Al momento solo la offset e la flexo rispondono, in parte, ai requisiti per il packaging primario a contatto con gli alimenti. E il digitale?

Ma con il sempre maggior impiego della stampa digitale nel packaging, il problema è: “Quanto è sostenibile il digitale?”   Un lettore ci chiede se gli inchiostri per la stampa digitale sono certificati per la stampa di incarti per alimenti. La risposta, per ora, è: No.

Un silenzio imbarazzante

In un recente convegno sul packaging, in cui si è parlato anche di stampa digitale, i relatori di una importante casa costruttrice, affermava che i loro inchiostri sono certificati.
Purtroppo non sono stati forniti dati concreti sulle analisi dei componenti, né si è detto di quali certificazioni si tratta.
Già tempo fa avevamo rivolto la domanda a diversi costruttori e fornitori di macchine toner, inkjet e di altro tipo in digitale, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. O meglio, abbiamo ricevuto risposte solo da produttori di inchiostri serigrafici, che per necessità professionale studiano anche gli inchiostri per inkjet.
Un produttore di inchiostri offset, cui ci eravamo rivolti per la sua esperienza, aveva manifestato alcune perplessità.

C’è un po’ di confusione

Un altro lettore, recentemente, ci chiede se possiamo suggerire un’azienda che possa stampare in digitale incarti per dolciumi, a contatto diretto con il prodotto.
Anche in questo caso abbiamo difficoltà a dare un suggerimento: non ci sono certificazioni attendibili sugli inchiostri per stampa digitale a contatto con gli alimenti. E, inoltre, i fornitori non si assumono responsabilità, che resta a carico di chi stampa.

Un produttore di inchiostri serigrafici, che da almeno un ventennio lavora sulla sicurezza nell’utilizzo degli inchiostri, ci informa in modo dettagliato che ‘tutti gli inchiostri’ contengono componenti pericolosi, o quanto meno ‘molto problematici’.
Non riportiamo qui (ma la pubblichiamo in altra sezione) la descrizione completa e dettagliata in quanto molto tecnica, e che forse non tiene conto di alcuni aggiornamenti molto recenti. Aggiornamenti che, tuttavia, non cambiano l’essenza del concetto: ma gli inchiostri che usiamo in stampa, sono sicuri?

Inchiostri edibili

Infine, ma non per chiudere il discorso, abbiamo approfondito l’argomento con una azienda che rappresenta una nota Casa produttrice tedesca.

Riportiamo in video l’intervista, premettendo che resta aperta la questione della stampa digitale, di cui si accenna nella parte finale. Tuttavia l’intervista fornisce ottimi chiarimenti sugli inchiostri per stampa offset.
La riassumiamo qui.
Il nucleo dell’intervista verte sul fatto, che da poco tempo esistono anche inchiostri realmente ‘commestibili’. Per dimostrarlo, nelle fiere in cui sono stati presentati, i responsabili dell’azienda e i loro rappresentanti, mangiavano (letteralmente) delle ostie stampate con tali inchiostri. Simpaticamente hanno creato un logo con un cuoco.

Fora-Grafica-Cuoco

Il logo per segnalare la commestibilità di questi inchiostri

Sono inchiostri a base di coloranti alimentari, utilizzati in cartotecnica e che possono anche essere usati all’interno della confezione in contatto diretto con gli alimenti. Tuttavia, come ci viene precisato, questo non è previsto dalla normativa italiana, contrariamente a quella della UE. Quindi lo stampatore resta l’unico responsabile.
Altro aspetto cui si accenna, è la compostabilità degli inchiostri, tema su cui torneremo. Un tema da non trascurare in ambito di una economia circolare.

Contatto con gli alimenti

Sugli inchiostri a contatto con alimenti, riportiamo quanto afferma l’azienda in questione che abbiamo visitato.

Il primo test in Italia fu eseguito presso un importante stampatore in Veneto, che ha eseguito tre diverse tirature in offset su diversi supporti. Gli operatori, con la supervisione dei tecnici della Sicolor Gmbh, non hanno avuto difficoltà e hanno ottenuto risultati ottimali.
In particolare: ipa 2% grazie alle soluzioni di bagnatura adottate; pH 5,20 e intensità di carica 0,60. La lavorazione è stata eseguita sui 4 colori di scala, più Pantone e vernice idro alimentare. I risultati rientrano nei parametri di produzione standard.

Il nostro interlocutore ha voluto comunque informarci, che la resa dei colori non è esattamente quella di una ‘normale’ quadricromia. Questo a causa della presenza di coloranti vegetali (edibili) e non pigmenti, le cui tonalità differiscono da quelle usuali. Inoltre, la resistenza alla luce è più bassa.
Gli inchiostri in questione – SensoFood Organic – pur potendo essere usati anche all’interno, sono raccomandati in combinazione con la serie SENSOFOOD per la stampa sull’esterno della confezione per garantire la compatibilità nei valori di migrazione. Questi inchiostri sono un aggiornamento della serie SensoFood MH, classificata a ‘migrazione innocua’ .
Sempre tenendo presente la mancanza di una normativa italiana che ne permetta l’uso, data la presenza di agenti leganti a basso odore, è consigliato l’uso di una sovraverniciatura.