Dieci Racconti di una Lucertola. Genova, fine anni Ottanta. Nell’incantevole cornice del borgo di Boccadasse, quel lembo di mare e di facciate color pastello, come una pennellata d’artista inglobata nella città, avviene l’incontro tra un giovane tecnico radiologo sulla trentina e un vecchio lupo di mare, che si rivelerà essere anche un autorevole esponente del movimento operaio della città, libertario genovese, volontario nel fronte repubblicano durante la Rivoluzione Spagnola. Che racconta la sua storia.

Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova ” è un romanzo breve di Massimo Prati, scrittore, filologo e docente di lingua italiana in Svizzera, che attraversa varie epoche storiche, il cui perno è sempre Genova e i genovesi.

L’incontro si svolge in una baracca di pescatori che diventa luogo e occasione di conoscenza. Così, scrutando l’orizzonte marino e dando voce ai pensieri, il vecchio, oltre ad alcuni cenni a vicende del Mediterraneo risalenti a secoli prima, a partire dal XVI secolo, ripercorre un viaggio tra i grandi avvenimenti che hanno segnato la storia del Novecento.
Il nucleo centrale della trama ruota attorno alla figura di questo vecchio pescatore, operaio e libertario genovese, volontario nel fronte repubblicano durante la Rivoluzione Spagnola.

I “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova” anticipano in qualche modo quelli che saranno i temi ricorrenti dell’Autore: la storia di Genova vista sotto molteplici sfaccettature, la storia del calcio, la storia del Genoa, la storia della Liguria “fuori dalla Liguria” (Carloforte, Bonifacio, Monte Carlo, Saint-Tropez, Nueva Tabarca, Gibilterra, la Boca, Tristan da Cunha). E poi, ancora, la storia sociale, la storia delle rivoluzioni, la storia del movimento operaio, l’attenzione per l’arte e in particolare per la pittura e per la musica dei vari periodi storici presi in esame. Infine, tra queste tematiche ricorrenti, c’è anche un forte ricorso all’intertestualità, intesa sia come meccanismo narrativo sia come rimando, cioè come relazione che lega un testo letterario ad altri testi letterari. Un tipo di relazione che, nella fattispecie, in questo libro si manifesta regolarmente con le citazioni ad inizio capitolo. Citazioni che non sono concepite come semplici richiami a testi letterari fini a se stessi, ma che servono a stabilire un nesso con il contenuto del capitolo stesso.

L’autore

Questo è il quarto libro di Massimo Prati, dopo “I Racconti del Grifo” (in due edizioni, nel 2017 e nel 2020), “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano” (2019) e “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità” (2020), quest’ultimo di storia sociale e del movimento operaio.

In realtà questo “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova” potrebbe considerarsi il primo lavoro dell’autore perché fu scritto nel 1996, lasciato nel cassetto e ripreso a distanza di venticinque anni e riveduto anche sulla base della maturazione stilistica di Prati, forse influenzato da quegli scrittori dell’estremo ponente ligure da Italo Calvino a Francesco Biamonti.  O anche, sempre in tema di paesaggio del ponente ligure, dalle suggestioni di Claude Monet che ritroviamo nella descrizione di uno scorcio del borgo di Dolceacqua.
Maturazione anche grazie alla partecipazione di questi racconti al Premio Italo Calvino, il concorso letterario per racconti inediti di autori esordienti. Racconti che non si classificarono nei primi posti, ma ricevettero comunque un giudizio più che lusinghiero: “Un piccolo libro affascinante e difficile da collocare all’interno di un genere preciso. L’esposizione è nel complesso densa e coinvolgente. Grande è l’attenzione ai fatti storici e alla contestualizzazione sociopolitica degli avvenimenti. Il tema delle lotte sociali, in questo lavoro letterario, è anzi il filo conduttore di tutta la storia”.

La costruzione letteraria è semplice ed essenziale: in una capanna su una spiaggia genovese, un vecchio lupo di mare racconta a un uomo più giovane le peripezie che hanno segnato la sua vita e quella dei suoi genitori. Nulla di nuovo, viene da dire, e allo stesso tempo nulla di vecchio: il racconto delle avventure per mare, di cui Prati adotta sapientemente i codici e gli stilemi, fa parte della nostra tradizione letteraria, e anche la struttura narrativa su due livelli (una cornice nella quale prende la parola un secondo narratore) è ben consolidata. Quale elemento di novità, l’autore porta l’attenzione al discorso sociale perché, pur ripercorrendo per lo più vicende familiari, i racconti del lupo di mare sono ancorati alla storia del Novecento: dalla rivolta antifrancese in Corsica, nel 1899, al primo conflitto mondiale, dall’ascesa del fascismo alla guerra civile spagnola e dalla Seconda Guerra Mondiale alla Liberazione.
Punto di forza del romanzo è quindi l’intensità della trama, con il rapido susseguirsi dei racconti delle avventure del ‘lupo di mare’ e il continuo passare, senza soluzione di continuità, dalla storia del singolo ai grandi accadimenti storici.
Il lungo racconto del viaggio per mare, fino al naufragio e alla morte del padre, ha il ritmo e lo stile del più classico romanzo d’avventura. Intenso e avvincente il capitolo della fuga da Genova a Nizza. Da notare anche come il tema del pensiero socialista, radicale e anarchico stia dietro ai cenni biografici degli uomini onorati in quest’opera.
Ancora dal Comitato di Lettura del Calvino – cui l’Autore è oggi riconoscente – apprendiamo che “Per quanto riguarda il linguaggio, il testo è lineare, semplice ma assolutamente non sciatto, con alcune scelte decisamente efficaci: la descrizione del quartiere di Boccadasse, ricca di immagini e termini marinareschi, è riuscitissima”.Lucertole Max Prati