Genio e sregolatezza, parafrasando il famoso attore immortalato a A. Dumas, è la definizione che possiamo dare di Bruno Fabiani. Scomparso lo scorso mese di aprile – il giorno 12 alle ore 11.30 per l’esattezza, secondo quanto riferisce l’anagrafe di Torino. Sì, perché purtroppo pochi hanno saputo per tempo della scomparsa di questo solitario professore del Politecnico e geniale inventore e ricercatore.

Geniale, ma spesso (ingiustamente) contestato.
Si è presentato nella storia della tipografia come lo studioso più tenace e radicale nell’affermare la responsabilità etica di Gutenberg, uno degli aspetti più controversi della civiltà dell’Uomo tipografico” afferma Francesco Pirella nel ricordare questo studioso solitario e non sempre compreso.

Docente di Analisi dei processi di stampa al Politecnico di Torino, esperto, tra le tante altre cose, di stampa e delle sue tecniche dall’invenzione dei caratteri mobili – appena laureato in ingegneria   aveva lavorato in Nebiolo – , contestò il fatto che la Bibbia di Gutenberg, quella del 1453, la famosa Bibbia delle 42 linee (B42) fosse stata stampata con caratteri mobili.

Fabbiani poté dimostrare, sulla base di accurate ricerche e sperimentazioni, che la B42 non fosse composta tutta in caratteri mobili, bensì in placche di piombo su cui aveva inciso, in rilievo, i caratteri. In pratica, come un flano, in piombo.
Riconosceva comunque che Gutenberg avesse ‘inventato’ i caratteri mobili, e soprattutto il torchio da stampa, che utilizzò anche nella B42 e certamente in successive edizioni. A differenza infatti dei caratteri mobili coreani, in legno e molto più grandi, quelli in piombo avevano problemi per la spaziatura nella composizione e nella difficoltà nel tenere insieme la pagina. C’era poi il problema della quantità di caratteri mobili da fondere e da tenere a disposizione per stampare un’intera Bibbia.

Il tema fu affrontato e discusso in un famoso incontro “Processo a Gutenberg” che si tenne a Genova presso ARMUS, il Archivio Museo della Stampa di Francesco Pirella nel 2005. Fu un evento di rilievo, alla presenza dell’allora Sindaco di Genova e di altre personalità. Fabbiani, da pubblico ministero nei confronti di Gutenberg, fu invece messo alla sbarra dai suoi detrattori e difensori del magontino. Giudice fu nominato per l’occasione, il grande studioso Loris Jacopo Bononi.

Fu un dibattito acceso, ma certamente molto costruttivo: in pratica si contrapponevano i modelli e le prove sperimentali esibiti e spiegati da Fabbiani, contro gli argomenti basati solo sulla tradizione storica riportata e ri-trascritta nei secoli. Non vi sono infatti documenti incontestabili a favore di una tesi o dell’altra.
Alla fine di un lungo dibattito il giudice non se la sentì di esprimere una sentenza definitiva, non potendo, onestamente dare ragione agli uni o agli altri. Giudizio di parità, e se si preferisce, rimandato ai posteri.

Naturalmente, quando il Museo della Stampa di Magonza venne a sapere di questo processo e delle tesi di Bruno Fabbiani – che furono regolarmente pubblicate sul mensile Graphicus diretto da Marco Picasso – fece il diavolo a quattro, accusando Bruno Fabbiani di ‘vilipendio’ della stampa.

Bruno Fabbiani, fu comunque geniale in tutte le sue sperimentazioni e anche nelle sue raccolte, che sarebbero dovute diventare un Museo.

Bruno Fabbiani con l’immagine 3D della Sindone

Negli ultimi anni si era dedicato a ricerche molto accurate di analisi 3D delle fotografie professionali e ufficialmente riconosciute, della Sacra Sindone, traendo anche in questo caso le sue conclusioni. Conclusioni che tuttavia si limitavano a un’analisi tecnica e scientifica, senza ipotizzare, forse per eccessiva prudenza, un giudizio definitivo. A quando risale? Di chi è l’immagine riprodotta? Il lavoro di Fabbiani si limitava, per così dire, a rendere in rilievo, in 3D, l’immagine conservata sulla Sindone, quasi a ricrearne un bassorilievo.

Tra le sue specialità, forse meno note perché non ne parlava, Fabbiani era uno dei massimi esperti in Italia e non solo, nel riconoscimento delle firme e della grafia, tanto da essere il più gettonato perito da parte dei Tribunali, ed era consulente dell’Interpol per quanto riguarda le falsificazioni di stampa – soprattutto di banconote – e di documenti.

 

R.I.P.