La stampa offset waterless, o a secco, non ha mai goduto di molte simpatie e, peggio, molti stampatori non la conoscono o non sono interessati a conoscerla. Vediamo in questo articolo di capirla meglio.
Per questa ragione abbiamo cercato di approfondire il tema con l’aiuto di alcuni esperti. Con questo articolo ci proponiamo di sfatare alcuni tabù augurandoci di fornire informazioni utili soprattutto agli stampatori di etichette.
Uno dei motivi per cui la stampa waterless non entusiasma lo stampatore offset è il costo più elevato delle lastre e anche degli inchiostri. Ma come spesso accade, si guarda solo al costo di acquisto senza mettere sulla bilancia i costi di avviamento e materiali di scarto, oltre che di manutenzione ordinaria della macchina, come approfondiamo di seguito.
Rapporto costo qualità
Alla base dei vantaggi della stampa waterless ci sono la brillantezza dei colori, la semplicità di profilazione e di conseguenza una qualità di stampa superiore, ma anche una consistente riduzione dei costi operativi.
Partiamo appunto dai costi. Fino a poco tempo fa c’era un solo fornitore di lastre, che costavano circa 3 volte le lastre convenzionali; oggi c’è maggiore concorrenza e il prezzo, che è anche legato al consumo, diminuisce. Ma anche con un rapporto di 3:1, come vedremo, il costo delle lastre è largamente compensato nel corso di una tiratura e soprattutto con frequenti cambi lavoro.
Anche gli inchiostri hanno un costo relativamente superiore, ma la loro resa è superiore perché sono inchiostri più pigmentati, per cui a parità di copertura è richiesto meno inchiostro e, essendo più viscosi, se ne spreca meno, per cui questa differenza viene annullata, a parte i risultati di colori più brillanti, come vedremo.
Stabilità di stampa
Tutti gli operatori di macchina offset sono ben consapevoli che la gestione della bagnatura, anche con i moderni sistemi di regolazione automatica dei calamai, non può garantire stabilità di stampa sull’intera tiratura. Il fattore più importante che gioca a favore della stampa waterless è quindi una qualità di stampa costante su tutta la tiratura e su tutta l’area stampata.
Fattore, questo, fondamentale nella stampa di etichette che devono essere assolutamente uguali dalla prima all’ultima, con il rischio di resi e scarti insostenibili. Occorre infatti considerare che alcuni settori quali il farmaceutico o la cosmetica, hanno tolleranze minime sulle variazioni della densità di stampa e delle tonalità del colore.
Perché la stampa waterless è stabile? La ragioni sono due: la prima è che non è condizionata dalla soluzione di bagnatura le cui caratteristiche si modificano nel corso di una tiratura. Con la stampa a secco questa variabile è assente.
La seconda ragione, molto pratica, sta nel fatto che l’inchiostro è distribuito direttamente al rullo inchiostratore da un cilindro anilox. Questo significa che l’insieme anilox/racla gestisce la densità che resterà costante su tutta la superficie del supporto e per tutta la tiratura; non ci sono i vari cilindri macinatori che possono causare variazioni (in aggiunta a quelle date dalla bagnatura). Ogni stampatore sa quanto sia importante l’esperienza nella gestione degli equilibri di densità nella stampa offset. Ma soprattutto oggi, e in particolare nel settore delle etichette, in cui si alternano differenti tecniche di stampa (flexo, letterpress, serigrafia) tutte senza bagnatura, molti sono restii a stampare etichette in offset proprio perché i loro operatori non hanno l’esperienza necessaria per ottenere risultati ottimali. In questo caso, è proprio la stampa offset a secco che combina l’elevata qualità di stampa, richiesta in alcuni specifici settori, quali vino e liquori, cosmetica, con la semplicità. Ma soprattutto può essere indispensabile per quelle etichette che richiedono testi in corpo 2, sempre più richiesti dalle normative in continuo aggiornamento, soprattutto nella farmaceutica o anche nel food, in cui la flexo non è ancora in grado di garantire il massimo dettaglio.
