Questa settimana il blog del nostro esperto Vittorio E. Malvezzi ci parla di produttività, prendendo spunto dalle novità (?) che vengono dai nostri governanti. E ne fa un commento che tutti dovremmo leggere e meditare. Ma questo, aggiunto a una giornata passata nell’ufficio di un noto scienziato del colore e della stampa, mi dà lo spunto per rincarare la dose.

Grazie ai calcolatori e a semplici fogli elettronici, ogni imprenditore potrebbe in modo facile ed economico calcolarla e magari rendere partecipi i propri collaboratori dei vantaggi che derivano da una maggiore produttività” dice tra l’altro Vittorio.
Di una semplicità lapalissiana. Eppure molti, troppi, non lo hanno ancora capito. E magari hanno pure studiato alla Bocconi (ogni riferimento è puramente casuale).
Abbiamo scoperto, parlando di colore e di una rivoluzione di cui parlaremo nei prossimi giorni, che molti imprenditori del mondo della stampa (e ci limitiamo solo a quelli per ragioni di competenza) non sanno fare i conti. E non sanno, ciò che è grave, se con il loro lavoro guadagnano o perdono (spesso se ne accorgono quando portano i libri in tribunale).
Perché molti imprenditori non sanno se la loro azienda è in profitto o in perdita? Perché confondono il ‘far girare le macchine’ con renderle produttive?
Ma che novità, dirà qualcuno. È vero, non ci sarebbe niente di nuovo e dovrebbe essere scontato che in realtà ogni imprenditore sappia a perfezione cosa succede nelle propria azienda.
E invece non è così. Vogliamo fare un esempio preso da un fatto reale. Facendo una analisi dei costi in una importante azienda con rotative si è constatato che un prodotto venduto a 1,50 € costa all’azienda 7,50 €. Impossibile, ma – purtroppo – vero.
Si vide nell’analisi che si sprecava inchiostro perché faceva velatura per cui il macchinista aumentava la bagnatura, con un circolo vizioso senza fine. Inoltre la troppa bagnatura (senza neppure sapere che esiste un nuovo produttivo chiarificatore che fa risparmiare) causava enormi perdite di tempo in lavaggi. In più, la carta troppo bagnata spesso di rompeva con continui fermi macchina.
Risultato: si suggerì di rivedere il sistema di regolazione dell’inchiostrazione a partire dal file di prestampa (non entriamo qui nei dettagli su cui torneremo a breve con un articolo specifico).
Ma occorreva una spesa iniziale, non elevata, ma significativa, approvata dall’ufficio tecnico. Bene: dall’ufficio acquisti viene il veto a questa spesa ‘inutile’ e l’amministratore delegato dava ragione agli acquisti. Il risultato finale è quello citato prima.
Miopie di questo genere sono all’ordine del giorno e non solo in stampa.
E poi ci lamentiamo perché chi ci governa non riesce a trovare soluzioni per la ripresa che a molti di noi sembrano semplici.