L’inquietante analisi, che il prof Bruno Fabbiani condusse accuratamente negli anni ’90 e primi 2000 *, sgretola le precedenti certezze bibliografiche sulla genesi della stampa con i caratteri mobili.

Riportiamo in quattro puntate – lievemente ridotti in alcune parti – gli articoli che pubblicammo con il professor Bruno Fabbiani * su Graphicus dall’aprile all’ottobre del 2008 (1048, 1049, 1050, 1055)

Cronologia prototipografica

Le incongruenze bibliografiche relative ai prototipografi Gutenberg e Schoeffer: chi fu il primo?
Nell’autunno del 1434, nel piú grande mercato di Francoforte sul Meno, si aggirava tra i banchi e le botteghe artigiane, il vescovo Enea Silvio Piccolonimi (il futuro papa Pio II) intento a esaminare e acquistare libri manoscritti utili ai suoi studi. In una delle botteghe vide i primi volantini promozionali della Bibbia delle 42 righe esposti sotto forma di singoli fascicoli di 10 pagine ciascuno, normalmente denominati “quinterniones” che furono, presumibilmente portati, ancora freschi di stampa, da Johannes Fust dalla vicina Magonza al fine di verificare la loro idoneità al commercio.

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Il monumento a Gutenberg e Schoeffer a Francoforte. Il finanziatore Fust è in secondo piano

L’inconsueto odore dell’inchiostro da stampa e l’identità tra i fascicoli indusse il vescovo a svolgere un’indagine sulla loro origine, le cui prime considerazioni furono espresse in una sua lettera del 12 marzo 1455 indirizzata al cardinale spagnolo Juan de Carvajal.
Enea Silvio Piccolomini, pur non conoscendo il processo di realizzazione della B42, fu, probabilmente, il primo umanista a rendersi conto delle potenzialità di questo “nuovo sistema” in grado di riprodurre uniformemente testi scritti su entrambi i lati dei fogli. Nel tempo la città di Francoforte, assunse una rilevante egemonia commerciale-editoriale per la sua famosa Fiera del Libro che costituisce ancora oggi un riferimento di eccellenza in ambito internazionale.
Ogni qual volta l’autore [Bruno Fabbiani – ndr] ha l’opportunità di essere in questa città per visitare la fiera, si reca in una famosa piazza per rivedere l’unico monumento bronzeo (inaugurato nel 1857) nel quale sono rappresentati congiuntamente Johannes Gutenberg, Peter Schöffer e Johannes Fust. Nella base di questo importante monumento sono presenti gli stemmi delle principali città che hanno apportato fondamentali contributi alla stampa come: Strasburgo, Magonza e Venezia.

Nel gruppo bronzeo, il finanziatore Johannes Fust [appartenente alla potente corporazione degli orafi – ndr] risulta in disparte (quasi a voler evidenziare il suo prevalente interesse commerciale per la vendita della Bibbia delle 42 linee) mentre gli altri due personaggi Gutenberg e Schöffer sono vicini ed entrambi osservano un singolo carattere mobile, sostenuto nella mano di Gutenberg.

Questo monumento attribuisce a Johannes Gutenberg la priorità dell’invenzione dei caratteri mobili e a Peter Schöffer il compito della continuità generazionale e il miglioramento del processo prototipografico (1).

I ruoli prioritari tra Gutenberg e Schöffer si invertirono nel 1690 quando vennero pubblicati (postumi) gli Annales hirsaugienses dell’abate benedettino Giovanni Tritemio [pseudonimo umanista di Johann Heidenberg (Trittenheim,1462 – Würzburg,1516) il quale fu il classico homo universalis: un esoterista, storico, scrittore, lessicografo, astrologo, occultista, crittografo [inventore di un sistema di codifica della scrittura – ndr], in cui affermava che Schöffer era l’inventore della stampa tipografica in quanto “immaginò un mezzo più facile per fondere i caratteri“, pertanto, allo stesso Schöffer doveva essere attribuita l’invenzione della prima fonditrice a caratteri mobili (mould). Questa pubblicazione del XVII secolo, priva di altri particolari tecnici, ma ritenuta fondamentale dagli storici, ha indotto Bruno Fabbiani a una rivisitazione dei primi riferimenti bibliografici al fine di stabilire sia sul piano cronologico, sia in quello tecnico le loro incongruenze.

