Fino al 15 settembre 2013 saranno in mostra opere di Anne Desmet e Simon Brett al Museo Civico della Stampa, via Misericordia 3 e Antico Palazzo di Città, via Giolitti1, di Mondovì Piazza.

I protagonisti del tradizionale appuntamento estivo che il Museo della Stampa dedica alla grafica sono due tra i più conosciuti xilografi a livello europeo: gli inglesi Anne Desmet e Simon Brett.
Le opere esposte sono una piccola parte della vasta produzione dei due artisti, che sono anche apprezzati illustratori, ma costituiscono un repertorio abbastanza efficace per coglierne le peculiarità dello stile e l’originalità dei soggetti.
Entrambi hanno contribuito a mantenere viva la tradizione dell’incisione su legno fiorita in terra inglese che si caratterizza per essere “wood engraving”, ossia incisione a bulino su legno di “testa”, quello più difficile da lavorare che consente però di ottenere nella stampa non solo effetti chiaroscurali, ma anche pittorici.

Simon Brett, Axe of God. Sopra il titolo Ann Desmet, Babel Tower

Simon Brett, Axe of God.  Sopra il titolo Ann Desmet, Babel Tower

Simon Brett (classe 1943) è artista, storico e critico. È autore di “Wood Engraving – How To Do It”, edito nel 2000, e di “An Engraver’s Globe”, la più completa antologia degli xilografi nel mondo, apparsa nel 2002. È membro della “Royal Society of Painter-Printmakers” e della “Society of Wood Engravers”, editore a Oxford di “Multiples”, scrive regolarmente anche su “Printmaking Today” di Londra. La principale fonte della sua ispirazione è la storia guardata e raccontata attraverso i grandi personaggi, il mito o le pagine della letteratura più colta: Marc’Aurelio e San Paolo, la Bibbia e i Nibelunghi, Puškin e Raleigh, la Magna Grecia e Keats, senza disdegnare la contemporaneità, la tragedia dell’11 settembre newyorchese e la solennità degli scorci londinesi.
Anne Desmet (1964), membro della “Royal Academy of arts”, è stata direttore di “Printmaking Today”.
I soggetti che predilige sono quelli del paesaggio arcaico e storico, ma anche urbano. L’Italia è una delle sue mete più frequentate: i Sassi di Matera, la Sicilia, gli scavi romani, templi, palazzi, panorami. Così scrive Gianfranco Schialvino nella pagina critica al catalogo:
“Ma sono il gioco prospettico modulato con astute e ben calibrate aberrazioni (ci senti Paolo Uccello), le inquadrature inedite ora dall’alto ora con angolazioni ardite (c’è Piranesi), gli accostamenti dei brani che ricostruiscono e reinventano luoghi e periodi storici, a confondere torri civiche e di Babele (ecco Bruegel), stadi e arene, velodromi e piscine (c’è Muirhead Bone), fiori geometrizzanti, spirali ipnotiche e convessità artificiose (Edward Wadsworth e Maurits Cornelis Escher)”.