Ai tempi del Covid-19 la tecnologia è diventata un’alleata preziosa per la maggior parte degli italiani, ma gli ostacoli per una crescita ulteriore sono ancora numerosi. Qual è la strategia da seguire? Lo vediamo da questa ricerca presentata da Deloitte.

Le notizie cattive purtroppo sono sempre all’ordine del giorno. La notizia buona è che nel corso del 2020 c’è stata una spinta rilevante verso la digitalizzazione. Oltre l’85% delle aziende italiane ha accelerato sulla trasformazione digitale rispetto al 75% della media europea.

Ma, come emerge dai dati dello studio che Deloitte ha presentato in occasione dell’Innovation Summit 2020, è già tempo di una nuova prospettiva. La ricerca di Deloitte è stata realizzata attraverso interviste a un campione di oltre 6000 cittadini italiani ed europei, compresi manager di circa 20 imprese operanti in diversi settori industriali.

Secondo le tendenze emerse, l’innovazione che abbiamo conosciuto finora – esponenziale, centrata sulla performance tecnologica più che sulla capacità di essere utile per le persone – è utile ma migliorabile. L’innovazione del futuro deve essere guidata da un approccio antropocentrico: l’uomo deve essere al centro dei processi di innovazione.

Italiani aperti all’innovazione

La crisi legata al Covid sta avendo un forte impatto non solo a livello economico, ma anche sulla società. Molti italiani stanno cambiando i propri comportamenti e sperimentando soluzioni digitali nuove. In questa situazione di allerta e emergenza, l’innovazione è stata e continua a essere percepita come un supporto per la quotidianità.

Qual è il trend ? Il 59% degli over 65 ha capito, proprio in seguito all’emergenza sanitaria, che le innovazioni digitali non sono difficili da utilizzare. L’87% degli italiani è a proprio agio nell’utilizzare le tecnologie digitali (un dato superiore a Regno Unito e Francia dove la percentuale è del 77%). Se da una parte l’innovazione ha aiutato a gestire una situazione di crisi inaspettata, abilitando anche dei cambiamenti strutturali, dall’altra sono emersi alcuni limiti dell’innovazione stessa che impongono alcune riflessioni.
L’innovazione è ostacolata nel suo funzionamento da alcune lacune infrastrutturali. Durante il lockdown i fattori maggiormente carenti sono stati : insufficiente accesso alla connettività veloce (secondo il 50% degli intervistati); scarsa accessibilità digitale dei servizi scolastici (49%). Al terzo posto (46%) viene la condivisione di dati tra le strutture sanitarie.

L’innovazione non può rappresentare una “panacea” per tutte le necessità e lo sviluppo esponenziale delle tecnologie non è in grado di risolvere qualsiasi problema. L’utilizzo dei Big Data non ci ha permesso di contenere i contagi a livello globale o su base nazionale, né di formulare previsioni attendibili per limitare il diffondersi della pandemia. Il 44% degli italiani ritiene che i sistemi di monitoraggio della popolazione messi in atto per contenere il contagio debbano essere migliorati.

Salute e Mobilità

La crisi in corso ha fatto emergere diversi ambiti sui quali è necessario intervenire rapidamente per far fronte all’emergenza sanitaria nel nostro Paese. Tra tutti, Salute & Benessere e Mobilità sono quelli che necessitano maggiormente di essere ripensati in ottica antropocentrica.

Per quanto riguarda Salute & benessere è importante sviluppare un’offerta mirata, che aumenti la qualità, anche percepita, dei servizi erogati verso i clienti, e preparare dei piani per gestire al meglio eventuali ulteriori emergenze. Allo stato attuale, il 38% degli italiani ritiene che i tempi di attesa relativi ai servizi sanitari siano troppo lunghi, mentre il 43% vorrebbe che la ricerca e l’innovazione nei prossimi 5 anni si concentrassero sullo sviluppo di un’assistenza più veloce ed efficace.

