Il primo libro di viaggi della storia, alla fine del 2018 compie 720 anni. È Il Milione, il resoconto del viaggio dei Polo in Cina nel XIII secolo.

Quasi tre quarti di millennio di vita e non sentirli. Il 7 settembre 1298 Marco Polo – durante la prigionia nel Palazzo San Giorgio a Genova a seguito della battaglia di Curzola – iniziò a raccontare a Rustichello da Pisa le memorie del suo viaggio in Asia. Poneva così le basi per quello che sarebbe diventato uno dei libri più importanti della storia e il primo testo in assoluto dedicato al mondo del viaggio: “Il Milione”.

Il viaggio di Marco Polo, di suo padre Nicolò e dello zio Matteo iniziò nel 1271 attraversando il continente asiatico e si concluse a Khanbaliq, l’antica Pechino. Un’esperienza durata trentasei mesi e che, 27 anni dopo, fu la base per la redazione di una delle opere più prestigiose della storia della letteratura.
Un’opera talmente importante che ispirò le esplorazioni dello stesso Cristoforo Colombo.   “Vera e propria enciclopedia geografica, riunisce in un volume le conoscenze essenziali che erano disponibili alla fine del XIII secolo” sull’Asia. Un testo rivoluzionario sia per concezione, sia per gli argomenti trattati, che vanno dalla geografia e alla storia della regione fino ad arrivare alla zoologia, alla botanica e alla mineralogia.

Un testo scientifico

Anche dal punto di vista della scrittura il “Milione” è una commistione di generi: si alternano parti narrative in cui vengono raccontate leggende, esperienze e episodi di vita vissuta a tratti di testo molto simili ai trattati geografici e mercantili dell’epoca, scritti per facilitare i viaggi commerciali dei mercanti europei. Un libro che ha stimolato migliaia di viaggiatori, di geografi e commercianti che nel corso dei secoli sono partiti in direzione Oriente.

Proprio questo era l’obiettivo principale di Marco Polo, quello di creare un testo scientifico pieno di notizie precise e dettagliate sui costumi, sugli usi, sull’economia di terre e popoli ancora sconosciuti. A lui viene attribuita anche l’introduzione in Europa delle carte da gioco, una delle innovazioni più importanti nel mondo dell’intrattenimento.

Dal punto di vista della struttura narrativa, il “Milione” è un dialogo a due voci. Da una parte il protagonista Marco Polo che detta e diventa sia attore principale, sia guida del libro. Dall’altra Rustichello che ricorda il racconto del mercante veneziano precisando e spiegando i punti meno chiari della narrazione che si dipana lungo 183 capitoli, buona parte dei quali dedicata ai dettagli mercantili del territorio asiatico e alla descrizione di paesaggi e città.

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Delle_meravigliose_cose_del_mondo del_MCCCCXCVI adi XIII del mese de iunio. Foto by Federico Leva di dominio pubblico

Da leggere: il Manuale Tipografico IV dedicato all’arte degli incisori, fonditori e stampatori.

Il primo libro tradotto in più lingue

Un testo, il “Milione”, che riscosse un grande successo fin dalla prima pubblicazione, tanto che già agli inizi del secolo successivo iniziò a circolare in versioni toscane più o meno fedeli. Ma quello che stupisce di più è che quello di Marco Polo è stato forse il primo libro della storia a essere tradotto in più lingue e distribuito in più versioni: da quella in latino per i missionari e gli scienziati, a quella nelle lingue volgari (francese, dialetti italiani, catalano, portoghese, tedesco, ecc..) destinati a esploratori e commercianti o a semplici appassionati di lettura.

Una mole di edizioni che, insieme alla perdita del manoscritto scritto da Rustichello in franco-italiano, ha creato problemi filologici, tanto che sembra impossibile ricostruire un testo estremamente fedele a quello originale.

Tuttavia la traduzione toscana del Milione, quella che si avvicina di più alla prima stesura, è stata conservata in 5 manoscritti: II II 61; II IV 88; II IV 136 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; Ashburnhamiano 525 della Biblioteca Laurenziana; Ital. 434 della Biblioteca Nazionale di Parigi.

In epoca recente si deve a Luigi Foscolo Benedetto un importante lavoro di ricostruzione. La sua edizione del 1928 è basata sul manoscritto 1116 della Biblioteca Nazionale di Parigi, in lingua franco-italiana: “Le Divisament du monde”. Un testo a cui lo studioso italiano ha affiancato i passi mancanti lasciandoli nella forma in cui ci sono pervenuti per poi tentare un’unificazione linguistica di entrambe le parti. Tutto tradotto in prosa moderna italiana.

A partire dal lavoro di Benedetto, gli studi filologici recenti hanno sono arrivati a definire le tre edizioni più vicine a quella originaria: una versione in lingua latina che contiene passi assenti in altre traduzioni; lo stesso codice francese 1116 della Nazionale di Parigi, in assoluto il migliore insieme al Codice Fr. 2810, celebre per le meravigliose miniature; e infine la redazione trecentesca toscana della Bertolucci Pizzorusso.

Immagine in testata : Tranquillo da Cremona, Marco Polo alla Corte del Gran Khan (CC BY 3.0)