Dobbiamo abituarci a continue crisi e le filiere globali sono fragili. Le imprese hanno il compito di progettare filiere più resilienti, mentre i governi possono aiutarle con politiche di sostegno. L’Italia non solo non lo sta facendo, ma sembra ignorare il problema. Ne parla Pietro Paganini su Competere nel suo articolo “Progettare filiere resilienti e sostenibili”. Ne diamo qui un sunto con commento.

Sappiamo bene quanto la carenza di materie prime, della loro distribuzione e consegna, oltre ai crescenti costi energetici, stiano mettendo in difficoltà le aziende produttrici. Non ne è esente il settore della stampa e del packaging, con le difficoltà di ricevere carta e cartone, per non parlare dell’aumento dei costi anche con applicazione retroattiva, da cui l’impresa che ottiene una commessa sulla base di un preventivo fatto un mese prima, si trova nelle condizioni di lavorare in perdita.

La situazione

Delle fragilità delle filiere produttive, si è discusso al summit annuale della Global Trade & Innovation Policies Alliance di Washington.
Il drammatico ritardo nella lavorazione e consegna di materie prime e componentistica avvia un circolo vizioso, per cui ne soffre l’intera economia globale, tutto il tessuto sociale di lavoratori, famiglie, consumatori.

« È sufficiente che un solo tassello della filiera globale si blocchi perché l’intero sistema entri in crisi – spiega Pietro Paganini –. In Italia siamo poco preoccupati di questo fenomeno, e lasciamo che siano altri ad affrontarlo. Sbagliamo.»

Paganini sostiene che il problema non si risolve smontando le filiere per riportarle a casa, cioè preferendo la localizzazione alla globalizzazione. Questa politica del re-shoring è la risposta sbagliata a un problema evidente, che in molti hanno ignorato a lungo. La reazione è comprensibile, ma non si rivelerà efficace. Anzi, come afferma Paganini, «potrebbe avere conseguenze negative per l’intero globo, come la diffusione di crisi sociali su scala mondiale, e un conseguente impatto negativo sulla sostenibilità e il riscaldamento del pianeta

La soluzione

Innanzi tutto occorre rendersi conto che la pandemia non è l’unica causa di questi problemi. Altri emergeranno in futuro ai quali dobbiamo abituarci e prepararci.
Dove e come si può trovare una soluzione alla crisi delle filiere ?

Secondo Pietro Paganini questa va cercata nelle dinamiche della globalizzazione dei processi produttivi.
«Costruire filiere intercambiabili e quindi diversificabili. Dobbiamo cioè, poter sostituire la parte non funzionante con altre. Serve quindi più globalizzazione e più capacità di esplorare nuovi mercati. Il ruolo del Governo e della diplomazia è in questo fondamentale

Quindi le filiere del futuro dovranno essere trasparenti e tracciabili, generando responsabilità, promuovere la sostenibilità, favorire l’intercambiabilità.

«Le filiere devono essere intelligenti – afferma Paganini –. L’utilizzo della tecnologia non serve solo a ridurre le filiere, ma può aiutare a monitorare tutti i passaggi, prevenendo eventuali fallimenti.»

Il rischio è che le filiere restino intoppate da pratiche manageriali e organizzative più resilienti. È una sfida difficile per le imprese, che i governi dovrebbero aiutare accompagnandole le aiutandole.

Queste alcune idee proposte:

azioni geopolitiche intelligenti;
investimenti appropriati nella sostenibilità e nelle infrastrutture;
la diffusione di una cultura manageriale globale.
«Per ora – conclude Pietro Paganini – i nostri governi e l’apparato burocratico non hanno fatto nulla di tutto questo, lasciando le nostre medie e piccole imprese nelle mani del destino