Visitiamo il Gruppo Reggiani leader a livello internazionale nello sviluppo, produzione e commercializzazione di macchine per la stampa e nobilitazione dei tessuti e filati. E le sorprese non mancano.

Si parla molto di questi tempi degli imprenditori che nell’immediato dopoguerra fondarono aziende che contribuirono a risollevare l’economia di un Paese disastrato da cinque anni di follia. Molte di queste sono diventate nel tempo dei colossi di livello mondiale; altre sono state acquisite da gruppi multinazionali, e molte altre sono, purtroppo, scomparse.
Fondata del 1946, Reggiani non solo resiste, ma è e resta un’azienda solidamente italiana e rappresenta un raro esempio di alta tecnologia, che il mondo intero le riconosce ponendola al primo posto assoluto tra i costruttori di macchine per la stampa di tessuti.  E non solo.
Mentre infatti molte aziende costruttrici di plotter da stampa su carta – giapponesi, israeliane, americane – stanno affacciandosi nel settore della stampa inkjet di tessuti di moda, Reggiani Macchine che in questo campo resta leader, si sta affacciando con la sua tecnologia avanzata in settori quali la carta da parati, gli accoppiati stampati per pavimenti, arredo e decorazione di ambienti, e anche per la comunicazione esterna.

Uno scorcio dello stabilimento produttivo a Grassobbio

Uno scorcio dello stabilimento produttivo a Grassobbio

Sempre più digitale

Parliamo dei mercati del Gruppo e dell’evoluzione di questo settore della stampa con il direttore commerciale Michele Riva.
«Siamo entrati nel digitale con un certo ritardo rispetto alla stampa su carta, per ovvie ragioni in quanto nel nostro campo la produttività e l’alta qualità, se parliamo di fashion, sono al primo posto. La stampa a getto d’inchiostro con inchiostri all’acqua ha cominciato a diventare interessante per noi sono dopo il 2000 e nei nostri laboratori di R&S abbiamo subito iniziato a studiare soluzioni che potessero soddisfare il nostro mercato» ci spiega.
Ma teniamo presente che nel tessile per la moda, a esclusione quindi di banner, bandiere e altro, la stampa inkjet era destinata a sostituirsi alla tradizionale stampa transfer, per cui ancora oggi si stampa su carta per poi trasferire il disegno sul tessuto.

Nel laboratorio Reggiani si stampano tessuti per mettere a punto e collaudare le macchine prodotte

Nel laboratorio Reggiani si stampano tessuti per mettere a punto e collaudare le macchine prodotte

«Solo recentemente – prosegue Riva – si è potuto passare alla stampa diretta ottenendo anche il risultato, certamente molto apprezzato, di evitare il bianco sul rovescio del tessuto».
Gli sforzi del Gruppo si sono concentrati sulla realizzazione di macchine industriali, tassativamente con uso di inchiostri all’acqua per realizzare soluzioni “verdi”.
Gli inchiostri che utilizza, sia pur non prodotti internamente, sono inchiostri all’acqua realizzati da società multinazionali leader di mercato, testati nel laboratorio Reggiani per offrire la garanzia totale.  Analogamente si può dire per le teste di stampa: in questo caso quelle con migliori performance sono risultate le Kyocera, ma poiché – ci spiega Antonino Tricomi, direttore business development – «noi non ci accontentiamo mai, un esperto della casa madre giapponese è regolarmente presente presso il nostro laboratorio per migliorarne l’efficienza e l’efficacia.»

Ingegneri multinazionali

Renoir è la macchina di punta per la stampa digitale dei tessuti

Renoir è la macchina di punta per la stampa digitale dei tessuti

È proprio Tricomi che ci accompagna in un giro nei reparti produzione – organizzati a isola con una precisione e pulizia che non sappiamo se definire svizzera o giapponese, se non fosse per la parlata degli operai con cadenza bergamasca.
Entrando poi nei laboratori e in quello che viene definito show room, ma che in pratica è una sala collaudo e prove tecniche, sembra di entrare alle Nazioni Unite: «Sono i nostri giovani ingegneri, – ci spiega Tricomi – principalmente laureati in Ingegneria Tessile presso l’Università degli Studi di Bergamo, insieme a quelli che provengono dai Paesi che per noi rappresentano i mercati più interessanti»: Turchia, Cina, Pakistan, India, Brasile, ma anche Regno Unito e USA.

Reggiani tessuti 2 «Questi giovani  stranieri, quasi  sempre laureati a pieni voti, fanno pratica in stabilimento e saranno i  nostri referenti nei rispettivi Paesi. Abbiamo così la certezza che i  nostri clienti ovunque siano avranno un esperto che parla la loro  lingua, conosce le loro esigenze e problematiche, ma che soprattutto  parla la lingua “Reggiani”».
In questi laboratori non solo si testano le macchine hardware e software  e si sviluppano tutte le innovazioni tecnologiche, ma molta attenzione è  rivolta anche alla gestione del colore per consentire ai designer totale  libertà nella creatività.

Secondo Michele Riva il mondo dei plotter inkjet e il mondo delle  macchine Reggiani al momento non ha confronto. Sono mondi paralleli,  ognuno con un proprio target, dove il rapporto di produttività è di 1:10, ma del resto anche il rapporto in termini di prezzo è molto simile, diciamo 1:8.
«Certo è – ribadisce prima di lasciarci – che il digitale ci sta aprendo nuovi segmenti di mercato, persino in quei settori che tradizionalmente erano coperti dalle macchine per la stampa su carta» riferendosi appunto alla carta da parati, ai tessuti e carta per arredo e altre applicazioni al momento ancora nel cassetto. O quasi.