Riceviamo questa lettera da Helmut Mathes, noto sia come giornalista di riviste tecniche in Germania, sia come esperto di macchine per il packaging e la cartotecnica. Pur non condividendo tutte le sue osservazioni, riteniamo utile e comunque necessario riportarle, per il bene comune di tutto il settore. Il confronto con gli anni Settanta e Ottanta non regge perché allora c’era molto fermento e rinnovamento. Oggi, non a torto, il digitale ha spostato l’attenzione su un mondo che non è quello classico della stampa. Per una ulteriore analisi sul Print4All rimandiamo anche al nostro editoriale.

Dopo la visita al Print4All ho proprio la impressione che potrebbe essere stata l’ultima edizione, come mi viene confermato anche da parecchi visitatori dall’estero, con commenti tipo “non valeva il tempo”, “uno spreco di tempo e soldi.”

Infatti già in ogni edizione si vedevano meno espositori, se li confrontiamo con le GEC ’69, Grafitalia ’73 – Grafitalia – Converflex ’81, fino al mostro di 6 – 7 fiere tutte insieme con l’apertura di RHO. Una costante riduzione dalla parte delle Industria della stampa, aumento del converting etc, e del digitale, si riducono sempre di più i produttori italiani, ma mancano anche parte degli espositori stranieri nei settori dove l’Italia non produce più niente da anni. Questa volta erano due soli padiglioni riempiti per due terzi della superficie: 250 espositori, ma sarebbe meglio dire ‘stand’ perché spesso c’era solamente una persona con un computer e qualche flyer.

Primo segno: non esiste un catalogo della fiera. Solo una brochure di 32 pagine formato A5 circa. Nessuna indicazione di cosa viene esposto, nessun elenco degli espositori con indirizzo e numero telefonico o e-mail per essere eventualmente contatti più tardi. Non serve: è un lusso. Al visitatore della fiera rimangono solamente le notizie che prende. I visitatori della Drupa tengono religiosamente sullo scaffale i cataloghi come referenza, ma del Print4All niente. Un segno chiaro che si chiude poi la baracca.

A mio parere la Acimga doveva fare molto di più. 50 anni fa era una piccola associazione, ma molto dinamica nei mercati importanti; oggi si è allargata, ma e diventato una struttura di tipo statale.
Per fare le cose peggio, molti espositori hanno pensato bene che al primo giorno il titolare e le persone chiave non devono essere sullo stand “facciamo un po’ di economia” perché tanto di novità non ce n’erano, per il flusso di informazione si usa Internet, si fanno i webinar. Costa meno.

Informazioni scarse

Un’altra novità era che i dépliant sono diventati dei volantini e dati solo su richiesta. L’ultima trovata è il QR code da riprendere con il telefonino perché i dettagli sulla produzione o su quanto esposto non si spiegano più, basta una foto e qualche riga di testo sul telefonino. Alcuni espositori hanno distribuito bei dépliant che non davano nessuna informazione reale e mancavano anche di indirizzo, telefono, etc – al massimo si indicava il portale internet – va bene se una ditta non vuole essere disturbata dal compratore, ma allora mi domando perché stampare un flyer e partecipare a una fiera. Un esempio per tanti la brochure di un noto produttore di anilox.
Infatti anche la Fiera di Milano preferiva di dare fogli con i QR code perché è più semplice e moderno che rispondere alle domande.

Acimga e ARGI hanno di nuovo organizzato gli speaking corner dove a tutte le ore qualche esperto dava delle spiegazioni su temi anche interessanti, spesso in sovrapposizione, ma il visitatore non ha il tempo in fiera per questo. Questo si era già visto all’ultima Print4All e alla DRUPA già dal 2008, ma la Drupa dura 2 settimane e allora ci potrebbe essere forse il tempo. A Milano c’erano 4 gatti seduti perciò non valeva la pena di insistere.

Queste critiche devono essere lette in positivo per stimolare e intervenire prima che sia troppo tardi. L’Italia, come maggiore fornitore di macchine per la stampa deve avere una valida fiera periodicamente.

Helmut Mathes

Nota della redazione

In effetti si è notata l’assenza delle macchine da stampa offset, ma ci si può chiedere se fossero necessarie. Piuttosto da considerare in negativo la mancanza delle grandi Case, unica presente Koenig & Bauer, che ha presentato una interessante piega-incollatrice per stampatori offset. Positiva anche, per citare alcune aziende italiane, la presenza di Primatech con una macchina funzionante. Così come alcuni produttori italiani di macchine per la flessografia e la cartotecnica  SCS Automaberg, Ecosystem Costruzioni, Camis e per la stampa e finitura di etichette come Lombardi, con una novità,  Prati e Cartes.