Da una riflessione sul coraggio di chiedere un “aiuto” in azienda deriva la nostra parola del mese.

L’amico Christian Baldovini, responsabile area commerciale e acquisti presso POLIGRAFICI IL BORGO S.R.L., nota azienda grafica bolognese, ha postato una riflessione che ci piace e abbiamo deciso, con il suo consenso, di utilizzarla per il nostro editoriale di novembre. E “aiuto” è quindi la nostra parola del mese.

Una collega ‒ scrive Christian mi chiede di aiutarla a svolgere un determinato compito. Accetto la richiesta, ma mentre ci adoperiamo per portarlo a termine mi confessa che in realtà non voleva farlo perché era in imbarazzo nel chiedermelo.
Rimango stranito.
La prendo da parte e la tranquillizzo dicendole che ‘chiedere aiuto’ non è un gesto di cui vergognarsi ma, al contrario, rappresenta un segno di grande consapevolezza.
Chiedo aiuto perché mi rendo conto che il lavoro da svolgere è importante.
Chiedo aiuto perché mi assumo la responsabilità del compito che mi è stato assegnato e ci tengo a farlo bene.
Chiedo aiuto per imparare da chi ha più esperienza in un determinato ambito ad affrontare le sfide future con maggiore competenza.
Chiedo aiuto perché sono una persona matura che sa di non essere perfetta e riconosce di avere dei limiti.
Chiedo aiuto perché sono cosciente che cercare di risolvere ogni problema da soli può portare a stress, frustrazione e, nel lungo periodo, al burnout.
Può sembrare un ragionamento controintuitivo, ma alla fine chiedere aiuto è un atto potentissimo che richiede una certa dose di coraggio. La crescita personale passa però anche dall’acquisizione di questo genere di consapevolezza
.”

Apprezziamo queste considerazioni che dovremmo fare nostre e condividere, sempre, per non dimenticare che chiedere e prestare aiuto arricchisce chi riceve e chi dà.