Oggi siamo in compagnia di Helena Verlucca, fondatrice di Hever Edizioni di Ivrea (TO). Di recente abbiamo avuto il piacere di intervistare il papà, Cesare Verlucca (rif a intervista) che ci ha accennato alla sua partecipazione in Hever.
Helena, ci siamo incontrate grazie al papà durante uno dei tanti Salone del Libro a Torino. Ma non abbiamo mai approfondito la conoscenza. Il vostro stand è presente alla manifestazione torinese da anni, e prosegue la tradizione sulle orme del suo mentore, che le ha trasferito la passione per l’editoria e per il bel libro.
Ho iniziato a partecipare al Salone del Libro nello stand collettivo degli editori piemontesi, e ormai sono una dozzina d’anni che ho il mio stand personale. È sempre una bella vetrina, sia per me che per i miei autori.
Quando ha capito che le sarebbe piaciuto diventare un editore? Quando nasce Hever e perché?
La casa editrice di mio padre, Priuli & Verlucca editori, è nata nel garage di casa nostra. Io avevo dieci anni e sono cresciuta in mezzo al profumo dei libri, della colla, delle fotografie. Nel periodo di Natale aiutavo a fare i pacchi. Era l’epoca in cui le aziende facevano ancora i regali… Dopo la mia maturità classica, l’azienda si stava espandendo e aveva bisogno di nuovo personale. Ho scelto di andare subito a lavorare e ho girato l’Italia per andare a conoscere personalmente i distributori.
In contemporanea, assieme a tre amiche, ho fondato una casa editrice al femminile, Pheljna, edizioni d’arte e suggestione, la cui ragione sociale era l’acronimo dei nostri quattro nomi (P Patrizia, He Helena, Lj Ljdia, Na Nadia) e i cui prodotti sono stati più volte esposti tra i libri più belli del mondo alla Buchmesse di Francoforte.
Poi ho scelto di riprendere gli studi e mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere allo IULM di Milano.
Nel 1991 ho deciso infine di fondare a Ivrea la mia Casa editrice, Hever Edizioni, e la ragione sociale è ancora una volta l’acronimo del mio nome e cognome.
La vostra produzione si è sviluppata a livello locale attraverso testi che illustrano il territorio canavesano, ma oggi annovera diverse collane, alcune delle quali risentono, ed è positivo, dell’influenza ed esperienza di papà Cesare. Che cosa ci può dire in merito alla sua produzione?
L’esperienza di mio padre è stata di grandissimo aiuto. Abbiamo un bellissimo rapporto e ci confrontiamo in continuazione.
Attenta come lui ai problemi del territorio, ho iniziato con la collana Portfolio e i Quaderni del Territorio della Provincia di Torino che affrontano, prevalentemente con immagini di grande impatto, ricerche indirizzate ad argomenti specifici. Ho poi pubblicato una serie di volumi in ambito alpino in collaborazione con la Valle d’Aosta.
Ho édito altresì splendidi volumi a 360° nella collana Orbicolare, realizzati grazie a una tecnica fotografica che consente di riprodurre in un unico fotogramma tutto quello che si vede facendo un giro completo su se stessi.
La collana I percorsi della fede in Canavese è costituita da quattro volumi riccamente illustrati, che propongono percorsi tra chiese, cappelle, cattedrali e abbazie, santuari e Via Crucis, degne di essere conosciute e visitate.
Continua a riscuotere grande successo la collana Autoridomani, nata al Salone Internazionale del Libro di Torino del 2013, che ha avviato in campo editoriale un nuovo stile di “fare sistema”, lanciando sul mercato nuovi scrittori. Ad oggi sono usciti oltre quaranta titoli, e altri sono in cantiere. Quell’anno abbiamo anche lanciato il messaggio: “Cerchiamo autori da Cinema per un cinema d’autore, prendendo contatto con diverse case cinematografiche, tra cui l’Angelika film production. Mirca Viola era venuta a pubblicizzarla con noi al Salone del Libro.
