caso, sarà un giovane italiano.

A questo proposito, da quando Vittorio Ratto ha iniziato a collaborare con Gipea nel 2000, il gruppo in ambito di Assografici è cresciuto notevolmente, ma soprattutto il ruolo di Gipea in ambito internazionale è cresciuto enormemente con vantaggi indubbi per gli associati italiani, guadagnando anche in immagine.
Se vogliamo, il messaggio che Gipea lancia in ambito internazionale ai produttori stranieri, ed europei in particolare, è che l’Italia non è un terreno di conquista, ma anzi è pronta ad affrontare i mercati esteri quanto meno da comprimaria.
Veniamo ora alle prospettive, sempre nei limiti della prevedibilità.
E’ sufficiente osservare cosa accade quotidianamente per renderci conto dell’evoluzione del mondo delle etichette.
Un esempio ci viene dalle private label: la grande distribuzione deve fare i conti con la riduzione dei consumi. Oggi il consumatore tende a cercare prodotti a prezzo inferiore nei supermercati, quelli che per tradizione avevano etichette con poco colore, quasi anonime. Ora anche queste, le cosiddette ìprivate labelî si arricchiscono di colori ed in valore aggiunto. Si apre così un nuovo mercato e ci sono nuovi margini.
Le maggiori occasioni di sviluppo vengono sicuramente dalle etichette intelligenti, dalle etichette RFID, dalle soluzioni basate su nano tecnologie, etichette anticontraffazione, anti-effrazione ed antifurto. Viste finora come aggravio di costi, potrebbero a breve rivelarsi un modo per salvaguardare i clienti ed aumentare i profitti.
Le etichette a carta e colla stanno calando a favore dellíautoadesivo ma non solo. La crescita del film autoadesivo richiede nuove attrezzature per la stampa. Gli imprenditori devono quindi essere attenti a ciò che il mercato chiede, ma a monte anche a ciò che il mercato offre.
Questo ci porta a parlare della necessità di aggiornamento.
La formazione, troppo trascurata da tutti gli imprenditori italiani, non solo stampatori di etichette, è ormai irrinunciabile. Dobbiamo insistere per far capire che il tempo e gli investimenti dedicati alla formazione, allíaggiornamento professionale, non sono persi, ma che anzi hanno un ritorno pressoché immediato. Per questo anche Gipea, da alcuni anni ha organizzato convegni tecnici per aggiornare sulle tecnologie e sui materiali. Purtroppo sono ancora tante le aziende che non mandano i loro responsabili tecnici con la convinzione o la scusa che devono essere presenti in produzione.
E, quale valore aggiunto a un continuo impegno nella formazione Gipea ha indossato l’abito di editore pubblicando una serie di Quaderni monotematici, realizzati con líausilio di tecnici, volonterosi associati, ed esperti del settore specifico.
Se facciamo un confronto con l’estero, vediamo uníenorme differenza. Là i convegni sono sempre pieni; ci sono riviste specializzate e molto serie, specifiche per le etichette in Gran Bretagna, in Francia, in Germania che per le aziende sono dei punti di riferimento.
Bisogna che anche in Italia la mentalità cambi e si orienti verso questa strada, ma già vediamo che alcuni giovani lo hanno capito e la seguono.