Quella della Stampa è un’industria che si pone tra Arte e Tecnologia: dovremmo ricordarlo soprattutto ai giovani che hanno scelto questo indirizzo nel proprio percorso di studi.
Ogni anno, con il Pollicione d’Oro, si premiano i giovani talenti delle scuole grafiche italiane. È un momento prezioso, non solo per riconoscere il loro impegno, ma per offrire loro una prospettiva sul futuro in un settore che unisce tradizione e innovazione. Il tema del 2025, l’Intelligenza Artificiale (IA), pone sfide entusiasmanti, ma anche interrogativi da non trascurare.
La tentazione è quella di cedere a un pessimismo facile: le macchine prenderanno il posto dell’uomo, la stampa sarà sempre più una tecnica automatizzata, e l’operatore finirà relegato a un ruolo secondario. Tuttavia è qui che dobbiamo fermarci e riflettere: il progresso tecnologico non deve essere una minaccia, ma un’opportunità per ridefinire la centralità dell’uomo nel processo creativo e produttivo.
Ci viene spesso trasmesso il concetto che l’IA sia un’opportunità, ma questa è un’arma a doppio taglio: sì, agevola il lavoro, ma toglie anche l’autonomia del pensiero, con grave rischio di involuzione. Se non subito, certamente nel tempo. E ritengo che questo sia il pericolo più grave dell’IA: come dire che “chi non sa fare si fa fare”.
Chi decide? L’Uomo o la Tecnologia?
Gli studenti che oggi imparano a padroneggiare tecnologie avanzate come la stampa digitale non devono dimenticare che, accanto a queste competenze, la formazione include l’arte della composizione manuale, simbolo della tradizione tipografica. Questa dualità – fra tradizione e innovazione – è ciò che distingue uno stampatore professionista da chi si affida semplicemente alla macchina. Non è la tecnologia a decidere; è l’uomo, con la sua creatività e la sua esperienza, a fare scelte consapevoli che trasformano un’operazione tecnica in un’opera d’arte (o almeno in un lavoro che soddisfa e fidelizza il cliente).
C’è un rischio reale, però, che le nuove generazioni, sedotte dalla velocità e dalla semplicità delle tecnologie digitali, pensino che la macchina possa sostituirsi al loro giudizio. Questo atteggiamento è spesso evidente nei risultati di chi non è formato professionalmente: stampe standardizzate, prive di eccellenza (si veda in proposito questa intervista al presidente di TAGA Italia).
Ci vuole ancora l’eccellenza?
Ma una domanda cruciale è questa: il committente cerca ancora l’eccellenza?
La risposta non è scontata, ma possiamo essere ottimisti. L’eccellenza non passa mai di moda. Anche in un mercato che premia la rapidità e il contenimento dei costi, ci sarà sempre spazio per chi sa offrire qualità superiore e soluzioni personalizzate. Dove l’utile conta più del fatturato. Ed è proprio qui che entra in gioco il valore aggiunto di una formazione integrata: gli studenti, ma non soltanto loro, devono imparare non solo a usare le tecnologie, ma a comprenderle, a sfruttarle come strumenti al servizio della creatività e del messaggio: cioè, al loro servizio.
Intelligenza Artificiale come alleato
L’operatore professionista non è un semplice esecutore, ma un decisore consapevole, capace di valutare ogni aspetto del processo di stampa. E questo ruolo, lungi dall’essere minacciato dalla tecnologia, ne viene invece esaltato. Le macchine possono automatizzare le operazioni ripetitive, ma solo l’uomo può interpretare, innovare e dare valore al risultato finale.
Il nostro compito, come educatori e professionisti della comunicazione, è quello di trasmettere questa visione. Non dobbiamo solo formare tecnici capaci di utilizzare gli strumenti più avanzati, ma anche artigiani moderni che comprendano l’importanza della qualità, della personalizzazione e dell’arte nella stampa.
Facciamo sì che l’Intelligenza Artificiale non sia un avversario, ma un alleato prezioso. Sta a noi, e soprattutto alle nuove generazioni, decidere come utilizzarla per valorizzare il nostro lavoro e far sì che l’eccellenza continui a essere il nostro segno distintivo.
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