Proseguono gli editoriali dedicati alle parole di moda:
dopo Intelligenza Artificiale e Cambiamento, dedichiamo questo alla Transizione.
Se il cambiamento è subdolo la Transizione non lo è di meno, e come in tutte le cose di cui tutti parlano, anche senza conoscenza, può diventare un discorso vuoto.
Come il cambiamento anche la transizione è sempre in atto, e ci mancherebbe che non lo fosse. Forse quella attuale è un po’ diversa e, a parer mio, pericolosa. Perché, per quanto se ne parli e si voglia spiegare come affrontarla, sta andando solo in una direzione: quella sbagliata.
Una transizione verso il banale, verso il triviale, verso un declino generale. La Cultura infastidisce; la tolleranza e la comprensione per il diverso è messa al bando. Il linguaggio si impoverisce. Ormai vigono – purtroppo anche in Parlamento – i discorsi da bar. Si dice che sia colpa dei social. In parte sì, ma solo in parte. I social hanno solo alzato il tappeto che nascondeva la polvere.
Diceva Pierpaolo Pasolini: “L'educazione delle masse è stata assunta dalla televisione. E la televisione è nelle mani dei privati, cioè del Potere. Dunque agisce nel loro interesse e contro l'interesse degli spettatori, cioè delle masse. Solo che il suo funzionamento è assai più pervasivo, più potente, più subdolo: l'educazione si realizza manipolando. E la manipolazione avviene in forme accattivanti, divertenti, solleticanti, tendenti al massimo ascolto.”
E, in piú, la paghiamo.
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