Il settore della carta e della stampa continua a navigare in un contesto economico complesso, segnato da sfide sia internazionali che locali. Vittorio E. Malvezzi analizza i trend alla fine del 2024.
Uno sguardo al panorama internazionale
Negli Stati Uniti, l’economia dei consumi mostra segnali preoccupanti: il debito delle carte di credito ha raggiunto il record di 1.100 miliardi di dollari, segnando un aumento del 214% rispetto al 2008. Simili crescite esponenziali si osservano nei prestiti auto (+100%) e in quelli studenteschi (+200%). Tuttavia, il calo dell’occupazione, accompagnato da un aumento dei default dei debiti dei consumatori, pone serie preoccupazioni sulla stabilità economica del paese.
In Europa, invece, il livello di fiducia delle imprese è stato in calo per gran parte dell’anno, toccando un minimo a fine 2024. Nonostante ciò, l’attività economica dell’eurozona sembra tornare a crescere, offrendo un barlume di speranza per il futuro.
La situazione in Italia
In Italia, il settore manifatturiero continua a mostrare segni di contrazione, accompagnato da un incremento dei costi di produzione. Nel commercio al dettaglio, i settori profumeria e cura del corpo guidano le vendite, mentre la stampa (libri, cartoleria, giornali e riviste) si colloca al quartultimo posto. A novembre 2024, le vendite al dettaglio hanno registrato un calo sia in valore che in volume, salvo una crescita nei beni alimentari, sostenuta principalmente dalla grande distribuzione.
Gli indici macroeconomici presentano un quadro misto. Il PIL italiano si mantiene stabile (+0,0%), ma al di sotto della media dell’eurozona (+0,4%). La produzione industriale mostra un leggero incremento (+0,3%), mentre le vendite al dettaglio in volume restano negative (-0,6%). Da segnalare il netto calo dell’inflazione, scesa all’1,0% nella media del 2024, in forte riduzione rispetto al +5,7% del 2023, grazie soprattutto alla diminuzione dei prezzi energetici (-10,1%). Tuttavia, la fiducia dei consumatori continua a peggiorare, riflettendo preoccupazioni sulla situazione economica generale e sulle prospettive familiari.
Segnali positivi dal settore pubblicitario
Nonostante le difficoltà, il comparto pubblicitario registra una performance positiva. Nei primi dieci mesi del 2024, la raccolta pubblicitaria è cresciuta del 5,1%, con un andamento ancora più favorevole (+5,9%) se si escludono le stime Nielsen relative al search, social e classified. Questo trend evidenzia una ripresa di fiducia da parte degli investitori pubblicitari, sebbene permangano incertezze sul mercato generale.
Prospettive
A dicembre 2024, il clima di fiducia delle imprese mostra segnali di recupero, trainato principalmente dai servizi di mercato, in particolare nei settori dell’informazione, della comunicazione e dei servizi alle imprese. Tuttavia, le aspettative dei consumatori continuano a peggiorare, riflettendo un clima di incertezza e timori per il futuro economico.
L’industria della carta e della stampa si trova quindi a fronteggiare sfide significative, ma anche ad esplorare nuove opportunità in un contesto di cambiamenti strutturali. La capacità di adattamento e l’innovazione saranno le chiavi per garantire una crescita sostenibile nel lungo termine.
Facciamo le pulci
Abbiamo chiesto un commento “terra terra” all’autore dello studio da cui emerge che non tutto ciò che si dice ‘ufficialmente’ vada preso per oro colato.
«Vale infatti la pena di sottolineare ‒ ci dice ‒ che i dati esposti durante la discussione, sono apparentemente positivi se ti limiti a considerare l’aspetto quantitativo, ma nascondono una ‘gabola’ che suona irridente: come quando il mese scorso tutti gridavano al miracolo perché in Italia era diminuita la disoccupazione. Però si glissava sul forte aumento di quelli che ormai hanno rinunciato a cercare un lavoro: li chiamano “Inattivi”, ma a volte possono anche essere molto attivi, solo sono molto discreti e… lavorano in nero. In altre parole i numeri vanno “pesati più che contati”, come si diceva. E poi ne manca uno: i dati “positivi” della Produzione, sono da imputare in buona parte all’area dell’energia. In altre parole si sarebbe fatto volentieri a meno dell’aumento, anche se probabilmente alcune grandi aziende fornitrici non saranno d’accordo.»
TìIl testo di questo articolo è stato liberamente tratto dagli “Indici gennaio 2025”, presentati da Vittorio E. Malvezzi – che ringraziamo – il 29 gennaio alla riunione della Commissione Carte e Cartoni della CCIA di Milano.




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