Dall’osservatorio Deloitte risulta che il 69% degli italiani è preoccupato che i prezzi dei prodotti cresceranno nei prossimi mesi rimandando grandi acquisti. Il 39% dei consumatori si sente sicuro a recarsi in teatro, al cinema, ai concerti o a eventi sportivi. Più di 4 italiani su 10 rimandano l’acquisto di una nuova auto. Ma anche le imprese produttrici di cartotecnica non sono meno preoccupata per i prezzi e la mancanza di materia prima.

In questa fase di ripresa economica post-pandemia che sta caratterizzando il nostro Paese e l’Europa, i consumatori italiani si sentono più sicuri a rientrare in ufficio, andare al ristorante, vedere uno spettacolo dal vivo e viaggiare, ma allo stesso sono preoccupati per l’aumento dei prezzi al consumo e questo potrebbe avere ripercussioni sulle loro capacità di spesa.

È questo il quadro fornito dal Deloitte State of the Consumer Tracker, l’osservatorio mensile che coinvolge un panel di 22.000 consumatori in 22 Paesi nel mondo.
Lanciato nell’aprile 2020 con lo scopo di avere aggiornamenti sul sentiment dei consumatori in pandemia, a partire da ottobre 2021 l’osservatorio si presenta in veste rinnovata, con nuove domande più attuali rispetto al contesto che stiamo vivendo. Le rilevazioni, come di consueto, proseguiranno in maniera mensile.

Nell’ultimo mese, gli italiani sono preoccupati soprattutto da tematiche di natura economica, un trend accentuatosi negli ultimi due mesi. Particolarmente alto è il timore dell’aumento dei prezzi dei beni di consumo: il 69% teme un rialzo nei prossimi mesi: timore condiviso dalla maggior parte dei paesi coinvolti nell’analisi, con percentuali anche superiori a quelle dell’Italia: Stati Uniti (72%), Francia (75%), Germania (76%), Spagna (83%). Meno preoccupate del nostro paese parrebbero le economie del nord Europa (Danimarca 42%, Svezia 44%, Norvegia 47%, Svizzera 50%, Olanda 62%) e la Cina (54%) che riportano comunque percentuali elevate.

Rischi economico/finanziari

Se guardiamo ai rischi economico/finanziari in Italia, la preoccupazione principale riguarda i propri risparmi (54% vs 34% ad inizio settembre), seguita dall’ipotesi di non poter fare acquisti importanti per lungo tempo (52% vs 39%) e dall’idea di non essere in grado di rispettare i pagamenti e indebitarsi (37% vs 24%).

In generale, nell’arco dei mesi passati, il 61% degli italiani ha provato un senso di incertezza costante, un fattore che certamente ha influito sulla propensione al risparmio (il 62% è propenso a risparmiare per il futuro) ed influirà anche nei prossimi mesi sulle scelte di consumo.

Maggiore sicurezza

La percezione di sicurezza che gli italiani provano nei confronti delle attività quotidiane è cresciuta negli scorsi mesi e rimane stabile anche dopo l’estate, in alcuni casi con percentuali più alte che in altri paesi. In generale, ci si sente sicuri a recarsi in negozio (65% vs 70%), andare al ristorante (64% vs 59%), recarsi al lavoro (54% vs 63%) e interagire con personale di servizio (57% vs 53%). L’aumento più alto, di ben dieci punti percentuali, si è verificato per la percezione di sicurezza legata ad eventi live: il 39% dei consumatori si sente sicuro a recarsi in teatro, al cinema, ai concerti o ad eventi sportivi.

Le stesse dinamiche si riscontrano nella media globale, in generale i consumatori in tutto il mondo sono più sicuri nella quotidianità, in particolar modo le attività per le quali si riscontra una crescita maggiore in termini di sicurezza sono la partecipazione ad attività in presenza (44% vs 32%), andare al ristorante (58% vs 50%), soggiornare in hotel (55% vs 49%).

Questo rinnovato senso di sicurezza è in linea con il desiderio dei consumatori di ricercare più esperienze dal vivo (59%) rispetto alle esperienze mediate dai digital device, come si è verificato degli ultimi 12 mesi. È alta anche la preferenza a spendere per esperienze (56%) in contrasto con l’acquisto di oggetti fisici (44%).

Acquisti online e cartotecnica

I consumatori italiani, negli ultimi mesi, hanno percepito un generale aumento dei prezzi per diverse categorie di consumo. Secondo il 50% degli intervistati, i prezzi di grocery e casalinghi sono aumentati molto (54% secondo la media globale), così come il prezzo di alcolici e tabacco (42% vs 40% di media globale), abbigliamento (42% vs 40% di media globale) e ristoranti (50% vs 46% di media globale). Una percezione corretta, considerato l’aumento dei prezzi delle materie prime a livello globale che influisce direttamente sui prezzi dei beni di consumo.

Nell’ultimo anno i consumatori italiani si sono abituati ad acquistare anche online, tuttavia ci sono ancora alcune categorie per le quali si resta saldamente ancorati all’acquisto totalmente in store; stiamo parlando del grocery (71%), medicine (69%), mobili ed arredamento (51%) e prodotti ed articoli per la casa (46%). Per l’abbigliamento il 65% acquista prevalentemente in store, il 18% sia online che in-store e il 18% prevalentemente online. Per l’elettronica, il 45% acquista prevalentemente in-store, il 18% sia online che in-store e il 37% prevalentemente online.

Naturalmente la crescita degli acquisti online ha fatto crescere la richiesta di contenitori e imballi cartotecnici, mettendo in crisi la cartiere e i loro clienti. La mancanza di materie prime, oltre all’aumento dei costi e dei prezzi, causa ritardi sulle consegne con disagio per i produttori e i convertitori.