Incontriamo al SalTo una “vecchia” conoscenza con la quale le strade si incrociano per la seconda volta: Cristina Toffolo De Piante, co-fondatrice di De Piante Editore.

De Piante Editore si presenta come una casa editrice indipendente che pubblica testi di alto valore letterario con una particolare attenzione all’oggetto libro dal punto di vista editoriale, tipografico e artistico. Ovviamente, date appunto le strade che s’incrociano, questa definizione ci incuriosisce.

MetaÃlice – Ci conosciamo, credo, da una trentina d’anni, da quando eri una ragazza. Ci incontravamo quando insieme a tuo papà presentavi le macchine per etichette autoadesive alle fiere della stampa. Un settore in cui hai avuto un ruolo fondamentale, da Scatto a GIDUE, fino alla cessione dei vostri brevetti a BOBST. Quindi, dalle etichette ai libri. Forse per questo la tua casa editrice, che ha già otto anni di attività, presta tanta attenzione, come dite, all’oggetto libro. Vorrei quindi partire da qui. Libro in carta, e rigorosamente molto curato.

Cristina Toffolo – Dopo il discreto successo raggiunto in ambito industriale, volevo ripartire da zero con un nuovo progetto imprenditoriale in un altro ambito, ma non troppo lontano dalla carta stampata. La sfida è stata quella di fondare una casa editrice, all’interno di un settore fortemente in crisi, con un modello e un prodotto controcorrente. Una piccola realtà che si potesse aggiungere alla lista delle maison italiane note a livello mondiale per la propria creatività e per la qualità indiscutibile dei suoi prodotti. Per quasi trent’anni, prima come GIDUE e poi come BOBST, ho contribuito all’innovazione delle macchine da stampa, partendo negli anni ’90 con macchine meccaniche e calamai tipografici, passando per la mitica rotativa flessografica Intelligent COMBAT, pensata per stampare supporti illimitati e per facilitare gli operatori nelle fasi di start up “con occhi e dita digitali” tramite la tecnologia “Digital Flexo”, per poi concludere con la tecnologia digitale sviluppata insieme a BOBST. Dopo questo lungo viaggio nel mondo della tecnologia avevo voglia di tornare alla stampa tradizionale, dove lo stampatore è un artista e non solo un operatore di macchina. Una veste grafica dall’eleganza “Made in Italy”, con carte pregiate, legature a mano e caratteri tipografici italiani. Pertanto, fin dall’inizio, mi sono occupata di selezionare una lista di maestri stampatori e di artisti che potessero aiutarmi nello sviluppo di questo particolare prodotto.

MAÃ – Ci hai spiegato il tuo ruolo di base. Quali sono i ruoli dei due soci, un curatore d’arte e un giornalista?

C.T. – L’idea di fondare una casa editrice all’inizio è stato un raffinato divertissement fra amici: io, Angelo Crespi, curatore d’arte, e Luigi Mascheroni, firma autorevole delle pagine della cultura. Dopo qualche anno ho sentito la necessità di crescere, pertanto abbiamo trasformato quello che era un piccolo progetto a tempo perso in una vera realtà imprenditoriale: abbiamo scelto Davide Brullo alla direzione editoriale delle nuove collane e implementando all’interno dell’azienda la parte redazionale, grafica, di marketing e ufficio stampa. Angelo Crespi, da poco nominato direttore della Pinacoteca di Brera, e Luigi Mascheroni, sempre in viaggio per il “Giornale”, non riescono a dedicare molto tempo a quella che per me oggi è diventata la principale attività. Rimangono tuttavia i fondatori e principali suggeritori della casa editrice.

MAÃ – Nel presentarvi ponete l’accento sulle edizioni in tirature limitate e numerate. Ci spieghi?

C.T. – Siamo partiti con la collana “Pochi libri per pochi”: testi inediti del Novecento italiano, particolarmente curati dal punto di vista editoriale. Carte pregiate (Fedrigoni e Amatruda), rilegatura a mano, carattere rigorosamente Bodoni, sovraccoperte illustrate dai più importanti artisti contemporanei. Un prodotto italiano in tiratura limitata numerata, con l’aggiunta di 10 copie contrassegnate da numero romano vendute insieme alla stampa d’artista dell’opera di copertina. Il progetto è stato volutamente pensato come ambizioso ed elitario: vogliamo far convergere artisti e artigiani della parola, pittori e poeti, secondo la formula che ha fatto grande la letteratura occidentale del secolo scorso. Dalle lettere di Eugenio Montale e di Oriana Fallaci ai testi inconsueti di Piero Manzoni e di Tomasi di Lampedusa, questi libri si prestano al collezionismo o come doni preziosi e raffinati.

MAÃ – A quanto pare vi dedicate soprattutto ad autori, diciamo così, classici, o siete anche alla ricerca di autori emergenti? Premetto tuttavia che nel monto editoriale di oggi sembra che ci sia un’inflazione di autori, forse troppi.

C.T. – Tutti i giorni qualcuno mi suggerisce di pubblicare autori emergenti o contemporanei, ma non è la mia linea e soprattutto entrerei in competizione con le grandi case editrici italiane, più strutturate sia a livello economico che di distribuzione. Vogliamo che le nostre collane raccolgano testi fondamentali ma poco conosciuti o finora inediti dei più importanti scrittori, poeti e pensatori. Le pubblicazioni vengono scelte attraverso un lavoro di indagine che definirei “avventuriero”, e vogliono quindi un lettore che diventi protagonista, che sia “corsaro” in quanto – come noi – poco in sincronia con il nostro tempo. Questo è l’ambito in cui abbiamo scelto di muoverci.