Pubblico dalla fondazione La Diana, un periodico di etnografia canavesana, che costituisce il leit motiv dello storico Carnevale di Ivrea, e nel 2023 ha visto la luce il numero 31.
Ogni casa editrice che voglia rimanere salda sul mercato deve rinnovarsi, ampliare gli orizzonti ed evolversi. Che cosa è cambiato rispetto al passato nel vostro modo di fare editoria e di scegliere i testi e gli scrittori?
È cambiato tanto. Nei primi anni commissionavamo noi agli autori e ai fotografi quello che ci serviva per realizzare i volumi, prevalentemente illustrati, che venivano tirati in almeno 3/3.500 copie. Poi, siamo passati principalmente a volumi in bianco e nero, stampati in digitale (con una tiratura iniziale di 500 copie) in diversi filoni. E così nella collana Autoridomani abbiamo creato le sezioni di Narrativa, Saggistica e Autobiografie.
Oggi, sono gli scrittori stessi che si propongono.
Sono nate anche nuove collane: Cultura in cucina, Monografie, Emozione che ha acquisito personaggi di livello mondiale, cercandone nuovi a futura memoria. Due fra i tanti: Mauro Salizzoni, il re dei trapianti di fegato, e Alessia Refolo, campionessa mondiale paraolimpica di arrampicata sportiva, europea di sci nautico, italiana di atletica, nonostante sia non vedente.
Si è sviluppato negli ultimi anni un settore per i bambini: Storie di Incanti e Magie e una nuova collana che si occupa di Ciclismo, e in meno di due anni sono usciti otto volumi.
Gli autori ci ha detto che si propongono e questo succede in ogni C.E., grande o piccola che sia. Da chi e con quale criterio vengono valutati idonei per la pubblicazione e con quali tempi di attesa?
Riceviamo ogni giorno una quantità di mail di persone che vorrebbero veder pubblicati i propri libri. La maggior parte delle volte rispondiamo negativamente, anche se in modo gentile, ma abbiamo già trovato qualche valido autore. Il primo lettore della casa editrice è mio padre, Cesare Verlucca, e io mi fido incondizionatamente del suo giudizio. I tempi di attesa sono variabili, a seconda del periodo dell’anno. I testi vengono valutati in base alla scorrevolezza della scrittura, alla struttura, all’ambientazione, alla costruzione dei personaggi, allo stile, allo sviluppo narrativo, al filo logico, al fatto che rientrino o meno in una delle nostre collane.
Gli autori arrivano anche per passaparola: grazie a un autore che si è trovato bene, ne arrivano altri. Tendiamo a pubblicare con autori piemontesi, perché è più facile incontrarsi e organizzare poi delle presentazioni. Per noi è una grande soddisfazione che dopo il primo volume, molti autori facciano poi il secondo, il terzo e così via.
Il papà rimane quindi una colonna portante della sua attività, anche se lavora con discrezione dietro le quinte. Scegliete anche oggi l’autore professionista per alcuni libri delle vostre collane?
Questo ci capitava nel passato. Ora di solito sono gli autori che arrivano a noi. All’occorrenza abbiamo anche un ghost writer, per chi volesse raccontare una storia senza esserne capace.
Quali figure professionali sono presenti all’interno della C.E.?
La Hever è una ditta individuale e si avvale di collaboratori esterni, quali due grafici, un addetto stampa e un magazziniere al bisogno. La parte di editing viene seguita da me ed è un lavoro che mi appassiona tantissimo. Non ho mai voluto ingrandirmi, tenendo l’ufficio attaccato a casa, perché ho scelto di occuparmi personalmente dei miei gemelli, nati nel 1994.
Com’è strutturata Hever a livello di grafica e stampa?
