Dal GIFLEX 2025, le sfide e le opportunità per le imprese italiane ed europee. Globalizzazione e Competitività: il nuovo volto dell’economia mondiale

l GIFLEX 2025 ha acceso i riflettori su uno dei temi più cruciali del nostro tempo: il futuro della globalizzazione e la competitività dell’industria europea. Due interventi di altissimo livello hanno tracciato una mappa precisa delle trasformazioni in corso e delle strategie per affrontarle: quello di Carlo Altomonte, Professore di Politica Economica Europea, Università Bocconi e quello di Carlo Amenta, Professore Associato di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche, Università di Palermo.

Due secoli di globalizzazione: evoluzione, crisi e prospettive future

Carlo Altomonte ha ripercorso l’evoluzione della globalizzazione negli ultimi due secoli, evidenziandone le fasi di accelerazione e frenata.

Le grandi fasi della globalizzazione

  • First Unbounding: alla fine dell’Ottocento, le innovazioni nei trasporti separarono produzione e consumo su scala globale. Questo slancio si interruppe con la Prima Guerra Mondiale.
  • Second Unbounding: dagli anni ’70, la rivoluzione ICT consentì la frammentazione produttiva e la nascita delle catene globali del valore.
  • Third Unbounding: la separazione tra luogo di lavoro e destinazione del lavoro, abilitata dal remote working e dall’internazionalizzazione dei servizi.

Dallo slancio alla frenata. Già prima della stagione dei dazi trumpiani, la globalizzazione aveva mostrato segnali di “slowbalization” — un rallentamento fisiologico di un processo che aveva corso a velocità eccezionale. La crisi finanziaria del 2008 e la pandemia di Covid-19 hanno ulteriormente messo in discussione la solidità delle catene globali del valore.
Frammentazione geopolitica, Brexit, guerre commerciali, pandemia e conflitto Russia-Ucraina hanno inaugurato una fase di “globalizzazione selettiva“, in cui lo scambio globale resta importante ma sempre più condizionato da logiche geopolitiche, sicurezza e alleanze strategiche.

Le tensioni commerciali USA-EU. Nonostante il cambio di amministrazione a Washington, l’approccio protezionista degli Stati Uniti è rimasto. Le tariffe su beni europei, nate in contesti come il contenzioso Airbus-Boeing, dimostrano che il commercio è sempre più utilizzato come leva politica.

Impatto sulle imprese italiane. Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti — circa 65 miliardi di euro annui — sono relativamente ben posizionate: alta qualità dei prodotti, margini superiori alla media europea e una struttura di tariffe multilaterali aiutano a mitigare i rischi. Tuttavia, resta la preoccupazione per un possibile rallentamento dell’economia globale.

Competitività: la nuova sfida per l’Europa

Nel suo intervento, Carlo Amenta ha posto l’accento sulla competitività come vera chiave di prosperità nel nuovo scenario frammentato.

Che cos’è la competitività? Non si tratta solo di “essere più bravi” — ma implica:

  • Durare nel tempo, generando crescita sostenibile.
  • Mettere il cliente al centro, mantenendo profittabilità.
  • Adattarsi ai cambiamenti sociali (es. sostenibilità).
  • Offrire qualcosa di unico rispetto ai concorrenti.

Fondamentale ricordare che competono le imprese, non gli Stati.

I tre pilastri della competitività

  • Compete: forza nei mercati internazionali, accesso alle materie prime, logistica efficiente, comunicazione.
  • Change: capacità di innovare e adattarsi.
  • Connect: costruzione di reti e alleanze.

Il nuovo corso dell’Unione Europea: la “Competitiveness Compass“, guidata dai rapporti Draghi e Letta, la nuova strategia UE si basa su:

  • Innovazione e spinta tecnologica (AI, quantum computing).
  • Decarbonizzazione e sicurezza energetica.
  • Semplificazione normativa e unificazione dei mercati dei capitali.
  • Creazione di un 28° regime giuridico uniforme per aumentare certezza e ridurre burocrazia.

Opportunità e rischi. L’UE sta finalmente riconoscendo la necessità di un approccio più rapido e orientato alla competitività.
Tuttavia, Carlo Amenta avverte: i cambiamenti sociali devono maturare naturalmente e la politica deve creare le condizioni senza forzare processi troppo rapidamente.

In sintesi

Il futuro dell’economia globale sarà meno lineare e più competitivo. In questo scenario, le imprese italiane ed europee dovranno investire in qualità, resilienza e capacità di adattamento.
Non basta più essere presenti sui mercati globali: occorre essere veloci, innovativi e connessi, pronti ad affrontare una competizione che si giocherà sempre più su intelligenza, collaborazione e visione di lungo termine.