Quali sono le prospettive per il futuro del packaging? Come l’industria affronterà le sfide ambientali e normative in continua evoluzione? Risponde Massimo Ramunni, vice direttore di Assocarta e direttore di Aticelca, che illustra le sfide affrontate dall’industria cartaria italiana.
Nel corso del Seminario-Tavola Rotonda Massimo Ramunni, ha evidenziato come l’industria cartaria italiana abbia affrontato sfide senza precedenti negli ultimi anni, dalle turbolenze esterne come la pandemia e la crisi energetica alle complessità interne legate alla competitività del settore a livello nazionale ed europeo.
Rimandiamo al video integrale per la relazione completa che qui sintetizziamo.
MPA – Come si possono essere affrontate le preoccupazioni riguardanti la biodegradabilità e la compostabilità degli inchiostri certificati per film biocompostabili? Quali sono le potenziali alternative al riciclo per applicazioni speciali?
Massimo Ramunni – Negli ultimi anni, l’industria del packaging ha dovuto affrontare una serie di sfide senza precedenti, tutti fattori esterni hanno portato a fluttuazioni significative nei fatturati, record di produzione e complessità nelle operazioni di stoccaggio e distribuzione.
Il 2020 e il 2023 sono stati particolarmente impegnativi per l’industria cartaria italiana, che ha visto una diminuzione della produzione e un aumento delle importazioni, evidenziando la necessità di migliorare la competitività nazionale. Tuttavia, nonostante le sfide, c’è un aspetto positivo: il crescente favore del pubblico e dei consumatori verso l’uso della carta come materiale di imballaggio, grazie alla sua percezione di sostenibilità e riciclabilità.
Se guardiamo i dati del 2018-2019, forse stiamo riuscendo a tornare poco per volta alla normalità, ed è il nostro auspicio per il 2024: riuscire a avere un quadro più stabile.
La carta gode in questo momento di un buon favore del pubblico e del consumatore. Dobbiamo dirlo, perché in realtà nel 2023 non siamo stati più di tanto capaci di approfittarne come settore nazionale, anzi, abbiamo visto calare la produzione interna e aumentare le importazioni
Problema di competitività
C’è anche un problema di competitività dell’industria a livello nazionale, che si può legare all’aspetto energetico, che è pesato tantissimo sull’industria, però è anche vero che l’industria in qualche modo è riuscita a trasferire questi costi, mentre oggi, in un quadro in cui l’energia ha i costi decisamente più bassi, anche se non ai livelli pre-crisi, si notano molto di più le differenze con gli altri Paesi, anche europei, non solo extraeuropei: in Italia continuiamo a pagare l’energia molto piú di altri nella UE. Per non parlare del resto del mondo, dove siamo a un ordine di grandezza di differenza. Qui abbiamo ancora molto da lavorare sulla competitività dell’industria del Sistema Paese. Premesso che abbiamo delle basi sicuramente importanti, che sono quelle del consenso del consumatore. E sul lato carta, dal punto di vista degli imballaggi viene percepito come il materiale ambientalmente preferibile per riciclabilità, per compostabilità. Come risulta dai dati che raccogliamo con il progetto “Two Sides Italia”.
Le problematiche del PPWR
Ma tornando alla domanda, non è bastato? Io credo che la prima cosa su cui dobbiamo riflettere è che un’industria come la nostra ha saputo in tutti questi anni lavorare sugli approvvigionamenti sostenibili: parliamo di tutta la cellulosa che noi compriamo che è tutta certificata, abbiamo il record sul riciclo, con un tasso dell’85%, superando l’obiettivo che l’Unione Europea ci dava. Due anni fa abbiamo già raggiunto quelli previsti per il 2030.
Eppure ci siamo trovati con questa grossa incognita, questa nube che per tutto ilo 2023 è stata sulle nostre teste, parlo della discussione sul Regolamento europeo sul packaging (il Packaging & Packaging Waste Regulation – PPWR).
Questo per noi deve essere anche un insegnamento. Possiamo dire oggi, alla fine del negoziato, che il regolamento ha raggiunto un equilibrio sicuramente più accettabile, però ci sono ancora dei punti fermi molto importanti. Una delle principali preoccupazioni riguarda il recente Regolamento europeo sul packaging, che mira a ridurre gli imballaggi del 5%, 10% o addirittura del 15% a prescindere dal fatto di come sono fatti, se sono sostenibili, se sono riciclabili, se sono di origine naturale senza differenziare, senza andare a guardare ciò che è un imballaggio, che ha una funzione che evita gli sprechi.
Quindi c’è ancora un’impostazione fortemente ideologica nei confronti degli imballaggi.
Sicuramente nei confronti della plastica, ma in qualche modo anche della carta che si è vista così coinvolta. Per i risultati finora raggiunti dobbiamo ringraziare le nostre associazioni di categoria, i parlamentari in maniera molto trasversale, che hanno difeso la nostra industria e il nostro sistema che ha dimostrato di funzionare. Ed è la cosa che più mi sorprende nel momento in cui la Commissione Europea è andata a revisionare una direttiva, che ha funzionato per vent’anni, che ha fornito obiettivi precisi dei target, e ci ha detto che dovevamo investire sul riciclo. Noi l’abbiamo fatto, l’abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi in anticipo e, ciò nonostante, ci siamo trovati da un giorno all’altro con una proposta di regolamento che sostanzialmente invece di andare a guardare i Paesi d’eccellenza, quindi prendere in Italia come riferimento, ha pensato di proporre un modello totalmente diverso da quello che noi avevamo sviluppato.