Il settore grafico è seguito da due professionisti esterni e per la stampa ci avvaliamo di diverse tipografie, in base alle nostre esigenze: stampa digitale o offset, colore o b/n, tiratura più o meno elevata.
Quanto conta per Helena Verlucca e la Hever un buon editing?
L’editing, per la Hever, è assolutamente fondamentale. A differenza della correzione delle bozze, non si limita a correggere errori e refusi. È una lavorazione editoriale che interviene in profondità, migliorando sia lo stile sia il contenuto del libro.
L’editing si assicura che i personaggi di un romanzo si comportino in modo coerente, che i dialoghi non risultino artefatti, che non ci siano parti poco chiare, troppo lunghe o incomplete, che il ritmo della narrazione sia sempre adeguato, che non ci siano ripetizioni. Non si limita a constatare che qualcosa non vada, ma interviene per perfezionare il libro nel migliore dei modi. Per quanto mi riguarda, sono anche maniacale nella punteggiatura e nell’uso dei tempi verbali.
L’editing deve controllare che lo stile sia adeguato al genere, alla storia e all’argomento trattati.
Nel caso dei saggi, bisogna assicurarsi che le sezioni di un saggio siano complete, ordinate in modo logico e comprensibili per il lettore, nonché supportate da fonti autorevoli.
Instauro sempre un rapporto personale con gli autori, che tiene conto delle finalità e degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Gli autori come reagiscono ai cambiamenti, anche minimi, e alle correzioni dell’editor?
I nostri autori sono sempre stati molto soddisfatti e riconoscenti per il lungo lavoro svolto in casa editrice, e per me è una grande soddisfazione. Non parlo solo di esordienti, ma anche di autori affermati che hanno pubblicato con grandi case editrici.
A trarre beneficio da un buon editing non è infatti soltanto il testo, ma anche l’autore che può migliorare come scrittore, rimettersi in discussione, acquisire consapevolezza, ampliare le proprie competenze.
Secondo la sua professionalità ed esperienza, l’intelligenza artificiale potrà in futuro sostituire un buon editor e un bravo correttore di bozze?
Assolutamente no, soprattutto per quanto riguarda la parte di editing. Un bravo editor entra in sintonia con l’autore, cerca di far emergere emozioni che magari non traspaiono. Entra in profondità, cosa che l’IA non è assolutamente in grado di fare. Diverso è il discorso per la correzione di refusi, anche se si corre il rischio che una parola scritta erroneamente venga corretta con una scritta correttamente, ma non coerente con l’argomento.
Quale tipo di contratto propone Hever ai propri autori? Si tratta di editoria non a pagamento o mista?
Nei primi anni, quando realizzavamo i magnifici libri fotografici, stabilivamo un compenso una tantum che veniva riconosciuto all’autore e al fotografo. Poi, all’inizio del 2011 l’improvvisa chiusura delle borse pubbliche, che avevano consentito fino ad allora di proteggere e diffondere la cultura, distribuendo i volumi anche alle biblioteche del territorio e utilizzandoli come regali, ha mandato il mondo degli editori a carte quarantotto. Abbiamo quindi deciso di cambiare tipo di editoria, pubblicando romanzi, saggi, biografie e autobiografie in tirature ridotte. Si è passati da 3.500 copie a 500 quando andava bene.
Non facciamo però editoria a pagamento, in quanto non accettiamo di pubblicare tutto quello che arriva in casa editrice: e le richieste sono tante. Pubblichiamo ciò che rientra nelle nostre collane e ci mettiamo tutta la passione e la cura necessarie.
Sono aumentati i costi, il lavoro di editing, le presentazioni, la gestione del magazzino e così abbiamo lanciato l’idea di creare una sorta di joint venture tra la Hever e gli autori che, dopo aver passato un severo giudizio critico, acquistano 100/200 volumi per diffonderli durante le presentazioni, con la possibilità di comprarne altri con lo sconto del 40%. La formula funziona e gli autori sono in aumento.