Le iniziative di innovazione dovrebbero mirare a introdurre tecnologie avanzate per la diagnosi e la cura delle malattie, oltre che ad aumentare il livello di accesso alle cure, anche in via digitale. Infatti, anche se più della metà degli italiani preferisce la visita in presenza alla telemedicina, il 65% si dice disposto a utilizzare app di diagnosi e monitoraggio della salute. Il 60% dei consumatori inoltre sarebbe propenso a utilizzare innovazioni relative a farmaci.
Secondo lo studio citato, 9 italiani su 10 riconoscono l’importanza dell’innovazione e della ricerca nell’ambito salute e benessere, sia per continuare a gestire in maniera più efficiente le necessità sanitarie di sempre, sia per rispondere a nuovi bisogni e nuove sfide (es. telemedicina, accettazione telematica e monitoraggio da remoto). Tuttavia, solo il 6% ritiene che il livello di innovazione e ricerca in ambito salute e benessere dell’Italia sia ottimo (rispetto al 16% a livello europeo).

La mobilità infine è uno dei settori maggiormente toccati dalla situazione di emergenza. Crolla l’utilizzo dei mezzi pubblici e si usano di più le auto già in possesso (+39%) o mezzi alternativi come la bicicletta (+19%).

Il 20% degli utenti ha completamente abbandonato l’uso dei trasporti pubblici, il 20% li usa meno rispetto a prima dell’emergenza. Un cambio di abitudini che coinvolge complessivamente il 40% degli italiani. Inoltre, più del 60% vede come priorità assolute il distanziamento sociale e il monitoraggio degli ingressi sui mezzi pubblici.

Andrea Poggi, Innovation Leader Deloitte North South Europe ha riassunto così le strategie proposte: «Se sapremo, nella nuova normalità tracciata indelebilmente dal covid, includere il fattore umano in ciascuno di questi elementi nella “formula della innovazione”, allora il valore generato sarà non solo quello che ci serve per svilupparsi nel contesto post covid, ma sarà anche sostenibile e rispettoso dei bisogni dell’uomo. Quindi dobbiamo valorizzare il capitale umano, incentivare la creatività e imprenditorialità, supportare il trasferimento tecnologico tra centri di ricerca e imprese dell’ecosistema. Tutte cose che non mancano al nostro Paese e all’Europa stessa

Le barriere

Eppure ci sono ancore dalle barriere da superare.
Per un futuro che si preannuncia caratterizzato da marcata incertezza, il 23% dei manager italiani è preoccupato per la sopravvivenza della propria azienda da qui al 2022, con un ottimismo peraltro più spiccato rispetto alla media europea di 28,5%. Solo la Francia (22,3%) guarda al futuro con più positività, mentre sono le aziende spagnole (43%) quelle con una visione più pessimistica.
In questo scenario, il 41% del panel crede che la propria impresa possa sopravvivere, ma si perderanno diversi posti di lavoro e ci vorranno anni per tornare alla redditività.

La pandemia può aver catalizzato la trasformazione digitale in tutto il mondo, ma dare continuità a questo processo rappresenta tuttora una grossa sfida: il 94% delle aziende a livello globale si trova ad affrontare barriere che rallentano o in alcuni casi frenano la trasformazione.

Secondo il report, questi sono i 3 principali ostacoli al successo della trasformazione digitale in Italia:
Timori circa la privacy dei dati e la cybersecurity.
Mancanza di risorse finanziarie.
Impossibilità di ricavare informazioni dai dati in possesso.

Citiamo infine il commento di Filippo Ligresti, Vice President e General Manager di Dell Technologies Italia: «I numeri del nostro DTI (Digital Transformation Index) descrivono un Paese con un tessuto imprenditoriale che rimane vivace e che interpreta l’attuale difficoltà globale cercando di volgerla in positivo, di trovare delle opportunità per trasformarsi e rimanere competitivi nel medio-lungo periodo. Riconoscere la centralità del digitale nel processo di ripresa, accelerando ulteriormente la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la dematerializzazione dei processi, e rilasciare immediatamente agevolazioni fiscali e finanziamenti per gli investimenti in tecnologia, formazione e progetti di trasformazione digitale, sono oggi linee-guida essenziali, che devono rappresentare la stella polare per la totalità dei progetti che verranno implementanti nei prossimi mesi.»