Il 2020 non è iniziato bene. Ma soprattutto si notano incongruenze che dovrebbero far meditare e mettere in guardia. La fiducia dei consumatori cresce, ma quella delle imprese e del commercio cala. Si parla di sostenibilità d’impresa, ma spesso non è chiaro di cosa si parli.

Prendiamo spunto per questi ragionamenti da due analisi apparentemente contrapposte. Quella che deriva dai dati ISTAT di inizio anno, recentemente presentata alla CCIA di Milano da Vittorio E. Malvezzi, e quella di Tonino Dominici, entrambi noti imprenditori del nostro settore.
Sono ragionamenti che potranno lasciare il tempo che trovano, ma che possono essere utili per fermarsi un momento quando l’attenzione generale è, al momento, divisa tra virus sanitari e virus politici.

Consumatori
Indici sentiment

Secondo i dati finanziari, a gennaio 2020 si stima un miglioramento dell’indice del clima di fiducia da parte dei consumatori. Si passa da 110,8 a 111,8. La crescita di un punto percentuale è sempre rilevante.

A contrario, l’indice composito del clima di fiducia delle imprese registra un calo da 100,7 a 99,2. Qui siamo addirittura al punto e mezzo. Perché questo divario? Lasciamo, ovviamente, la risposta agli esperti o presunti tali, anche perché si può dire tutto e il contrario di tutto.

Secondo le analisi ufficiali, tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori mostrano una tendenza al rialzo. Il clima economico registra un incremento da 120,9 a 123,8, il clima personale cresce da 106,8 a 108,4, il clima corrente aumenta da 108,8 a 110,7. Per quanto riguarda la fiducia sul futuro si passa da 112,3 a 114,7.

Manifatturiero e servizi

Indici manifatturieroMa se veniamo al manifatturiero e al commercio, le cose cambiano.

Nell’industria si registra un complessivo miglioramento, dovuto però al settore dell’edilizia un’evoluzione positiva dell’indice è trainata dal miglioramento delle attese sull’occupazione (ma forse anche per le detrazioni su manutenzione e rifacimenti, come possiamo notare dagli innumerevoli ponteggi sulle facciate).
Per i servizi emergono invece segnali di incertezza. Se, infatti, nel settore manifatturiero l’indice aumenta da 99,3 a 99,9, nei servizi la fiducia diminuisce passando da 102,2 a 99,5.
Ma è soprattutto nel commercio al dettaglio, che l’indice cala sostanzialmente: da 110,6 a 106,6. Quattro punti percentuali sono molti. Nei servizi di mercato e nel commercio al dettaglio il calo dell’indice riflette una dinamica negativa di tutte le componenti. Si assiste a un diffuso peggioramento dei giudizi sulle vendite in entrambi i circuiti distributivi analizzati (GDO e distribuzione tradizionale) mentre le relative aspettative sono in calo solo nella grande distribuzione. Sulle cause si possono fare alcune supposizioni, non ultima la ‘guerra alla plastica’.
Indici servizi

Sostenibilità versus opportunismo

Tonino Dominici illustra la filosofia aziendale di Boxmarche

E veniamo alle considerazioni su sostenibilità versus opportunismo dell’impresa. La lucida analisi che Tonino Dominici ha pubblicato sul suo notiziario Next, rispecchia il carattere dell’uomo. Imprenditore, che ha a cuore la propria azienda nel suo complesso, dagli azionisti a tutti i collaboratori e non solo, perché vi comprende anche il territorio.

Nelle sue considerazioni, Tonino fa il punto: “gli input che arrivano dall’esterno sono legati al modo di fare impresa e al futuro di tutti”. Si riferisce al manifesto della Business Roundtable pubblicato il 19 agosto 2019, che invita a una svolta etica del capitalismo.

Ma, fa osservare, con il problema di attirare critiche qualsiasi cosa si faccia.

L’imprenditore – dice Dominici – “comunque decida di muoversi attirerà inevitabilmente delle critiche. Se non attuerà una politica sociale e ambientale efficace verrà massacrato e vedrà anche la diminuzione del valore della sua azienda, se lo farà sarà accusato di cavalcare l’onda per aumentare i suoi profitti e se si esprimerà pubblicamente a favore di politiche di questo tipo verrà accusato di essere un opportunista o di vuota retorica.”

E dunque? L’importante è che facciano due semplici cose: azioni concrete e far sapere ciò che si sta facendo, in modo che l’opinione pubblica possa valutare la sua buona fede, la sua lungimiranza e se la sua attività legata al profitto sia davvero inconciliabile con il bene comune.

Per quanto riguarda me – conclude il presidente di Box Marche – credo che il bene comune e quello della singola impresa non siano inconciliabili e mi adopero ogni giorno per renderlo possibile con Positività, Entusiasmo, Passione.”
Box Marche sostenibilità