Ma una domanda sorge spontanea. Chiedere di acquistare 100/200 copie non è un obbligo o un tipo di pagamento che i nuovi autori (intendo dire gli esordienti) non possono permettersi, perché non sanno quanto e se venderanno? Non sarebbe meglio lasciarli liberi di decidere quante copie acquistare?
Giro volentieri la domanda a lei. Se l’autore non ha fiducia nel suo lavoro, al punto da non essere in grado di collocare nemmeno un centinaio di copie, non ci sarebbe alcuna ragione che l’editore stampasse l’opera e poi se la tenesse in magazzino. Il libro, da solo, non ha alcuna prospettiva di essere collocato sul mercato, ed è determinante che l’autore si impegni a promuoverne la vendita. La joint venture tra autore ed editore è una formula che abbiamo messo in atto dal 2013 e sta continuando a dare ottimi risultati che, nella più parte dei casi, fa sì che gli autori arrivino ad acquistare molte centinaia di volumi, perché con le loro presentazioni pervengono a risultati decisamente vantaggiosi. Cancellarne le prospettive ci parrebbe decisamente inopportuno.
Quali servizi offrite all’autore che intendete pubblicare?
Prima la valutazione del volume, poi l’editing che, ribadisco, è fondamentale. Poi li accompagniamo durante le presentazioni: siamo già andati fino a Napoli, a Roma e prossimamente a Firenze, anche se la maggior parte avviene nell’ambito del Piemonte. Garantiamo l’esposizione dei libri al Salone del Libro di Torino, a Portici di Carta e a tutte le fiere cui la Hever partecipa, sia individualmente sia con il gruppo degli editori piemontesi. Qualora lo desiderino, realizziamo anche l’ebook.
Quale parte del prezzo di copertina va all’autore?
Dipende dal tipo di contratto. All’inizio stabilivamo un compenso una tantum che veniva riconosciuto all’Autore. Oggi riconosciamo delle royalties sul prezzo di copertina, che variano dal 5 all’8 fino al 10%.
Dopo la pubblicazione come vengono distribuiti i vostri libri?
Abbiamo una rete di distribuzione che opera in tutta Italia alla quale, con l’uscita di ogni volume, inviamo le copie da immettere sul mercato.
E l’autore, come viene seguíto nel post pubblicazione, quali sono i canali utilizzati per far conoscere la CE e gli autori?
Noi seguiamo da vicino i nostri autori, andando a fare le presentazioni insieme a loro. Le presentazioni sono il modo migliore per far conoscere all’inizio un prodotto. I volumi vengono esposti al Salone Internazionale del Libro di Torino ed esposti a tutte le fiere cui partecipiamo. Produciamo ogni anno un catalogo cartaceo che viene mandato ai distributori. Realizziamo delle schede editoriali che vengono inviate alla nostra mailing list di librerie (e non solo).
Siete un marchio riconoscibile. Dovrebbe essere l’obiettivo di ogni editore, e Priuli & Verlucca è stato senza dubbio, un esempio da seguire e da cui attingere, grazie a papà Cesare. Crede che Hever debba ancora imparare qualcosa in merito alla riconoscibilità sul mercato, sempre più inflazionato e ingolfato di libri e di editori di ogni tipo?
Nella vita si impara sempre. Io ho puntato sulla qualità del prodotto: libri sempre realizzati in brossura filo refe, copertina con alette, carta di un certo tipo e particolare cura nella stampa. Tutte le nostre collane hanno caratteristiche ben precise e penso che siano riconoscibili.
Il self publishing sta rovinando l’editoria o è un’alternativa valida a quella classica?
Secondo me rovina un po’ l’editoria, in quanto chi si autopubblica generalmente, per pagare poco, non ha neanche sottoposto la propria opera al necessario lavoro di editing, di cui abbiamo parlato prima. È molto facile che la qualità si abbassi.
