La stampa digitale come strumento per dare vita a nuove opportunità di business.
In una sala piena, indice di voglia di capire, si è tenuto al Viscom questo seminario per dare indicazioni a studi grafici, stampatori digitali e decoratori, su come muoversi in un mercato difficile.
Nella sua introduzione Edoardo Elmi (Guandong) esperto in materiali per la comunicazione visiva, ha presentato i due relatori tecnici che rappresentavano due grandi multinazionali, hp e 3M, e ha informato sull’andamento del mercato europeo della stampa digitale finalizzata alla comunicazione visiva.
Dai dati forniti si nota come il tempo del boom sia ormai trascorso: la crescita è stata notevole negli anni dal 1992 al 2007 con un +22,6% annuo in media. Dal 2008 a oggi l’incremento ha subito un calo drastico, dovuto soprattutto alla crisi, ma anche indice di maturità del settore. Ma, ha tenuto a precisare Elmi “siamo in crisi, perché siamo abituati al +22%”.
Quindi dobbiamo prendere atto della realtà e agire di conseguenza. Negli anni dopo il 2008 la crescita della stampa digitale si è attestata al 2,8% scendendo poi al +1,4% nel 2012. Una ripresa (a livello europeo) è prevista per il 2014 quando si ‘salirà’ al 2,4%. Sono cifre che certamente non ripeteranno più gli anni del grande successo, ma anzi ci fanno capire che occorre trovare soluzioni per costruirsi la propria fetta nel mercato. E su questo si è incentrato il seminario.
Conquistare quote di mercato
Per fare questo Elmi ha raccomandato di ascoltare i segnali deboli, quelli che non è facile vedere e comprendere per tempo.
Ha sottolineato questo concetto Dario Morelli, di hp, che ha anche raccomandato che “quando hai capito i segnali forti, lascia perdere perché ormai lo sanno tutti”. Secondo i tre relatori, chi opera nel campo della comunicazione visiva, deve concentrarsi sulla ‘riqualificazione‘.
Cosa significa, e perché? Sono finiti i tempi del consumo selvaggio, e oggi si ritorna alla fase del dopoguerra, del recupero, del riutilizzo, e non più dell’usa e getta. Gli architetti lo hanno capito e hanno sviluppato la riqualificazione al posto della ‘sostituzione’. Questo è un concetto legato sia alla necessità di economizzare, sia al concetto che, da tempo fortemente sentito in Europa, sta ora affermandosi anche in Italia: la sostenibilità, che è ormai un discorso serio.
Fulvio Rohrer, 3M, ha ribadito il concetto di riqualificazione, legandolo al fattore economico: dopo il crollo del 2008, i diagrammi indicano per i principali Paesi europei una crescita produttiva per il 2013-15, ma che si assesterà su una linea orizzontale dopo il 2015. Purtroppo da questi diagrammi si evidenzia che l’Italia resta il fanalino di coda, superata anche dall’ Iberia.
A questo punto Rohrer ha mostrato un breve video che ha fatto riflettere su come il mondo stia cambiando rapidamente. Il suo commento è stato che il 2009 è stato l’ultimo “anno facile” e che oggi si lavora in maniera radicalmente diversa. Il fatto importante è che solo chi ha colto nel 2009, meglio se prima, i segnali deboli, è stato in grado di modificare il proprio lavoro e l’approccio al mercato. Oggi si lavora in maniera diversa rispetto agli anni pre-crisi.
L’importanza dei segnali deboli
I tre relatori hanno fatto alcuni esempi, tutti significativi. In particolare i rappresentanti di hp e 3M hanno detto che per loro il giorno più importante della fiera è stato quello precedente l’apertura. Questo perché hanno avuto la possibilità di vedere come le aziende si stavano preparando all’esposizione, parlar tra loro, ma soprattutto confrontarsi con gli allestitori e i decoratori alle prese con la preparazione degli stand, quindi nel pieno delle problematiche del loro lavoro. Un modo per vedere dal vivo come le proprie aziende fornitrici, e i materiali che forniscono, sono percepite dagli operatori. Da qui si captano i segnali e si vede il cliente da una prospettiva diversa e più realistica.
Questo significa che è necessario anticipare i bisogni del mercato, e questo lo si può fare interpretando i trend che sono stati identificati in quattro gruppi:
1. Il cambiamento del consumatore, che richiede maggiore personalizzazione, attenzione al rapporto prezzo/qualità, al design. Il consumatore, poi, è multicanale, il che significa che non si accontenta di un solo mezzo per la sua comunicazione.
2. La sostenibilità: come si diceva, è ormai una cosa seria e soprattutto i grandi clienti (ad esempio la GDO) sono attenti alla riciclabilità, al riutilizzo e quindi, ancora, non sostituire, ma riqualificare. Risparmio energetico.
3. Invecchiamento delle infrastrutture: questo punto si riconduce al precedente, dove lo studio grafico e il decoratore possono intervenire con progetti di riqualificazione intelligente, con la scelta di materiali opportuni, durevoli, efficaci.
In definitiva, di fronte a un calo di investimenti nella spesa in pubblicità (-13% e – 40% nella pubblicità outdoor) per crescere occorre guadagnare quote di mercato. Per fare questo occorre ascoltare, capire i nuovi bisogni e saper offrire le soluzioni più idonee, cogliere le nuove opportunità (prima del concorrente), saper offrire una consulenza professionale e, non ultimo, stare sul campo e non dietro a una scrivania o un bancone di lavoro.
Un modello applicativo
Dario Morelli (hp) ha poi indicato le cinque fasi del modello applicativo da seguire, precedute dalla domanda d’obbligo che ciascuno deve porsi: “Chi sei? “Chi vorresti essere”?
Fase 1 analisi esterna – guardarsi intorno, il territorio, la concorrenza, i clienti.
Fase 2 analisi interna – discutendo informalmente nella propria azienda, verificare i materiali e i servizi di cui si dispone, testare qualcosa di innovativo, cercare sinergie, aggiornarsi.
Fase 3 comunicare – molti stampatori fanno bene il loro lavoro, mo non lo fanno sapere, non sanno comunicarlo; invece devono comunicare costantemente con i diversi mezzi a disposizione.
Fase 4 misurazione – analisi di ciò che si è fatto e che si deve ancora fare; analisi dei costi nel dettaglio (compresi i costi correlati, quelli nascosti), analisi del ritorno dell’investimento, dei tempi, e riflettere su come l’azienda guadagna.
Fase 5 imparare dall’esperienza, avere memoria del passato (anche del negativo), e saperne valutare i diversi aspetti.
In chiusura sono stati mostrati un paio di esempi di aziende che hanno saputo rivedere le proprie offerte convincendo il cliente a ristrutturarsi con vantaggi economici e di immagine.
In conclusione, Edoardo Elmi ha autodenunciato un proprio errore di alcuni anni fa, quando non avevo saputo ascoltare un segnale debole: l’uscita su alcuni mercati europei di un nuovo materiale magnetico, che ha invece introdotto sul mercato italiano solo di recente, perdendo così tempo prezioso per la sua azienda e per i proprio clienti che avrebbero potuto servirsene prima.
Qual è la morale? Che non bisogna limitarsi a considerarsi solo stampatori (o comunque operatori), ma essere consapevoli che la propria missione è “guardare avanti” ed essere propositivi con idee nuove.
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