Giflex, l’Associazione Italiana dei produttori di imballaggio flessibile, adotta una politica per la sostenibilità quale unica soluzione per un’economia circolare concreta. È quanto emerge dal Congresso Giflex “Imballaggio flessibile: in equilibrio nell’era della discontinuità” del 19 maggio 2022 che, come ha sostenuto il presidente Alberto Palaveri, ha ridisegnato il concetto di imballaggio flessibile, in quanto il progresso nella circolarità degli imballaggi flessibili è possibile solo con politiche lungimiranti, progressiste e di filiera.
I temi caldi dell’economia sono la sostenibilità, il rincaro delle materie prime e il caro energia. Tre argomenti che rappresentano il futuro e le difficoltà del fare impresa.
L’industria dell’imballaggio flessibile, che rappresenta un’occupazione in Italia di circa 10.000 addetti, una produzione intorno alle 400.000 tonnellate per un fatturato di oltre 3 miliardi di euro (fonte: Giflex) in questo senso ha valori in crescita con incrementi sui principali indicatori, quali fatturato (+6,5%) trainato dai volumi (+4,1%) sia sui mercati nazionali che internazionali, 73% in Ue27 (dati 2021 Prometeia per Giflex), ma si scontra con un ecosistema sociale e politico controverso.
Giflex si sta quindi muovendo per fare sistema attraverso accordi di filiera.
Già lo scorso dicembre – con Ucima (Associazione Costruttori di Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’imballaggio) e Unione Italiana Food fu siglato un protocollo d’intesa per offrire alle aziende della filiera alimentare italiana soluzioni che rendano l’imballaggio flessibile più riciclabile e sostenibile. Un progetto che vuole arrivare a recuperare e riciclare circa 50.000 tonnellate di materie plastiche da destinare ad una seconda vita, ipotizzando, come target di partenza, un recupero e riciclo del 50% di imballaggi flessibili raccolti, attraverso tavoli tecnici che studieranno soluzioni tecnologiche mirate.
Obiettivo piena riciclabilità
«La sostenibilità è un obiettivo che viaggia sulla filiera lunga, che parte dalla produzione agroalimentare e arriva alle nostre case – ha dichiarato Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria –. Per Confindustria favorire i progetti che approcciano in maniera sistemica la sfida della sostenibilità è un obiettivo di primaria importanza. Le imprese mostrano grande vitalità ma la scarsità e i rincari delle materie prime e dei costi di produzione saliti alle stelle, ne stanno minando pesantemente l’attività. È quindi fondamentale agire in maniera coordinata per dare un’impronta comune a tutti i player della filiera.»
La piena riciclabilità è il termine sul quale occorre stabilire una definizione condivisa e sulla quale si sta facendo continua Ricerca e Sviluppo migliorerà ulteriormente le prestazioni ambientali. L’obiettivo di Giflex è quello di impostare, insieme ad altre organizzazioni europee, una legislazione futura che crei un’unica economia circolare del packaging sostenuta da un mercato unico integrato, con regole chiare e condivise tra tutti gli Stati membri.
Oggi l’incremento di regole differenti tra i vari Paesi europei, per esempio in materia di etichettatura degli imballaggi, genera non solo un aumento dei costi per le imprese, ma problemi nel sistema di distribuzione, riducendo anche le opportunità di riciclo degli imballaggi.
Mercato in fermento
Gli imballaggi flessibili rappresentano almeno la metà degli imballaggi primari alimentari immessi sul mercato dell’UE (in unità di prodotto), mentre pesano solo un sesto del materiale di imballaggio utilizzato. Questo fatto dimostra la funzione chiave degli imballaggi flessibili, ovvero proteggere i prodotti con la minor quantità di materiale. In questo modo, l’imballaggio flessibile aiuta a risparmiare risorse, con conseguente riduzione del materiale nei flussi di rifiuti di imballaggio in base al peso.
Ogni anno, in Italia, vanno sul mercato circa 180.000 tonnellate di imballaggi flessibili, di cui l’80% destinati a protezione, conservazione, trasporto e commercializzazione di prodotti alimentari. Gli imballaggi flessibili, composti in prevalenza da materie plastiche, sono molto usati dall’industria alimentare, che li sceglie per il 50% dei suoi imballaggi. In termini di impatto ecologico, parliamo di un materiale molto sostenibile, visto che il 70% degli imballaggi flessibili è riciclabile, sebbene l’effettivo invio al riciclo sia condizionato da alcuni limiti legislativi e tecnologici (legati alla composizione stessa degli imballaggi flessibili, per lo più multistrato e/o multimateriale).
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