Nato nel 2003, l’Archivio Museo della Stampa – un museo ‘oltre’ Gutenberg – risorge a Genova ed è un vero Museo Meta-tipografico.

Un omaggio a Luciano Berio, con rilassante musica di sottofondo, accoglie il visitatore: un arrangiamento da musica barocca di Boccherini, del grande compositore ligure tra i più importanti del ‘900 e pioniere nel campo della musica elettronica, che accompagnerà la nostra visita con i suoi rulli di tamburi: una “musica tipografica“.

ARMUSArchivio Museo della Stampa, con tutta la preziosa Raccolta di Francesco Pirella, ben oltre le solite o anche insolite macchine da stampa, dalla Boston ai torchi in parte rari e rarissimi, tipo e litografici, alla mitica Ambrosia modello genovesissimo, (una platina del tipo fu usata nel film del 1956 La banda degli onesti con Totò e Peppino De Filippo).

Ben oltre, perché ARMUS racchiude in sé, e mostra a un pubblico eterogeneo ma attento e curioso, l’essenza della comunicazione, o piuttosto della comunicazione stampabile e stampata.

Impressione, verrebbe da dire, come la stampa è chiamata in altre lingue: dall’orma del piede o le impronte rupestri delle mani come nella Cueva de Las Manos, ai fossili, come la elmintoidea labirintica che ha lasciato le sue tracce 90 milioni di anni fa nei fanghi della Tetide e che oggi appare sulle scogliere marnose della Liguria. Una sequenza di “impressioni” o “stampe” dal Cretaceo fino a oggi, di cui Antonino Briguglio, cattedra di Scienze della Terra all’Università di Genova, ne attesta il suo significato.

Compreso l’impatto (impressione) degli aerei sulle Torri Gemelle nel 2001, nel suo Tipografario Nero, omaggio di Pirella alla Danza macabra, tema iconico medievale, antitesi o annullamento della Cultura che dal 1454 fu invece punto fermo della stampa tipografica.

Antitesi della tipografia con casse tipografiche vuote: “(…) assenza dei caratteri, che furono la pietra focaia della comunicazione umanistica“, chiarisce. La morte della trasmissione dei saperi tecno-etica inizia dal ‘vuoto gutenberghiano’.

Inaugurato dal Sindaco Marco Bucci, l’Armus risorge come opera d’arte, dopo anni di vicissitudini e grazie al sostegno culturale di  amici speciali, tra questi il compianto avvocato Carlo Alberto Fabris e, dopo la sua scomparsa, sua moglie Franca Indovino Fabris, avvocato, in un certo qual senso divenuta angelo custode di ARMUS. Una targa posta all’ingresso del museo ricorda, riconoscente, la loro opera. Così come esprime gratitudine a tutte quelle persone indimenticabili, alcune delle quali non più tra noi, che hanno sempre lavorato in silenzio o che ancora oggi sono presenti e attivi con operosa passione, collaboratori preziosi nel dar vita a questo il progetto museale voluto dall’editore e grafico editoriale Pirella, apprezzato anche da Gabriel Garcia Marquez: i tipografi, Giancarlo Peroni, ex insegnante al Fassicomo; Gianni Richelmi, ex cromista; Mariglò Garrapa, collaboratrice storica, ideatrice dei Teatri Tipografici e curatrice di laboratori per i tanti piccoli visitatori, inclusi quelli con disabilità, che nel tempo si sono affezionati al mondo della tipografia e che ora potranno tornare a fruire delle sue “magìe”.

La nuova sede

ARMUS si trova oggi nello storico seminario arcivescovile di Genova, in via del Seminario 12, sede della prestigiosa Biblioteca Berio.

Occupa l’intero palazzo costruito nel 1657 in un’area che all’epoca era appena fuori dalle mura, e ampliato nel corso del XIX secolo, dove il seminario ebbe sede fino al 1970, salvo la sua chiusura nel periodo napoleonico e negli anni della prima guerra mondiale in cui fu adibito a ospedale militare. Restaurato tra il 1985 e il 1992, dal 1998 ospita la Berio.
La Raccolta gutenberghiana Francesco PirellaArchivio Museo della Stampa è in esposizione permanente in quelle che furono le cucine del seminario, con i loro originali soffitti a volta in mattoni, è stata concepita dallo stesso Pirella come la sua “Tipo-azione totale”, e che ben si prestano a creare l’atmosfera tipica delle antiche stamperie.
Il progetto museale, come la disposizione dei preziosi reperti che lo costituiscono e lo arricchiscono, è stato progettato dallo stesso Pirella, che in Gabriele Filippi, stimabile architetto, responsabile dell’Ufficio tecnico Cultura del Comune e la sua squadra, ha trovato il giusto intuito esecutivo per le non semplici soluzioni da mettere in opera, così come fluida è la grafica curata da Chiara Boitano.

Un sicuro avvenire

Contrariamente a quanto avvenuto finora, prima nella sede di Quarto in prossimità del Manicomio, poi al Porto Antico (il punto in cui furono girate le scene del film Le mura di Malapaga con Jean Gabin), oggi il museo, sempre  straordinario e unico poiché evoca la Tipografia e il Mare, è di pertinenza della Direzione Cultura del Comune di Genova, di cui è responsabile Gloria Piaggio e sarà gestito dallo staff della Biblioteca Berio sotto la supervisione di Danilo Bonanno, direttore delle Biblioteche centrali Berio e De Amicis, con la collaborazione di Federica Vinelli, coordinatrice del Sistema Biblioteche.