Uno dei problemi più comuni per chi deve stampare fondi pieni alternati a finestre, è l’effetto fantasma sulla parte non stampata. Questo accade, come è noto, per il riporto dell’immagine attraverso il caucciù. La stampa waterless Aniflo elimina al 100% questo rischio e diventa quindi l’unica soluzione disponibile per chi deve stampare etichette con queste caratteristiche.
Decide tutto la prestampa
Uno dei più famosi e competenti scienziati del colore, Felix Brunner, era solito dire che “un bravo stampatore è quello che rovina il meno possibile la prestampa”.
Il concetto è questo: per ottenere uno stampato di alta qualità occorre avere una prestampa di alta qualità. La stampa non può migliorare né la densità, né la calibrazione dei colori. Ben che vada perde poco dei valori ottenuti in prestampa.
Una prerogativa della stampa waterless, grazie appunto alla distribuzione regolare dell’inchiostro tramite anilox e l’assenza della variabile bagnatura, è quello di riprodurre esattamente la densità e la calibrazione del file di prestampa, e questo per l’intera tiratura. Anche nel caso, assai frequente sulla banda media o larga, di abbinamento di 5 o 6 etichette diverse su una stessa lastra, i parametri della prestampa saranno rispettati e riprodotti, al 100%.
Prendiamo il caso di superfici in cui si alternano fondi pieni e quadricromie con basse percentuali di copertura: l’inchiostro sarà distribuito nella maniera ottimale senza bisogno di regolare le chiavi del calamaio (che in effetti non c’è). Quindi non è richiesta la regolazione dell’inchiostro, che è una delle variabili dipendenti dall’operatore, anche sulle macchine più moderne con la regolazione elettronica. La profilatura ottenuta in prestampa è rispettata al 100% durante la stampa.
Tempo e materiali
Il risparmio di tempo e di materiale diventa quindi uno dei fattori che compensa egregiamente i maggiori costi di lastre e inchiostri. Poiché tutta la stampa è regolata dal file di prestampa senza le variabili della bagnatura, dei rulli macinatori, della regolazione del calamaio, con la waterless una volta messo il lavoro in macchina, non ci sono regolazioni e l’avviamento è praticamente inesistente. Oltre al tempo, è qui fondamentale il risparmio di carta, che per le etichette di alta qualità è uno dei costi principali.
Ma perché la quantità di inchiostro scaricato dall’anilox è costante e prevedibile? Perché l’anilox (ci riferiamo in questo caso al sistema Aniflo delle semirotative Codimag) mantiene l’inchiostro a una temperatura costante di 35°C durante tutta la tiratura garantendo così la stessa viscosità, e quindi densità, su tutto il formato e per tutta la bobina.
Meno manutenzione
Altro vantaggio si ha nel cambio lavoro: con la stampa convenzionale il passaggio da un lavoro in cui domina un colore al successivo in cui anziché per esempio il magenta domina il cyan, occorre pulire il calamaio o scaricare in avviamento, con un elevato consumo di carta. Questo problema viene radicalmente eliminato dall’anilox che riceve i dati dalla prestampa e si regola di conseguenza, senza alcuna regolazione in avviamento.
Tornando al caso specifico delle macchine Codimag, di serie vengono forniti due anilox (Aniflo) che lo stampatore può scegliere in funzione del tipo di lavoro, nel caso ci siano notevoli differenze nella copertura richiesta (fondi pieni o quadricromie con bassa percentuale di retino, oppure nel caso siano richiesti testi in corpo 1 o 2). Analogamente, per operatori esperti e solo in casi eccezionali, è possibile variare la temperatura dell’inchiostro in un intervallo da 25°a 50°C: più alta la temperatura, più fluido l’inchiostro e quindi maggiore la densità.
Tutto questo comporta meno lavoro e meno tempo per la pulizia dei rulli, dei calamai (che non ci sono), dei tessuti gommati.