Bibliografia prototipografica

La prima pubblicazione che associa il nome di Gutenberg all’invenzione della stampa risale al 1471 e si trova nella premessa del libro “De orthografia” di Gasparino Barzizza, redatta da Guillaume Fichet.
Il testo che fa riferimento a Gutenberg è riportato nella parte finale di una pagina e all’inizio della seguente (i lettori interessati all’esame di questo documento potranno esaminarlo nella riproduzione di pagina 4 del testo “The Gutenberg Bible” di Martin Davies, pubblicato da The British Library – senza data, ma dopo il 1995).
Nell’articolo originale (v. Graphicus 1048) si documenta sia la prima pagina del testo in latino (vedi figura 2) con la relativa trascrizione di cui riportiamo per comodità la sola traduzione in italiano: “infatti si dice che lì, non lontano da Magonza, dalla città di Magonza, vi fosse un certo Giovanni, di cognome Bonemontano (Gutenberg), che per primo un tempo avesse inventato l’arte della stampa, per la quale i libri vengono creati non col calamo (come invece quelli antichi) né con la penna (come facciamo noi) ma con lettere di bronzo”.

De orthografia di Gasparino Barzizza, redatta da Guillaume Fichet

Figura 2: dal De orthografia di Gasparino Barzizza, redatta da Guillaume Fichet

Quando questo testo fu stampato (1471) lo studio e l’utilizzazione dei caratteri mobili erano in atto da oltre 10 anni (v. in nota Johannes Mentelin, Strasburgo, 1456-1460) (2).
Il riferimento all’utilizzo del bronzo (o rame) di questo primo riferimento bibliografico deve essere, tecnicamente riferito alle matrici punzonate (si tratta tuttavia di un’estensione deduttiva non comprovata) come è priva di fondamento la produzione di caratteri in rame, la cui temperatura di fusione poteva intercorrere tra i 900 e i 1080 gradi centigradi (tre volte in più rispetto ai 232° C dello stagno e i 327 °C del piombo).

La prima pubblicazione italiana che fa riferimento alle origini della tipografia è stata redatta da Giovanni Filippo de Lignanime in “Chronicon Summorum pontificum Imperatorumque, etc.” stampata a Roma nel 1474, della quale si riporta la traduzione in italiano [per il testo in latino si veda Graphicus 1048].

Giacomo [! -ndr], di cognome Cutemberg di Strasburgo d’origine, e un altro tale, di nome Fust, esperti nell’imprimere lettere sulle pergamene con forme di metallo, diventano famosi per fare ciascuno trecento fogli (stampati) al giorno presso la città di Magonza in Germania. Anche Giovanni, chiamato Mentelin, presso la città di Strasburgo della medesima provincia, ed esperto nella medesima professione, è riconosciuto imprimere altrettanti fogli al giorno”.

Da questo testo si rilevano l’errata indicazione del cognome e del nome (C di Cutenberg e Giacomo anziché Giovanni) e l’indicazione dell’utilizzazione delle forme di metallo. Oltre Gutenberg sono citati il finanziatore Fust (di Magonza) e Giovanni Mentelin (attivo a Strasburgo) tutti famosi per essere in grado di stampare 300 fogli al giorno (questo importante riferimento ci permette di stabilire che la produzione di un foglio stampato richiedeva mediamente due minuti).
Anche in questo riferimento del 1474 Schöffer non viene ricordato, sebbene il suo nome compaia congiuntamente a quello di Fust nelle edizioni magontine a partire dal 1457.
Nel 1481 venne pubblicato a Venezia il “Chronicum” aggiornato da Mattia Palmieri, il quale così descrive il riferimento all’invenzione della stampa [di cui anche in questo caso riportiamo la sola versione in italiano]:
Quanto gli studiosi delle lettere debbano ai Tedeschi non può essere espresso abbastanza in nessuna maniera di dirlo. Infatti da Giovanni Gutenberg Zumiungem, cavaliere di Magonza, abile ingegno del Reno, fu inventato il sistema di imprimere i libri nel 1440. ln questo momento è diffuso in quasi tutte le parti del mondo”.

Fabbiani Chronicum

Dal “Chronicum” pubblicato a Venezia nel 1481

Nonostante fossero trascorsi 24 anni dalle prime pubblicazioni riportanti i nomi congiunti di Fust e Schöffer (1457-1481) la genesi della stampa si continua a farla risalire al1440 (e quindi alla sede prototipografica di Strasburgo).

Curiosamente tutti i dipendenti di Fust (dispersi nei vari paesi dopo la guerra civile verificatasi a Magonza nel 1462) non citano Pietro Schöffer né ricordano i suoi presunti contributi tipografici.

A questi primi riferimenti bibliografici seguono quelli delle edizioni veneziane:

– 1483 “Supplementum Cronicorum” di Jacopo Filippo Bergomense, nel quale si fa riferimento a Giovanni Gutenberg, Giovanni Fust e Nicola Jenson.

