Proseguono gli editoriali dedicati alle parole di moda:
dopo Intelligenza Artificiale e Cambiamento, dedichiamo questo alla Transizione.

Se il cambiamento è subdolo la Transizione non lo è di meno, e come in tutte le cose di cui tutti parlano, anche senza conoscenza, può diventare un discorso vuoto.

Come il cambiamento anche la transizione è sempre in atto, e ci mancherebbe che non lo fosse. Forse quella attuale è un po’ diversa e, a parer mio, pericolosa. Perché, per quanto se ne parli e si voglia spiegare come affrontarla, sta andando solo in una direzione: quella sbagliata.

Una transizione verso il banale, verso il triviale, verso un declino generale. La Cultura infastidisce; la tolleranza e la comprensione per il diverso è messa al bando. Il linguaggio si impoverisce. Ormai vigono – purtroppo anche in Parlamento – i discorsi da bar. Si dice che sia colpa dei social. In parte sì, ma solo in parte. I social hanno solo alzato il tappeto che nascondeva la polvere.

Diceva Pierpaolo Pasolini: “L’educazione delle masse è stata assunta dalla televisione. E la televisione è nelle mani dei privati, cioè del Potere. Dunque agisce nel loro interesse e contro l’interesse degli spettatori, cioè delle masse. Solo che il suo funzionamento è assai più pervasivo, più potente, più subdolo: l’educazione si realizza manipolando. E la manipolazione avviene in forme accattivanti, divertenti, solleticanti, tendenti al massimo ascolto.
E, in piú, la paghiamo.

Altrettanto pericolosa, se non peggio, la transizione applicata alla scuola – come mi fa notare la collega Wilma – dove si cercano di trasferire tutti gli errori e la superficialità del ‘linguaggio da social’ dimostrando incompetenza, mancanza di lungimiranza o, forse, proprio quella, per far sì che la scuola non insegni piú a ragionare e – con i professori a rischio della propria incolumità – sempre più in difficoltà.
Molte famiglie anziché vigilare soffiano sul fuoco, preferendo – influenzate dalla becera pubblicità televisiva – ‘dare’ anziché ‘formare’, per colmare il vuoto educativo e l’assenza.

E se si disimpara a pensare, a parlare e a scrivere, per via della semplificazione del linguaggio che ci vuole soggiogati da chi ha il potere e ci distrae con falsi problemi, non ci può essere una transizione positiva, ma sostituzione delle prerogative dell’essere umano che delega pur di fare sempre meno.

Buona Pasqua da MetaPrintArt!