Il Museo, che già ai tempi della sua prima sede contava su un elevato numero di visitatori ed era tra i più frequentati, è aperto al pubblico con ingresso gratuito – al momento solo su prenotazione (daremo informazione degli orari di apertura e modalità di vista appena possibile).

ARMUS è un museo al quale occorre avvicinarsi con la dovuta preparazione e comprensione. Come ci dice Bonanno, “se non si è guidati non si riesce a cogliere    tutta l’essenza che il museo trasmette al visitatore”. Condividiamo, perché, persino a chi è del mestiere, a una visita superficiale sfuggono non solo i dettagli, ricchi di storia e di significati, ma anche l’idea che è alla base di ARMUS. Idea alla quale abbiamo solo accennato a inizio articolo, ma che occorrerà approfondire e lo faremo a breve con una intervista a Francesco Pirella: “la natura e la rivoluzione tecno-scientifica della tipografia convivono nell’accoppiamento di realtà apparentemente inconciliabili, la tipografia gutenberghiana convive con la macchina per cucire e con l’ombrello…

Oggi, e possiamo dirlo con assoluta certezza, ARMUS è un Museo della Stampa unico e inimitabile nel suo genere, e non solo in Italia, un Museo Meta-tipografico.

Oltre al suo valore storico e filologico, è un museo tipografico ad alto valore antropologico, perché qui è protagonista l’Uomo più che la macchina.

Lo diciamo anche con un pizzico di orgoglio di quando, nella precedente sede guidavamo le visite di non vedenti e di non udenti con approcci sperimentali condivisi con altre realtà europee, perché la tipografia agisce su tutti i sensi, compreso il “profumo degli inchiostri e della carta”.

Il ‘sancta sanctorum’ dell’Antilibro

In fondo alla sala principale, nella quale non dobbiamo trascurare di alzare gli occhi verso i soffitti che riservano le loro sorprese, si entra in quello che ci piace definire il sancta sanctorum con la sua arca dell’alleanza, una piccola ‘camera’ dedicata all’Antilibro.

Ci riferiamo all’evento del 1995 che Pirella – insieme a Edoardo Sanguineti, Mario Persico, Gillo Dorfles e grazie alla cultura condivisa di ciò che fu il cuore sperimentale di ARMUS, intellettuali, filosofi, sociologi, musicisti, letterati – organizzò nella valle delle cartiere genovesi (Mele e Acquasanta) e per la cui occasione fu costruito il progetto di Pirella, il ‘Conofono‘.

Questa era una struttura dell’altezza di 9 metri costruita dai maestri d’ascia di Arenzano, con lo stesso legno usato per la costruzione dei leudi e quindi indistruttibile e inaffondabile come un Leudo. Il Conofono è stato uno ziggurat, una tribuna per voci libere. Ospitato nel Museo della Scienza e della Tecnica di Milano venne poi acquisito in permanenza fino a quando, nei primi anni 2000, fu distrutto inspiegabilmente da un nuovo direttore subentrato che non ne aveva saputo comprendere il significato culturale e storico.

Qui, nel sancta sanctorum dell’ARMUS, dicevamo, viene oggi riproposto il modello in scala 1:10, ricostruito dall’arch. Filippi basandosi sulle foto rimaste e con lo stesso legno da leudo. Come un’arca dell’alleanza che resterà a ricordare le tante ‘voci libere’ che ancora permeano l’atmosfera di questo Museo, insieme alle ‘Perpetual Icon‘ di volti e corpi dei grandi personaggi che segnarono la cultura del ‘900, come Mario Luzi, Luciano Berio, Edoardo Sanguineti, Margherita Hack, Loris Jacopo Bononi, Enrico Tallone, Derrik de Kerkhove, Luciano Berio, Emanuele Luzzati, Don Gallo, e tanti altri.

Per informazioni e prenotazioni:  e-mail: beriopromozione@comune.genova.it

Come raggiungere Armus:  la via del Seminario si trova alla sinistra della via XX settembre, da via Porta d’Archi, poco oltre il Ponte Monumentale, raggiungibile in pochi minuti dalla stazione Brignole o scendendo da piazza De Ferrari e piazza Dante.

Copyright 2024 tutte le immagini: Diritti riservati Archivio ARMUS Genova
Testo e foto di Marco F. Picasso. Vietata la riproduzione anche parziale del testo.

I pannelli dell'entrata, che indicano le tappe della prototipografia, sono opera di Chiara Boitano
I pannelli dell'entrata, che indicano le tappe della prototipografia, animazione di Teresa Espanet
3 ARMUS_tipoevoluzione
Evoluzione dell'imprimere (la stampa) in 90 milioni di anni dai fossili come la elmintoidea labirintica alle impronte rupestri delle mani
6 Armus La 'sindone' tipografica di Tarasco e l'ingresso al 'sancta sanctorum'. Sullo sfondo il 'conofono'
Francesco Pirella, Perpetual Ikon per Vincenzo Tagliasco, 2005. Sullo sfondo il 'conofono'
7 ARMUS_Filippi1
L’architetto Gabriele Filippi e il modello in scala del Conofono
ARMUS Tipografario Nero, omaggio alla Danza macabra
Tipografario Nero, omaggio alla Danza macabra - 2012