Una nota dolente dal 2022 è rappresentata dalla riorganizzazione di Metalice e del servizio Informazioni Editoriali che gestisce a pagamento l’inserimento di dati chiave del catalogo degli editori, come la copertina e la sinossi. Quanto incide, se incide, l’abbonamento a Metalice; è causa di un aumento del prezzo di copertina?
Nel mio caso non incide. Io pubblico 10/15 titoli all’anno e ho una tariffa agevolata.
Che cosa si sente di consigliare agli autori che desiderano vedere pubblicata la propria opera?
Di base io consiglio a chi vuole scrivere di leggere soprattutto molto. La vera formazione proviene dalla lettura, che aiuta ad allargare il proprio vocabolario, a imparare a esprimere sentimenti ed emozioni. Indispensabile è la fase di revisione, come importante è far leggere il libro ad altre persone per ottenere un feed back, i famosi beta reader, che sono lettori forti in grado di evidenziare passaggi noiosi, ripetizioni e sottolineare ciò che li ha emozionati. Consiglio anche di evitare le frasi fatte e porre attenzione alle ripetizioni: la lingua italiana è ricca di sinonimi che è giusto utilizzare.
E agli editori piccoli e indipendenti, dopo tanti anni di professione, che cosa consiglierebbe di valutare prima di prendere la decisione di entrare a far parte di questo mondo?
I tempi, purtroppo, sono cambiati. Mi ricordo che alcuni anni fa un funzionario regionale del settore Biblioteche mi disse: «Helena, tutto il tuo entusiasmo e la tua passione non saranno mai ripagati!». È vero: si lavora tanto e non si guadagna in proporzione. Questo è un lavoro che si può fare solo se animati da grande passione.
E parlando di lettori, i giovani, secondo lei, quali testi prediligono e cosa si potrebbe fare per avvicinarli di più ai libri?
Ho recentemente partecipato a un convegno per parlare di editoria ai ragazzi che frequentano gli ultimi due anni di liceo.
Molti di loro hanno asserito che leggevano saggi e romanzi storici. Nella fascia adolescenziale vanno sicuramente per la maggiore i libri fantasy o di avventura e i romanzi di fantascienza. Anche fumetti e manga hanno un loro mercato. I giovani andrebbero avvicinati alla lettura fin da piccoli, dalle elementari, e portati a frequentare le biblioteche.
Che cosa pensa degli ebook, rispetto al cartaceo o all’audiolibro?
Ho realizzato anche degli ebook in questi ultimi anni. Non si adattavano ai libri fotografici che pubblicavo all’inizio. Penso in ogni caso che gli ebook vadano bene per i lettori forti, ma non soppianteranno mai il cartaceo. Molte persone apprezzano ancora il piacere di maneggiare e possedere un bel libro.
L’audiolibro, a mio parere, ha ancora un mercato limitato. Diverso è il discorso dei podcast, che invece si stanno diffondendo.
Qual è, a suo giudizio, il futuro dell’editoria? In quale direzione sta andando?
Il ruolo dell’editore resta centrale, e non penso si modificherà più di tanto. Dobbiamo solo restare aggiornati con i tempi. L’uso dei social è diventato fondamentale per trasmettere notizie, comunicare le novità, invitare alle presentazioni. Ho aggiornato recentemente il mio sito, creando un blog attraverso il quale vogliamo creare uno spazio in cui poter interagire con i nostri lettori, condividere idee e opinioni, approfondire alcuni argomenti, scoprire nuovi talenti e promuovere la lettura. Siamo anche molto interessati a creare relazioni con altri blogger, editori e scrittori, in modo da creare una comunità attiva e collaborativa.
Ha programmi nuovi per il futuro?
Continuo con le mie collane e mi auguro che un uno dei romanzi da me pubblicati possa essere adeguato a un adattamento per il cinema o per la serialità televisiva.
Grazie Helena, le auguriamo buon lavoro e che il suo desiderio cinematografico o televisivo si realizzi.
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