– 1499 “De Inventoribus Rerum” di Polidoro Virgilio, edizione della fine del XV secolo nella quale viene citato Peter Schöffer come prototipografo mangontino (indicato con il nome di Petrus). All’epoca di questa pubblicazione Schöffer aveva 74 anni (1425-1499) morirà 3 anni dopo a Parigi (nel 1836 la sua città natale di Gernsheim gli eresse un monumento).

– 1504 “Historia Universalis” di Marco Antonio Sabellico il quale cita Gutenberg come inventore dell’arte tipografica.

– 1515 Nel “Breviarium historicum de origine regum et gentis francorum” del già citato abate Tritemio, stampato a Magonza da Giovanni Schöffer (figlio di Pietro – già assistente di Gutenberg) attribuisce (erroneamente) l’invenzione della stampa a Giovanni Fust (nel 1450) e il suo perfezionamento a Schöffer padre (1452).

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Il testo di Giovanni Schöffer figlio di Peter. Sotto, il logo della tipografia Fust-Schöffer

La prima testimonianza circostanziata che attribuisce (indirettamente) l’invenzione della fonditrice dei caratteri mobili a Pietro Schöffer è dunque quella dello storico benedettino Johannes Heidenberg, noto con il nome di Tritemio. Quando Tritemio aveva otto anni e, quindi, ovviamente, non si occupava ancora della genesi tipografica, erano morti sia Fust (1466), sia Gutenberg (1468).
Queste date dimostrano che le informazioni riportate da Tritemio sulla prototipografia occidentale derivano esclusivamente dalla versione unilaterale fornita da Schöffer e quindi priva di qualsiasi contraddittorio espresso dagli altri tipografi, come Giovanni Mentelin, primo utilizzatore dei caratteri mobili che morì a Strasburgo nel 1478 quando Tritemio aveva 18 anni, (tempo in cui non era ancora emersa la sua vocazione religiosa benedettina né l’interesse spiccato per le prime pubblicazioni stampate).
È importante rilevare che i riferimenti bibliografici nei quali Tritemio riferisce di un colloquio con Schöffer sulla genesi della tipografia a Magonza sono stati pubblicati in Svizzera solo nel 1690 presso il Monastero benedettino di San Gallo negli “Annales hirsaugienses“, a 174 anni dalla morte di Tritemio (1516) e 250 anni dopo le prime esperienze strasburghesi di Gutenberg (1440).

I lettori interessati alla lettura del testo latino di Tritemio pubblicato nel 1690 potranno esaminarlo nella pubblicazione “Delle origini del primato della stampa tipografica” di Giovanni Praloran, edito a Milano nel 1868 (pag. 70).

ln considerazione del “depistaggio storico” che il testo di Tritemio ha prodotto negli studiosi dal XVII secolo a oggi, riportiamo la traduzione italiana delle sue affermazioni in modo da poterla commentare direttamente periodo dopo periodo: “1450 – di questo tempo fu inventata ed immaginata a Magonza, città della Germania presso il Reno, non già in Italia, come falsamente fu scritto, l’arte mirabile precedentemente non conosciuta di imprimere libri, da Giovanni Gutenberg, cittadino di Magonza”.
La vertenza legale, svoltasi a Strasburgo nel 1439 tra Gutenberg e Dritzehen, dimostra inequivocabilmente che la tipografia non “fu inventata ed immaginata a Magonza”, ma a Strasburgo, città nella quale si realizzarono le prime stampe con il torchio costruito dal falegname Conrad Saspach.

> Il seguito nel numero di febbraio

 

NOTE del redattore

* L’Ingegner Bruno Fabbiani fu Professore al Politecnico di Torino e scrupoloso ricercatore e sperimentatore delle origini della stampa tipografica. Questi articoli furono redatti nel 2008 in esclusiva per Graphicus, diretta da Marco F. Picasso. In seguito a queste rivelazioni, organizzammo un convegno “Processo a Gutenberg” presso ARMUS Museo della Stampa di Genova diretto da Francesco Pirella.

(1) Ricordiamo che Peter Schöffer – ex aiutante di Gutenberg, testimoniò contro di lui al processo intentatogli da Fust per insolvenza del debito – divenne socio di Johannes Fust e ne sposò la figlia.

(2) Johannes Mentelin nato in Alsazia, trasferitosi a Strasburgo intorno al 1440, fu un importante amanuense e calligrafo e anche notaio vescovile, incarico che mantenne fino al 1468. Nel 1458 aprì una sua tipografia in società con Heinrich Eggestein. Nel 1477 entrò nella corporazione dei pittori. Proprio per il suo talento ottenne significativi risultati nell’arte tipografica, anche se non si hanno notizie di una sua permanenza a Magonza dove invece soggiornò il suo socio. L’opera piú famosa di Mentelin e Eggestein è una Bibbia latina in 49 righe (“B49“) in due volumi il cui primo volume è datato 1460.