Al Convegno tecnico Gipea si è respirato un clima positivo e i relatori hanno sottolineato l’importanza delle idee innovative, sia tecnologiche sia come visione del mercato.

Il XXXII convegno tecnico Gipea si è svolto in un clima di cauto ottimismo, ma non è una novità: è da tempo che i produttori di etichette autoadesive, gruppo associato ad Assografici riesce a mantenere un profilo alto e frizzante. Lo dimostrano le relazioni introduttive del presidente Alberto Quaglia sulle attività del gruppo e di Elisabetta Brambilla nella sua sintesi sui dati Finat.
Molto istruttive, poi, le relazioni tecniche su mercato, economia e tecnologie.

Alberto Quaglia nel parlare delle strategie delle aziende produttrici di etichette autoadesive, ha delineato gli obiettivi di Gipea raggiunti nel 2016 e quelli previsti per il 2017: rapporto più stretto con il mondo accademico; maggiore coinvolgimento delle aziende fornitrici; formazione del gruppo di lavoro sulla stampa digitale; revisione del quaderno sugli standard produttivi. Molta attenzione è anche data alla formazione continua, in particolare per la prestampa, e i workshop sulle certificazioni, che hanno riscontrato tutti un successo soddisfacente. Sono state anche consegnate due borse di studio per tesi di laurea di settore, delle quali le due vincitrici – Elisa Cravotto e Simona Patania – hanno riferito.

Quali investimenti ?

Per quanto riguarda i trend del settore è interessante notare, tra i dati rilevati, che tra le aziende che intendono investire nei prossimi mesi, prevalgono i sistemi di finitura (+38%) e le attrezzature ausiliarie di stampa, cui seguono investimenti per macchine digitali (31%) ma anche convenzionali (26%). Poca attenzione invece alle macchine ibride convenzionale-digitale (2%).
In sintesi, per le prospettive future Finat, indica che a livello europeo il 31% delle aziende intende acquistare a breve almeno una macchina digitale in linea quale conseguenza di una diminuzione delle tirature medie e del più elevato breakeven (oggi a 1498 metri lineari). Resta comunque al primo posto l’offerta di soluzioni di “cost saving”.

Comunicare il brand

Pier Benzi, di Artefice Group, ha quindi parlato di comunicazione del brand, da cui emerge – potremmo dire a conferma di quanto noto da tempo – che le marche si raccontano attraverso storie che fanno proprie, che raccontano la propria identità. Le storie che fanno presa oggi sui consumatori devono essere storie vere, storie da condividere. Si chiede quindi in che modo le etichette possano interpretare questa esigenza: mediante l’utilizzo di testimonial per raccontare la storia del brand, perché l’etichetta racconta il prodotto, ma soprattutto il brand attraverso dipendenti veri; attraverso l’utilizzo di icone l’etichetta narra la storia del prodotto dalla nascita allo scaffale.

Con la grafica l’etichetta racconta una storia

Uno strumento per arricchire l’etichetta, il cui spazio per la stampa è limitato è il QR-code attraverso il quale entrare in fabbrica o nel sito aziendale. Un passo più avanti, che comincia a diffondersi anche in Italia, è quello della realtà aumentata (A.R.) senza codici a barre o QR, ma con strumenti di riconoscimento e indirizzamento (tramite smartphone) basati o sul profilo dell’immagine, o su una apposita filigrana virtuale inserita nel fine di prestampa. Certo, in questo caso non c’è un ‘segnale’ che informi il consumatore che con lo smartphone può ‘entrare’ nel prodotto, ma è solo un limite apparente in quanto è ormai una consuetudine puntare il telefono su un’etichetta, soprattutto nel campo dei vini.
C’è poi la funzione trasparenza. «Siamo entrati – dice il relatore – nell’era della consapevolezza dell’impatto ambientale dei consumi e del valore di un’alimentazione sana. Le etichette possono interpretare questo nuovo modo di vivere la modernità mettendo in reazione i brand con i propri consumatori anche formando delle comunità.» (vedi la Community Mulino Bianco).

Ambiente

Pier Benzi illustra i vantaggi della realtà aumentata

Si è quindi parlato di ‘economia circolare’, dalle materie prime al recupero e riciclo, relatore Matteo Reale di Edizioni Ambiente, il quale ha sottolineato come materiali fino a ieri considerati rifiuto, possono essere oggi materie prime-seconde che costituiscono vere e proprie miniere urbane e industriali.
Questi materiali si dividono in tre famiglie: i Biomateriali, in genere vegetali e quindi rinnovabili; Classici, materiali che hanno già subito un riciclo quali carta, legno, plastica, vetro, metalli, ecc;  Nuovi Materiali, dalle filiere di rifiuto gestiti da impianti tipo inceneritori. Le direttive europee stanno finalmente mettendo a punto quello che fino a ieri era l’anello mancante, cioè un piano d’azione europeo per l’economia circolare, passando dall’energia usa e getta a un continuo ricircolo dell’energia. L’obiettivo è un riciclo dei rifiuti urbani fino al 65% entro il 2030; del 75% di recupero di imballaggi; riduzione al 10% massimo del collocamento in discarica; promuovere la trasformazione di materiali di scarto industriale per formare nuove materie prime. Il tutto con incentivi economici per i produttori che utilizzano e producono prodotti ecologici secondo la Extended Producer Responsibility (EPR).

Migrazione e nobilitazione

Per la parte tecnica si è parlato di inchiostri a bassa migrazione e di nobilitazione del prodotto.
Paolo Caiani ha introdotto il tema ‘tra verità e miti’ degli inchiostri UV distinguendo tra quella che è la percezione e quella che è la realtà.
È una percezione, ha detto, che il trattamento UV sia pericoloso: nella realtà l’irraggiamento con luce UV non è una pericolosa radiazione ionizzante. Che gli inchiostri UV siano tossici: le materie prime sono selezionate e conformi alle liste di esclusione. Ovviamente occorre tenere presente che ci sono i fotoiniziatori e le aziende produttrici di inchiostri associate a EuPIA utilizzano per l’industria dell’imballaggio fotoiniziatori polimerici che non migrano (su questo tema caldo torneremo con una serie di articoli mirati e al di sopra delle parti). Pertanto anche gli inchiostri UV ‘low migration’ possono essere idonei per l’imballaggio alimentare qualora le caratteristiche di migrazione siano state validate da laboratori analitici e approvate dai brand owner per l’impiego sui loro imballaggi.

Il film iridescente in produzione

Stefano d’Andrea ha quindi esposto le tecniche di verniciatura spot, tattile, spessorante, inchiostri conduttivi, e alcuni dei metodi più innovativi per la nobilitazione delle etichette, tra i quali ci piace ricordare l’inchiostro argento (per ora solo flexo) in grado di sostituire la lamina da noi descritto in anteprima e in esclusiva nel 2015 in questo articolo; e le pellicole iridescenti utilizzate come base per la stampa, anche queste da noi scoperte in drupa e descritte in questo articolo specifico. Un cenno importante è stato dato anche alle tecniche di inserimento di ologrammi  stampati o applicati, sia per la nobilitazione, per la anticontraffazione.
Nel pomeriggio Federico Visconti,dell’Università Carlo Cattaneo LIUC, con Gianluca Cinti (Partner spa) hanno illustrato la quinta edizione dell’osservatorio economico, per il quale si rimanda (per gli associati) al sito Gipea, dove si possono trovare (sempre per i soli associati) le slide delle relazioni.