La stampa waterless non richiede un ambiente condizionato. In realtà sarebbe opportuno che per ogni tecnica di stampa l’ambiente fosse a temperatura e umidità costante. Nel caso del waterless è importante, anche se non al livello richiesto dalla stampa digitale (ad esempio l’apertura di una porta per il passaggio di un bancale non influisce sulla qualità di stampa).
Infine va ricordato che essendo tutti i parametri di stampa regolati dalla prestampa, è facilitata la stampa in esacromia o in multicromia, tanto che l’85% delle cartelle Pantone è coperto dalla mescola dei retini eseguita dal service o nel reparto di prestampa.
Si ringrazia Enrico Firenze di FDM srl per le informazioni tecniche forniteci.
[…] Fonte: Metaprintart.info […]
Buon giorno Picasso, la stampa offset senza acqua è nota da tempi memorabili e lei lo ha commentato anni or sono a Bologna (apigbologna), a mio modesto parere i vantaggi sono diversi : 1° il costo della filtratura e la pulizia e gli additivi della bagnatura, 2° il velo che separa i grafismi dai contrografismi non è mai stabile, a volte è sufficiente una porta o una finestra non chiusa bene, 3° la parte meccanica del caucciù e i rulli di bagnatura insieme alla velocità di stampa sono considerevoli, 4° da ottimizzare la resa cromatica ed il consumo dei pigmenti è più vicino alla realtà dei colori che abbiamo in natura e di conseguenza una riproduzione di una foto o di una quadro è meno problematico senza contare che stampare in esacromia non è più un problema. Scusi ma mi piacerebbe vederne i risultati, manco dal settore da oramai 10 anni e l’odore dell’inchiostro tipografico mi manca, Luciano.
Gentile Luciano, grazie per il commento. Posso solo aggiungere che in 10 anni anche nella stampa molte cose sono cambiate. Per fortuna. Marco
Amico mio tu lo sai che io, nel lontano 1980 alla presentazione in DRUPA del waterless ci stavo e sono stato il primo in italia ad avere quella esperienza che fallì non per colpa del prodotto ma per il boicottaggio delle aziende, perché andava a intaccare una parte dei profitti che facevano con i prodotti chimici. In effetti quello era la nascita del letterpress! con la nascita del DAICRIL CIREL e altri, allora la 3M la BASF e la DUPONT, la facevano da padrone!
Buongiorno Signori, senza offesa alcuna, ma voi, siete stampatori con le waterless? …ed in ogni condizione di tempo? …o siete solo degli esperti o venditori ? Scusate la mia modestissima curiosità. Credo sia opportuno recensire tutto il sistema waterless incluso pure le macchine con normale inchiostrazione (che non siano Codimag ecc.. con Anilox ecc. che non centra nulla col waterless puro). Quando nacque il waterless si pensava solo a togliere l’acqua di bagnatura in stampa e fu un emerito fallimento. Ecco xchè nessuno voleva sentir parlare di waterless – non certamente a causa delle multinazionali dei polimeri ecc. – Lo sta scrivendo uno che ha macinato km di bobine con le Sanjo waterless – macchine un tempo top fino alla comparsa delle digitali sul mercato della banda stretta, purtroppo. Conclusione: offset tradizionale, waterless, waterless/Anilox sono il PASSATO !
Buongiorno sig Mauri, non siamo né stampatori, né venditori. Il nostro è un giornale tecnico online che cerca di tenere aggiornati gli stampatori sulle tecniche della stampa e del packaging. Certamente il waterless, come Lei giustamente afferma, ha avuto un passato difficile. Così come la stampa con inchiostri UV. Ma fortunatamente le tecnologie evolvono e l’industria sviluppa nuovi prodotti. Del resto nella mia lunga carriera di giornalista del settore e di cliente di stampatori, ho vissuto il periodo in cui persino la offset era considerata di serie B rispetto alla TIPOGRAFIA (e in certi casi era vero!). Oggi ritengo che la stampa waterless sia in grado di soddisfare diverse esigenze di stampa e può essere una questione di scelta da parte degli stampatori. Nel frattempo attendiamo che le risponda anche qualche esperto più di me, per darle maggiore soddisfazione.