Lavoro, inflazione e industria grafica sotto pressione, settore manifatturiero in contrazione, vendite al dettaglio e inflazione tra crescita e stagnazione.
Il panorama economico globale continua a essere caratterizzato da forti incertezze e cambiamenti strutturali. Negli Stati Uniti, l’integrazione dell’intelligenza artificiale generativa nei processi aziendali sta già mostrando i primi effetti sul mercato del lavoro. Secondo le stime, la metà dei posti di lavoro sarà soggetta a trasformazioni significative, con il 9% delle mansioni già in fase di modifica. A questo si aggiunge l’inflazione, che sembra destinata a ripercorrere le dinamiche degli anni ’70, con un possibile picco nei prossimi mesi e una recessione attesa nella prima metà del 2025 (fonte: Mike DiBiase).
Europa: ore lavorative e manifatturiero in contrazione
Sul fronte europeo, i dati sulle ore lavorative annuali mostrano una forte disparità tra i diversi paesi: la Germania si posiziona all’ultimo posto con 1.343 ore annue lavorate per occupato, mentre l’Italia, con 1.734 ore, si colloca a metà classifica. Al vertice europeo troviamo la Grecia, mentre a livello mondiale dominano paesi dell’America Latina come Messico, Costa Rica e Cile.
In Italia, il settore manifatturiero continua a mostrare segnali di debolezza, con una domanda in costante contrazione. La situazione si riflette anche nel commercio al dettaglio dei prodotti non alimentari, con l’industria grafica che si colloca all’ottavo posto registrando un calo dello 0,1% rispetto al mese precedente. Il settore della profumeria e della cura della persona guida la classifica con un incremento, mentre i prodotti farmaceutici registrano il peggior risultato (-1,8%).
Vendite al dettaglio e inflazione: tra crescita e stagnazione
Secondo Vittorio E. Malvezzi, curatore dell’incontro “Carte Cartoni” alla CCIA di fine gennaio, il quadro delle vendite al dettaglio mostra un andamento contrastante. Nel complesso del 2024, il valore delle vendite al dettaglio è aumentato dello 0,7% rispetto all’anno precedente, ma i volumi sono scesi dello 0,4%, con le vendite di beni alimentari che determinano la dinamica complessiva. Mentre nei primi due trimestri dell’anno il valore delle vendite è rimasto stabile, negli ultimi due si è registrata una crescita, con una contrazione dei volumi nell’ultimo trimestre.
La distribuzione commerciale ha mostrato performance differenziate: la grande distribuzione organizzata (GDO) e il commercio elettronico hanno registrato un aumento in valore, mentre gli altri canali di vendita sono in calo. Nel paniere dell’inflazione, i settori alimentari e dei trasporti guidano l’aumento dei prezzi, mentre comunicazione e istruzione restano in coda, una tendenza preoccupante per il settore dell’editoria e della formazione.
I prezzi al consumo, dopo un periodo di relativa stabilità, tornano a crescere: secondo le stime preliminari, l’inflazione a gennaio è salita all’1,5%, rispetto all’1,3% di dicembre. Questo aumento è dovuto in gran parte alla fine delle pressioni deflazionistiche nel settore energetico (-0,7% rispetto al -2,8% di dicembre) e alla crescita dei prezzi della componente regolamentata (+27,8% rispetto al +12,7%). L’inflazione di fondo rimane stabile al +1,8%.
Industria grafica e pubblicità
Un dato allarmante arriva dal settore pubblicitario sulla stampa. L’Osservatorio Stampa FCP segnala che nel periodo gennaio-dicembre 2024 la raccolta pubblicitaria è diminuita del 7,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un calo che riflette le difficoltà del settore e la crescente concorrenza dei media digitali.
Infine, l’analisi di Mazziero Research evidenzia un calo marcato dell’indice della produzione, segno che la fase di contrazione economica non può più essere ignorata. La stagnazione del manifatturiero e la debolezza della domanda pongono serie sfide per il futuro dell’industria italiana.
Prezzo del gas
Il documento pone l’accento sul prezzo del gas naturale importato che ha un impatto diretto sia sui prezzi del gas che dell’elettricità nell’UE. Poli ne sottolinea l’importanza soprattutto nella parte in cui si evidenzia che per ridurre la volatilità dei prezzi del gas e la speculazione, i mercati devono funzionare correttamente.
Il prezzo del gas è in costante crescita da un anno in conseguenza di mercati speculativi. A gennaio 2025 il prezzo medio PSV è stato pari a 49,85 €/MWh, registrando un ulteriore aumento. Rispetto al gennaio 2024 il prezzo del gas è cresciuto quasi del 60%. Rilevazioni di febbraio 2025 in ulteriore aumento, con punte anche superiori a 60 euro/MWh.
«Per questo va superata la rendita legata allo spread PSV/TTF e definito un meccanismo di gas release per i consumatori maggiormente esposti agli effetti del caro gas, garantendo che la combinazione delle due misure proposte, il superamento della rendita infra marginale e la gas release, introducano un intervento deciso a protezione dell’industria nazionale senza pesare sulle bollette degli italiani» conclude Poli.
Secondo Assocarta è essenziale anche quanto la Commissione proporrà in materia di bioeconomia e cioè una strategia per migliorare l’efficienza delle risorse e sfruttare il significativo potenziale di crescita dei materiali biologici per sostituire i materiali di origine fossile. Ciò anche per contribuire a ridurre la dipendenza dai materiali fossili importati. Il Clean Industrial Deal non trascura l’Economia Circolare che sarà anch’essa una priorità.



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