La concorrenza dell’e-print a basso costo apre al mercato della cartotecnica che però richiede conoscenze tecniche per sfondare

l lavoro in cartotecnica non si può improvvisare. I cartotecnici lo sanno benissimo. E allora perché ne parliamo? Con un mercato della stampa in continua e rapida evoluzione, le tipografie soffrono la riduzione delle tirature e delle commesse, e la concorrenza da parte dell’e-print a basso costo. Così si rivolgono ai mercati delle etichette e della cartotecnica. Entrambi specialistici, che richiedono notevoli competenze e conoscenze tecniche, e non solo, per poter sfondare.

Limitandoci alla cartotecnica, un bravo stampatore deve ottimizzare macchine e attrezzature nelle quali ha investito, ma delle quali non ha l’esperienza specifica. Seguiamo i consigli di uno specialista: Mauro Brozzi, CEO di PrimaTech.

Come affrontare la cartotecnica

La conoscenza tecnica di tutte le operazioni richieste dalla cartotecnica dalla stampa a caldo alle platine e macchine automatiche per la fustellatura, sono nel DNA di Mauro e Stefano Brozzi, che la hanno apprese dal padre. Primatech inizia la sua attività come officina di revisioni delle macchine Bobst, poi con la rappresentanza europea delle SBL prodotte a Taiwan per la stampa a caldo, e quindi la produzione su progetto proprio di autoplatine e fustellatrici, che si affiancano alle analoghe macchine Bobst.

Ma, chiediamo a Mauro Brozzi, qual è il primo problema deve affrontare chi entra nel settore.

«Fare molta attenzione alla certificazione CE. Molte macchine che provengono da paesi extra europei, riportano il logo CE, ma questa di per sé non è una garanzia assoluta. Il logo CE si può comprare, e alcuni produttori lo fanno – afferma Brozzi –. Sembra assurdo ma purtroppo è una pratica abbastanza comune per contenere i costi: la certificazione richiede una serie di collaudi su specifiche molto stringenti, sia sulla parte meccanica, sia sulla parte elettrica.»

E questo cosa comporta?

«Innanzi tutto la mancanza di garanzie sulla sicurezza per l’operatore. In secondo luogo, scarsa affidabilità produttiva e di durata della macchina.»

Ma se le macchine di vostra produzione, come la PRIMATECH 140 sono certificate a tutti gli effetti, le SBL che importate?

«A parte che alcuni dei componenti principali delle SBL sono di fabbricazione europea, tutte le macchine che importiamo e che sono quindi destinate al mercato UE, vengono da noi collaudate e apportando, dove necessario, le opportune modifiche seguendo la documentazione CE, che alleghiamo sempre

Come vediamo, visitando la sede di Perugia, lo stesso principio vale per i ricambi, che sono tutti a norma per garantire al cliente un servizio di cui PrimaTech si assume la piena responsabilità.

Certificazione CE significa dunque anche sicurezza sul lavoro, che come evidenziamo in un altro articolo (vedi link), sono fondamentali la preparazione e la competenza dell’operatore, ma queste passano in secondo piano se la macchina non è a norma.

Ritorno dell’investimento

Ma passiamo al secondo tema dell’intervista, quello che preoccupa gli imprenditori: come far rendere al massimo la produttività dell’investimento?

E qui, mentre Stefano Brozzi, è costantemente impegnato in produzione, Mauro Brozzi è in costante contatto con il cliente, per guidarlo nella formazione dei propri operatori, con l’obiettivo di portarli alla perfetta conoscenza delle macchine, del loro uso in maniera che il rendimento si avvicini il più possibile al 100%.

Per questo ha creato una scuola?

«Frequentando da oltre 20 anni questo mondo, ho constatato che normalmente i clienti usano solo il 40 o al massimo il 50% delle potenzialità delle macchine con cui lavorano. Soprattutto per le fustelle, il cui utilizzo ottimale non è semplice come potrebbe sembrare.»

E quindi alla vendita è abbinato un corso di formazione?

«Non solo. Riteniamo che sia importante formare operatori di cartotecnica in tutte le sue specializzazioni. Un bravo stampatore offset o flexo, ha bisogno di una formazione specifica per queste macchine. Lo stesso vale per i giovani. Le scuole tecniche non sono ancora in grado di formare in questo settore

Sappiamo che l’Istituto Franchetti-Salviani di Città di Castello, grazie all’interessamento di ENIP-GCT Umbria – in particolare Francesco Tacconi – ha iniziato alcuni corsi. Purtroppo la pandemia ha frenato i progetti, ma ora è il momento per riprendere le iniziative che erano state avviate.

«Certamente. Da un lato stiamo formando le basi per i giovani, dall’altro occorre formare gli operatori che hanno altre esperienze di stampa, ma non di cartotecnica. Dobbiamo quindi iniziare dalla teoria, insegnare a impostare il lavoro e perché si deve operare in un certo modo anziché in un altro. Poi passiamo alle applicazioni pratiche.»

A quanto capisco, non si tratta quindi di un semplice addestramento per vendere le macchine, ma di una vera e propria formazione ad ampio raggio.

«Noi vogliamo che chi si accinge a entrare in cartotecnica lo faccia in sicurezza e che abbia un ritorno dall’investimento. Dalle sue macchine deve ottenere il massimo, per evitare di lavorare in perdita.»

E i giovani? Si trovano operatori disposti a lavorare sulle macchine?

«Questo è un vero problema. Molti non hanno capito che questo è un lavoro non solo che dà soddisfazione, ma è anche redditizio. C’è grande richiesta di giovani operatori competenti, e anche le retribuzioni sono superiori a quelle di chi preferisce stare davanti a un computer, a volte anche il doppio.»

Ringraziamo Mauro Brozzi per questi interessanti insegnamenti, che condividiamo volentieri con i nostri lettori.

Nell’immagine in alto, Mauro Brozzi illustra alcune peculiarità della PrimaTech 140 a un cliente

Ottimizzare la produttività
Mauro Brozzi e Francesco Tacconi docenti ai corsi ENIP-GCT Umbria
Ottimizzare la produttività