Nuova Erreplast ha vinto al BestinFlexo 2016 il primo premio per l’Uso Creativo della Stampa Flessografica e il premio assoluto Best in Show 2016.

Non poteva mancare quindi questa intervista esclusiva a Domenico Raccioppoli, il giovane titolare dell’azienda di Napoli. Nuova Erreplast è un’azienda familiare con 60 dipendenti e un fatturato, nel 2016 di circa 20 milioni di Euro, un terzo nei mercati del Nord America, Nord Europa e Nord Africa. Al momento dell’intervista al FexoDay 2016, l’azienda si prepara al trasloco nel nuovo stabilimento di Marcianise (CE), costruito secondo le più recenti tecnologie per il risparmio energetico, la difesa dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro.

MetaPrintArt – Quali sono le origini della Nuova Erreplast? 

Domenico Raccioppoli davanti ai lavori premiati

Domenico Raccioppoli davanti ai lavori premiati

Domenico Raccioppoli – La Nuova Erreplast fu fondata nel 1980 da mio padre e fino al 2010 il nostro core business è stato l’imballaggio per il settore moda e settore ortofrutta, nato alla fine degli anni ’90. Da qui le prime esperienze nella stampa di prodotti laminati quali il film polietilene e co-estruso.

MAP – Quando è avvenuto il cambiamento?
D. R. – I grandi passi avanti li abbiamo fatti dal 2010 quando abbiamo acquistato la prima macchina banda larga, una 8 colori Uteco. Nel 2013 abbiamo acquistato una 10 colori Uteco, in queste settimane (dicembre 2016) installiamo una 6 colori, per sostituire l’attuale stampa adoperata per la personalizzazione di shopper biodegradabili, e nel maggio 2017 arriverà un’altra 10 colori, sempre Uteco, che sostituirà la 8 colori.

MPA – Una bella serie di investimenti. Ma occorre anche una manodopera qualificata.
D. R. – Certo, ma fino a oggi il mercato ha premiato questi nostri investimenti. C’è una partnership con Uteco, perché abbiamo integrato i rispettivi know-how: loro con la costruzione delle macchine e noi con la manodopera qualificata, grazie sia ai corsi presso l’azienda veronese, sia ai corsi di formazione stampa, che i nostri operatori seguono regolarmente.

MPA – Una stampa flessografica di qualità, dunque.
D. R. – È il nostro punto di forza. E per arrivare al massimo sfruttamento della tecnologia flessografica, dopo la macchina che installeremo nel 2017, arriverà una terza 10 colori con un 11° elemento roto reversibile e per le vernici a registro; si incrementerà così un’altra fetta di mercato, servita con prodotti di nicchia che stanno però prendendo sempre più piede.

MPA – Che genere di lavori? 
D. R. – Ad esempio, nel caso specifico del progetto oggetto di premio, un lavoro che nasceva a 8 colori per la rotocalco è stato portato da noi in flessografia dapprima a 8 colori e poi addirittura a 5 (i 4 colori di quadricromia più il bianco). Quindi c’è stato un risparmio di lastre e di inchiostri anche con vantaggi sull’impatto ambientale.

MPA – Una bella soddisfazione
D. R. – Sì, è una grande soddisfazione perché c’è stata un’accurata selezione dei colori nella quadricromia sfruttando al massimo tutte le sfumature per andare in registro.

MPA – Che impressione le ha fatto la relazione di Steve Smiley, qui al FlexoDay, sulla stampa in eptacromia?
D. R. – La stampa a sette colori è molto importante e ci sono grandi prospettive. Secondo me però la tecnologia a 10 colori sfrutta la massima efficienza nella preparazione della macchina, soprattutto perché due stazioni sono sfruttabili sempre per i colori base, addirittura anche tre in questo caso, o per le vernici.

MPA – Come è il mercato e che aree seguite?
D.R. – Noi quest’anno (2016) abbiamo fatturato circa il 22% in più rispetto all’anno scorso raggiungendo la punta massima di 20 milioni di Euro di fatturato di cui il 35% all’estero. Di questo 35%, il 70% viene esportato in nord America, il resto viene spartito nel mercato nord europeo e nord africano.

MPA – Mercati importanti. Come li avete conquistati? 
D. R. – Sì, in questo ci hanno aiutato molto le fiere. La presenza a Interpack è stata fortemente voluta da me. Il food packaging è un settore che abbiamo sviluppato molto, non solo con nuovi macchinari, ma anche con un nuovo stabilimento nella zona industriale di Marcianise, dove adotteremo anche una politica di grande attenzione all’ambiente i cui si lavora. Il capannone sarà totalmente climatizzato e un’area di 500 metri quadri sarà destinata a una camera bianca per tutti i prodotti asettici.

MPA – Cosa ha dettato queste innovazioni? 
D. R. – Il nostro obiettivo è diversificare. La prima diversificazione fu quella di entrare nel food packaging dalla moda che era in calo, e pian piano diversificando anche all’interno del food packaging.   Da qui la camera bianca: per alcuni settori ci saranno delle leggi che obbligheranno l’inserimento delle camere bianche in produzione e io voglio anticipare i tempi. La politica vincente per un’azienda per me è anticipare i tempi almeno di una decina di anni.

MPA – Investire in idee oltre che nelle tecnologie è quello che mi sembra stiate facendo voi. 
D. R. – Sì e devo ringraziare tutta la mia squadra che mi segue e mi sostiene affiancandomi nell’attuare tutte quelle che erano le mie idee. Tutto il ciclo delle fiere è importante, perché la nostra presenza sul mercato va fatta ciclicamente e non sporadicamente. L’evento isolato non dà nulla. Solo con una presenza costante si possono fidelizzare i clienti. Noi nel 2010 fatturavamo 5 milioni di € e ora siamo a 20. Abbiamo potuto farlo investendo molto nei mercati esteri.

MPA – Mai pensato alla rotocalco? 
D. R. – In questo momento è prematuro per la mia realtà. Voglio concentrarmi su ciò che abbiamo fatto e su un’altra ala importante che abbiamo, che è quella dell’estrusione di polietilene e polietilene biodegradabile. Anche qui abbiamo fatto investimenti molto importanti, come un impianto di ultima tecnologia per estrusione biodegradabile e non, con una punta di stiro ultraflat plus.