MAÃ – Un altro aspetto richiede attenzione. Voi volete distinguervi dal mass market, rivolgendovi al lettore piuttosto che all’acquirente. Anche questo richiede una spiegazione, perché vi distingue da molti editori.

C.T. – Qui cito il nostro Davide Brullo: “La bellezza della fattura rende questi volumi riconoscibili e finanche pericolosi; il piccolo formato, compatto, auspica il vagabondaggio intellettuale. Sono libri da tenere sempre con sé. Agili da sguainare, come un coltello, per vincere le intemperie dell’era, per avere necessario conforto spirituale. Gli autori pubblicati – da Hermann Broch a Nancy Cunard, da André Malraux a Emily Dickinson, da Benjamin Fondane a Horacio Quiroga e Julien Gracq – costituiscono un autentico canone alternativo rispetto alle mode e ai toni dell’oggi. Un’enciclopedia del sapere indispensabile per chi vuole leggere e pensare controcorrente”.

MAÃ – Tornando all’inflazione di autori – ma anche di editori – qual è il vostro parere sul self-publishing?

C.T. – La figura dell’editore dovrebbe far sì che il pubblico possa fruire di contenuti “filtrati” dalla sua personale linea editoriale. Oggi questa funzione di discernimento dei contenuti sta ampliando le sue maglie, data la diffusione dei nuovi media e l’accessibilità all’auto-pubblicazione. Il self-publishing è un’opportunità per i tanti scrittori che vengono scartati dalle case editrici. Fare self-publishing però, sostituendosi al ruolo di un editore, implica una serie di responsabilità, come autore e verso il pubblico che si affida alla lettura di un libro. Essere pubblicati da una casa editrice vuol dire confrontarsi con uno sguardo “altro”: l’editore valuta il testo e, se sceglie di pubblicarlo, lo affida a un editor, a un curatore di bozze e a un grafico, che lo lavorano con competenza e dedizione. Nel nostro caso, ci consideriamo anche in questo senso degli artigiani della parola.

MAÃ – Se un autore non conosciuto vi sottopone un testo, lo prendete in considerazione? Quanto tempo richiede una risposta e, nel caso sia interessante, siete una casa editrice a pagamento? Quali tipi di contratto proponete? Come promuovete i vostri autori e come gestite la distribuzione?

C.T. – Se il libro non è adatto alla nostra linea editoriale, possiamo supportare lo scrittore con un progetto che noi chiamiamo “Libri per terzi”. Di solito si tratta di testi commissionati (e quindi finanziati) da privati o da imprenditori che vogliono raccontarsi attraverso libri o plaquette da donare in occasione di anniversari aziendali o eventi. In questo caso ci occupiamo dell’editing e della correzione di bozze, ma soprattutto della parte grafica. Offriamo un prodotto diverso dal classico libro stampato in digitale e su carte di scarsa qualità. Abbiamo un catalogo di proposte di layout grafico a seconda del budget del cliente. Assegniamo un codice ISBN, il marchio della casa editrice e supportiamo l’autore nelle presentazioni e in tutte le attività di distribuzione attraverso i nostri canali: portali online, librerie, e-commerce.

MAÃ – Un’ultima domanda su e-book e audiolibri. Fanno parte della vostra offerta? Non ritenete che gli audiolibri, esclusi i casi particolari come non vedenti o altro, possano nuocere alla lettura?

C.T. – Personalmente amo gli audiolibri, ma De Piante si caratterizza per l’oggetto-libro, un prodotto bello da collezionare e custodire. Abbiamo provato a far recitare alcuni dei nostri testi a degli attori, aggiungendo anche delle composizioni musicali, ma abbiamo capito che non era un modo di fruizione in linea con i gusti dei nostri clienti.

MAÃ – Sul sito vediamo una sezione dedicata al Brand Activism Culturale®. Parlaci di questo progetto.

C.T. – Il Brand Activism Culturale® è un movimento di attivismo, da me fondato nel 2022, che agisce attraverso la creazione e il supporto di iniziative per la diffusione della cultura all’interno delle aziende. L’obiettivo è quello di affiancare l’imprenditore e i suoi manager tramite canali innovativi e contemporanei, riavvicinando il marketing e la comunicazione a uno stile che possa definirsi Made in Italy. Non vogliamo che le nostre aziende imitino metodi di comunicazione che non ci appartengono.

MAÃ –Questo è bellissimo e vi fa onore. Metto quindi a disposizione la mia rivista MetaPrintArt, se potrà esservi utile nella comunicazione di questa attività nel nostro settore industriale della stampa e del packaging.  Ti ringrazio anche a nome di Wilma Coero Borga, direttrice della notra rubrica MetaÃlice, dedicata all’editoria. Concludiamo dando notizia dell’ultima opera pubbicata in questi giorni: “Sciacalli e arabi”  di Franz Kafka, per il centenario dalla scomparsa del grande autore.  kafka

Brand activism culturale

Il team di Brand Activism Culturale