Non sapevo che la dignità si acquisisce per decreto. Devo proprio essere vecchio. Quindi, viva i decreti e abbasso le competenze.
Leggo che il governo ha emesso il Decreto di dignità. Resto un po’ perplesso e scrivo agli amici di Facebook “Non sapevo che la dignità si acquisisce per decreto. Devo proprio essere vecchio.” I commenti non si fanno attendere. L’ex presidente TAGA, ricercatore e stimato tecnico presso una nota multinazionale nel settore della stampa digitale, mi scrive: “Ah, se è per questo non sapevi nemmeno che i posti di lavoro si creano anch’essi per decreto! E che ci voleva? Una firmettina e via!”.
Altri si limitano a ‘sogghignare’ o al “Sei antico come me: rido per non piangere…” o “tu, come tanti altri della ‘nostra generazione’, non hai ragione di meravigliarti per certe argomentazioni e certe prese di posizione dei ‘governanti della nuova alba’: nulla più è ormai come prima! ”
Bene, siamo quindi giunti alle soluzioni rapide, per tutti e non pochi, i problemi dell’occupazione, dell’imprenditoria, della competitività internazionale. Basta un decreto. Anzi, un decretino…
E le competenze?
Beh, quelle sono cose d’altri tempi. Sì, è vero che nel mondo della politica si può farne e meno come dimostrano i tanti politici arrembanti che hanno tenuto in mano le redini del potere. Arrembanti, ma scarsamente preparati al compito che li attendeva.
Quindi, dicevamo, le competenze le lasciamo a quelli che proprio vogliono fare la fatica di conquistare un posto di lavoro con le proprie forze, senza decreti. Ce ne sono ancora? Speriamo di sì, anzi ne siamo certi come ha dimostrato la 27a edizione del Pollicione d’Oro che ha premiato gli studenti meritevoli delle scuole grafiche italiane, oltre agli imprenditori premiati alla professionalità (Pietro Prati) alla carriera (Sante Conselvan) e all’istruzione (Luigi S. Campanella).
Proprio a quest’ultimo, il battagliero presidente della Fondazione Istituto Rizzoli per l’insegnamento delle Arti Grafiche facciamo riferimento in queste note. Campanella è convinto, e ne fa una sua ragion d’essere, che la formazione nelle scuole deve mirare ai risultati: posto di lavoro sicuro, subito, ma solo con le vere competenze tecniche di cui l’industria ha bisogno e di cui ha fame. Nel mondo industriale, e non solo, mancano tecnici competenti e le aziende italiane per questo motivo stentano ad affermarsi a livello internazionale. Certo, possiamo lamentare altre carenze che è inutile citare qui, ma senza personale competente non si fa strada. Non crediamo che i posti di lavoro ottenuti per decreto, siano una soluzione a lungo termine, tanto meno un incentivo a rimboccarsi le maniche e darsi da fare.
Ma chi ci governa ha le competenze per rendersene conto?
Marco F. Picasso
PS: Segnaliamo questo intervento pubblicato su Competere:
http://www.competere.eu/pietro-paganini-decreto-dignita/
Ricevo e trasmetto:
Mio caro Marco,
tu, come me e come tanti altri della ‘nostra generazione’, non hai ragione di meravigliarti per certe argomentazioni e certe prese di posizione dei ‘governanti della nuova alba’: nulla più è ormai come prima!
Al di là del ‘Decreto di dignità’, cosa ne dici, infatti, del nuovo ‘Ministero della Disabilità’, un Ministero che suona come una nuova legge razziale e che in pratica ghettizza le persone con handicap, ritenendo che debbano essere gestite diversamente dai comuni cittadini? E allora, dove sono finiti i diritti per le pari opportunità acquisiti dopo tante battaglie?
Per non parlare poi del ‘Grillopensiero’ riportato in un post del grande ispiratore del M5S, secondo il quale “Il lavoro retribuito non è più necessario, serve un reddito per diritto di nascita” (Huffington Post del 14 marzo scorso); altro che discutere di ‘competenze’ e di ‘formazione nelle scuole mirate ai risultati’, questa è l’espressione del nuovo concetto di reddito per ‘diritto di nascita’. Chi ce lo avrebbe mai detto, ai nostri tempi, che per vivere non avremmo dovuto neppure lavorare!
Perciò, amico mio, dobbiamo proprio convincerci che il nostro tempo è andato e che fra poco, visto che l’età media della vita si sta allungando, ci classificheranno come ‘reperti’. Anche come tali, però, non desistiamo dall’esprimere il nostro pensiero e, se necessario, pure in modo ‘severo’.
Non farti scrupolo, quindi, di pubblicare il tuo editoriale perché, se è vero che quelli che hanno in mano le redini del potere fanno finta di non sentire e di non capire (forse questa non è poi una finta), è altrettanto vero che almeno noi che ancora siamo riusciamo pur sempre a mostrare di che pasta siamo fatti.
Cordialmente.
Mario