Secondo gli studi sull’origine delle lingue indoeuropee, il linguaggio sarebbe stato inventato da un vecchio saggio che associava ogni sillaba a un oggetto o fenomeno naturale. Nel corso di migliaia di anni l’essere Umano ha sviluppato la capacità di comunicare prima attraverso un linguaggio strutturato e poi la scrittura, ma sempre utilizzando il pensiero, differenziandosi dagli altri animali. Ma la questione è: ‘Tacere o stare in silenzio’?

di Carlo Fraschetti *

Così l’Uomo ha iniziato a parlare e a comunicare. E così sono cominciati i guai di incomprensione e incomunicabilità, che trovano una suggestiva spiegazione nella leggenda della Torre di Babele:

Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l’un l’altro: “Venite, facciamoci mattoni e cociamoli al fuoco”. Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra”. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.” (Genesi 11, 1-9)

Il Signore così ha scelto di punire la presunzione dell’uomo e della donna diversificando i linguaggi, anziché ridurli senza parola, causando grossi problemi alla comunicazione e alla socializzazione.
E sembra esserci riuscito come dimostrano i seguenti aforismi nell’arco degli ultimi 2600 anni circa:

Non dire quello che non sai.”   (Solone – VI° sec. a.C.)
Chi sa non parla, chi parla non sa.   (Lao Tzu – V° sec a.C.)
Mi sono spesso pentito di aver parlato, mai di aver taciuto.”   (Publilio Siro – I° sec d.C.
Talora non è meno eloquente il tacere del parlare.”   (Plinio il Giovane II° sec d.C.)
Mai l’uomo è padrone di sé come quando tace.”   (Joseph Antoine Dinouart – sec. XVIII°)
Se si tace per un anno, si disimpara a chiacchierare e si impara a parlare”.   (Friedrich Nietzsche – sec. XIX°)
Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.”   (Ludwig Wittgenstein sec. XX°)
Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti”.   (Martin Luther King – sec XX°)
Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi.”   (Carlos Ruiz Zafón – sec. XXI°)

Scorie comunicative

Parlare troppo e a sproposito non è un problema dei giorni nostri, ma nel corso dei secoli la comunicazione scritta e parlata ha coinvolto un sempre più crescente numero di persone. La velocità e le modalità di replicare e sostenere la propria opinione, in particolare attraverso internet e i social network, ha accentuato in modo considerevole la difficoltà di selezionare, metabolizzare e digerire quello che leggiamo e ascoltiamo.
Non è più sufficiente contare fino a dieci prima di parlare o scrivere, sarebbe meglio fino a 1000!

Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.”(Gautama Buddha)

Il silenzio può aiutare a lasciar sedimentare le scorie comunicative che abbiamo ricevuto per poter sostenere la propria opinione nel modo più oggettivo possibile.
Gli anacoreti, dal greco anacoreo che significa “ritirarsi”, circa 1200 anni fa si ritiravano a vita spirituale nel deserto per enunciare sentenze teologiche.
Oggi l’alfabetizzazione è quella digitale, un tipo di educazione che dia valore al diritto, al dovere e al piacere di tacere quando non si ha nulla da dire. Per questo sarebbe sufficiente, forse, non avere una connessione internet!

Sovrumani Silenzi

Lo stesso Giacomo Leopardi per la sublime poesia “L’infinito” fu ispirato da un “ermo colle”, eremo o solitario, e solo il silenzio gli permetteva di pensare in modo profondo, “…sovrumani Silenzi, e profondissima quïete io nel pensier mi fingo…”.

Tacere quindi è diverso dallo stare in silenzio: il silenzio implica la scelta consapevole di riflettere in sé il proprio pensiero, e non è il tacere – per vigliaccheria e opportunismo – paventato da Martin Luther King.

Ma c’è anche un diverso tacere, quello imposto da dittature, da fanatismi religiosi, ideologici, politici e culturali, che ovviamente frena il progresso e blocca la libertà [le rivoluzionarie idee di Copernico furono date alle stampa solo quand’era sul letto di morte e, racconta la leggenda, che Copernico morente ne abbia ricevuta la prima copia il giorno in cui sarebbe morto, e taluno scrisse che, avendogliela alcuni amici messa fra le mani, lui incosciente, si sia risvegliato dal coma, abbia guardato il libro e, sorridendo, si sia spento: lui dovette ‘tacere’ ].

Massimo Baldini in “Elogio del silenzio e della parola” afferma che la causa principale del nostro malessere e della confusione sociale e linguistica di cui siamo preda è l’aver disimparato il silenzio. Inquinamento ambientale, inquinamento acustico, ma anche e soprattutto inquinamento linguistico. (Carlo Facente – L’Intellettuale Dissidente)”

Tornando alla leggenda della Torre di Babele, la punizione inflitta all’umanità diversificando i linguaggi è andata ben oltre le tante lingue o dialetti parlati.

Viviamo in un villaggio globale e ognuno di noi può avere opinioni e pensieri diversi spesso inconciliabili con il prossimo, la velocità della comunicazione non permette una riflessione ragionata a meno che non ci si renda consapevoli che sia indispensabile una sana pausa silenziosa.

L’ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce sul tetto da cui si vede il mondo o sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quell’ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli.” (Tiziano Terzani).

Qual è la morale?

Come afferma, ottimisticamente, Carlo Fraschetti, basterebbe non avere una connessione internet. Cui aggiungiamo tanti talk show televisivi, in cui tutti parlano spesso senza ascoltare l’altro. E, come afferma Vittorino Andreoli, psichiatra di fama, “Si parla per risonanza, e le parole non nascono più dal pensiero” (in Beata Solitudine – 2018).

Ma vorremmo aggiungere queste considerazioni, citando Hillman: “il diritto al silenzio“.
Un diritto (che sarebbe meglio fosse un dovere) che proprio in questa società iperconnessa ha perso a favore del like, del “a cosa stai pensando?” ‘feisbucchiano’.  Quindi il ‘silenzio’ potrebbe essere lasciare vuota la casella “a cosa stai pensando”. Siamo obbligati a comunicare nostro malgrado. ma potrebbe essere il momento in cui sperimentiamo nuovi modi di comunicazione. Imparando anche a immaginare e utilizzare le immagini in modo meno superficiale e sovrabbondante ma più intimo e profondo.
Oggi l’alfabetizzazione è quella digitale, un tipo di educazione che dia valore al diritto, al dovere e al piacere di tacere quando non si ha nulla da dire.

Forse quindi è una fortuna, o almeno un vantaggio, il fatto che il settore industriale di cui ci occupiamo sia basato sulla carta: ‘Scripta manent‘, ma non solo perché scrivere richiede più sforzo che parlare e quindi, prima, occorre (occorrerebbe) pensare. Un condizionale d’obbligo perché, come dimostrano molte affermazioni scritte nei ‘social’, il pensiero è spesso un optional. E così si ritorna a quegli analfabetismi di cui abbiamo parlato negli editoriali dei mesi scorsi.

* Carlo Fraschetti si occupa di carta e “… consiglia la miglior scelta di carte e supporti da stampare per il tuo progetto grafico”.