Quindi dobbiamo lavorare ancora molto nella Comunicazione e far capire quello che è un modello totalmente diverso e sostenibile degli imballaggi.
Progettare meglio
MPA – Cosa pensate di fare, che programmi avete?
Ramunni – Ho qui i dati di un’indagine recente di Nomisma: tra le cose che guardano di più i consumatori italiani, al primo posto sono gli imballaggi in eccesso. Dobbiamo riuscire a progettare e usare meglio gli imballaggi, perché poi queste cose ci tornano contro come un boomerang. E l’abbiamo visto, tant’è che adesso avremo nel regolamento europeo una prima limitazione sui volumi vuoti negli imballaggi. Non avremmo dovuto lasciare fosse il legislatore, avremmo dovuto essere più creativi.
Al secondo posto ci sono le confezioni riciclabili. Come settore cartario sicuramente siamo avanti. Ricordo sempre che la carta è il primo materiale per il riciclo e anche il primo materiale che si è dotato di un sistema di valutazione e misurazione della riciclabilità, pur essendo quello che paradossalmente dovrebbe avere meno bisogno.
Il terzo punto riguarda le emissioni, che è anche la sfida più importante. L’industria cartaria è energivora e abbiamo già un 50% di uso di energia rinnovabile, ma non basta, dobbiamo arrivare a zero.
MPA – Quindi la vedete come un’opportunità?
Ramunni – Credo che sia una grande opportunità, perché il consumatore oggi ha molta più voglia di essere anche attivo e bisogna aiutarlo con indicazioni chiare e semplici. Secondo me le aziende sono ancora un po’ titubanti, è vero. Quello che diceva Anna Paola Cavanna è il fatto che poi tra dire e il fare c’è sempre una differenza. Però noi abbiamo sviluppato proprio un metodo per misurare quanto è facile separare componenti di un imballaggio e abbiamo fatto prima un’indagine con Doxa e i risultati erano un plebiscito, cioè tra chi non vedeva l’ora di farlo, chi diceva lì sì, lo voglio fare. Però è anche vero che il cittadino va educato,va aiutato.
Ma credo anche che ci sia bisogno di materiali compositi complessi. Con grandi prestazioni indubbiamente, ma anche con una certa sofisticazione. Dobbiamo dire al cittadino “vai tranquillo, puoi mettere il vassoio con lo strato di plastica nel bidone della carta” senza sfogliare la vaschetta. Ho parlato di ideologie e molto spesso siamo affascinati da certi concetti come inchiostri all’acqua, ma dovremmo invece fare l’analisi del ciclo di vita del singolo caso perché se io ho il fornitore che recupera gli inchiostri può avere un senso se a km zero, ma se lo devo spedire a 300 km, un impianto a solvente è più sostenibile. Bisogna comunicarlo al mercato che l’inchiostro all’acqua è meglio di quello a solvente, ma non sempre è vero. Abbiamo abbiamo delle buone basi e dobbiamo investire su quello.
Il Metodo Aticelca
Ramunni ha poi sottolineato l’importanza della sostenibilità e dell’innovazione come driver fondamentali per il futuro dell’industria cartaria italiana. Ha evidenziato il ruolo cruciale del metodo Aticelca: una guida verso un packaging sostenibile, che consiste nel promuovere pratiche sostenibili nel settore del packaging, offrendo un quadro affidabile per valutare la riciclabilità degli imballaggi e guidare decisioni informate nel processo di progettazione e selezione dei materiali.
In questo contesto, il metodo Aticelca si rivela un’importante risorsa per guidare l’industria verso soluzioni più sostenibili. Questo approccio innovativo si concentra sull’analisi dettagliata del ciclo di vita degli imballaggi, valutandone la riciclabilità e l’impatto ambientale complessivo. Attraverso test e valutazioni tecniche, il metodo Aticelca fornisce alle aziende un quadro chiaro e affidabile per prendere decisioni informate e responsabili nella progettazione e selezione dei materiali di imballaggio.
Inoltre, favorisce il dialogo tra le diverse parti interessate e promuove l’adozione di pratiche sostenibili lungo tutta la filiera del packaging. Grazie a questo approccio olistico e basato su dati scientifici, l’industria può lavorare verso soluzioni sempre più eco-compatibili e rispettose dell’ambiente.
Infine, Ramunni ha posto l’accento sulla necessità di un approccio personalizzato nell’affrontare le sfide ambientali, evidenziando l’importanza dell’analisi del ciclo di vita dei materiali e delle soluzioni di packaging. Questo approccio mirato può consentire alle aziende di adottare strategie più efficaci e sostenibili, rispondendo alle esigenze del mercato e contribuendo alla transizione verso un’economia circolare.
Guardando al futuro, rimane importante educare e sensibilizzare i consumatori sulle questioni legate alla sostenibilità e al packaging. È fondamentale comunicare in modo chiaro e trasparente le caratteristiche e le qualità dei materiali di imballaggio, così da favorire scelte consapevoli e responsabili da parte dei consumatori.


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