L’ingiustificato allarmismo francese che accusa la carta italiana di essere inquinante e pericolosa per i consumatori. La presa di posizione di Assocarta, che spiega come la realtà sia ben diversa da quanto afferma un importante quotidiano d’Oltralpe.
PFAS: scienza o desiderio di notorietà a tutti i costi? Così Assocarta sintetizza le affermazioni pubblicate da Le Monde in un articolo dal titolo “‘Forever pollution’: Explore the map of Europe’s PFAS contamination”.
Massimo Medugno, Direttore di Assocarta spiega che l’articolo che fa riferimento a un’iniziativa chiamata “The Forever Pollution Project” volta a segnalare ai cittadini europei la presenza di fonti di contaminazione da PFAS, vantando di avere individuato oltre 21.000 siti potenzialmente contaminati, è inconsistente dal punto di vista scientifico.
Secondo Assocarta se fosse così l’allarme sarebbe grande, ma la realtà è totalmente diversa. Massimo Medugno critica metodo e sostanza: «Andando a guardare i dati scopriamo che l’approccio “scientifico” adottato da “The Forever Pollution Project” è inconsistente. Sapendo che i PFAS possono essere utilizzati in diverse produzioni industriali, tra cui la carta, “The Forever Pollution Project” presume che tutti i siti produttivi cartari italiani ed europei siano una potenziale fonte di contaminazione.»
Evidentemente, ciò è errato, per due semplici motivi.
Il primo è che è sbagliato assumere che tutti i siti produttivi e, quindi, le cartiere emettano PFAS per il solo fatto che, tra le centinaia se non migliaia di diverse tipologie di carta, alcune specifiche tipologie possano averne impiegato in passato.
In secondo luogo, come se non bastasse, è sbagliato anche perché si copia e incolla un elenco di aziende da una fonte autorevole, “The Forever Pollution Project” dichiara esplicitamente di utilizzare come fonte la lista delle aziende associate ad Assocarta pubblicato sul sito jwww.assocarta.it) senza neanche leggerlo.
«Se almeno lo avessero scorso si sarebbero evitato errori grossolani, come mettere nella loro mappa anche uffici amministrativi e fornitori di tecnologia che nulla hanno a che fare con la produzione della carta. In altre parole basta essere socio di Assocarta per essere additato come potenziale contaminatore. E ciò sembra che basti per “fare notizia”, ma soprattutto per diffondere un’informazione scorretta sotto il profilo del contenuto e del metodo» sottolinea Medugno.
Le autorità e la Commissione europea stanno lavorando sulla regolamentazione sull’uso del PFAS e questo è l’approccio serio da raccontare.
«Fermo restando che ognuno si assume la responsabilità delle proprie affermazioni» conclude Medugno.
Ma cosa sono i PFAS?
Sono sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) che costituiscono una grande famiglia di migliaia di sostanze chimiche sintetiche ampiamente utilizzate nell’intera società e riscontrate nell’ambiente. Queste sostanze contengono legami carbonio-fluoro, che sono tra i legami chimici più forti nella chimica organica e quindi resistono alla degradazione quando utilizzate oltre che nell’ambiente. La maggior parte delle PFAS è anche facilmente trasportabile nell’ambiente, coprendo lunghe distanze dalla fonte del rilascio.
Le PFAS sono state frequentemente osservate nella contaminazione di suolo, acque sotterranee e acque superficiali. La bonifica di siti contaminati è tecnicamente difficile e dispendiosa. Se tali rilasci proseguono, continueranno ad accumularsi nell’ambiente, nell’acqua potabile e negli alimenti.
Sono utilizzate in diverse industrie per la produzione di tessuti, tappeti, rivestimenti per contenitori di alimenti e nelle padelle antiaderenti cosí come nella produzione di abbigliamento tecnico. In effetti sono presenti anche nella produzione di alcune tipologie di carta per renderla resistente ai grassi. La tendenza in atto è verso la totale eliminazione e, da quanto si apprende, non si trovano invece oggi nella carta grafica e nei libri.
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