In questo secondo articolo del compianto prof Fabbiani, si esaminano le diverse incongruenze dei primi storici della tipografia, che molti storici moderni hanno sottovalutato.

(leggi qui il primo articolo)

Negli “Annales hirsaugienses” (Hg. 6) il Benedettino Tritemio ci dice: « … (Gutenberg) avendo consumata quasi ogni sua sostanza per l’invenzione di quest’arte e trovandosi al punto di dover rinunciare all’impresa in causa delle grandi difficoltà che incontrava, raggiunse pertanto il suo scopo, mediante l’appoggio (economico) e i consigli (?) di Giovanni Fust, suo concittadino».

Non risulta che Fust avesse conoscenze e abilità nell’incisione di caratteri e/o punzoni, né tanto meno fosse esperto nella formulazione degli inchiostri tipografici, ecc.  Se fosse vera questa indicazione (i consigli forniti da Fust a Gutenberg) non si comprende perché lo stesso Fust si fosse associato a Gutenberg.

Tritemio nella sua esposizione afferma anche: «cominciarono dunque a stampare un vocabolario intitolato “Catholicon” servendosi di caratteri incisi sopra tavole di legno, ma non poterono imprimere altre cose con quelle tavole (atteso che i caratteri non erano mobili, ma incisi intagliati) sopra le stesse tavole, come dissi».

Qualcosa non torna

Da questi elementi emergono le seguenti contraddizioni:

1) La collaborazione tra Gutenberg e Fust è durata dal 1450 al 1455, pertanto (secondo Schöffer) si deduce che la prima attività produttiva si sarebbe concretizzata con la stampa tabellare di questo testo (presumibilmente dal 1450 al 1452 prima della reralizzazione della Bibbia delle 42 linee).

2) Il Catholicon costituisce il primo libro tipografico di lettere che sia stato pubblicato in occidente. Fu scritto da Giovanni di Genova noto anche come Giovanni Balbis, pertanto se veramente fosse stato stampato all’inizio del 1450 se ne sarebbe avuta conferma e commento anche da altri studiosi.

3) Nessun esemplare o frammento del Catholicon di origine xilografica è stato mai ritrovato e la sua pubblicazione risale in realtà al 1460 – epoca in cui Gutenberg non lavorava piú con Fust.  Viceversa, per la realizzazione di questo libro, il prototipografo magontino pare si sia avvalso della collaborazione dell’allievo Heinrich Bechtermuntze, e non di Johannes Fust.

4) Non esistono dubbi che il Catholicon al quale si riferisce Schöffer appartenga a una edizione diversa da quella prodotta nel 1460 da Gutenberg in quanto la seconda edizione storicamente nota è quella stampata a Magonza nel 1469, un anno dopo la morte di Gutenberg.

5) Le affermazioni di Schöffer assumono un’importanza fondamentale per la genesi della tipografia in quanto attestano che nel periodo della sua realizzazione (in realtà il 1460) le edizioni tipografiche di Gutenberg e Fust a Magonza “non erano composte con caratteri mobili”.

6) Sempre in base alle affermazioni di Schöffer si deduce che Gutenberg sarebbe stato un incisore xilografico in quanto eseguiva su tavolette di legno. Tali affermazioni sono poco credibili, in quanto ci troviamo di fronte a due metodiche di lavorazione completamente diverse: l’incisione su legno è vincolata al tipo di essenza legnosa utilizzata e dall’orientamento della sua venatura; tali vincoli non sono presenti nell’incisione dei punzoni di metallo e delle fusioni, in quanto queste ultime lavorazioni sono riconducibili a quelle degli orafi (corporazione alla quale apparteneva Gutenberg). Nell’attività orafa non si utilizzavano le sgorbie, ma bulini, lime, punzoni, matrici, tutti elementi che permettevano di ottenere la duplicazione dei grafismi con morfologia costante e di qualità piú uniforme rispetto all’intaglio in legno.

Legno o piombo?

Per quale ragione Fust avrebbe dovuto finanziare Gutenberg per la realizzazione di libri xilografici (costituendo una apposita società) quando altri xilografi, già prima di Gutenberg, incidevano e stampavano testi xilografici?

Il Catholicon essendo il primo “vocabolario” stampato in Europa, certamente doveva essere noto a Tritemio. È sorprendente che lo stesso abate benedettino non abbia considerato che questa pubblicazione aveva richiesto un numero totale di caratteri maggiore della Bibbia delle 42 righe con un conseguente impegno finanziario e tecnico di notevole rilievo.
Il calcolo dei tempi di esecuzione di un’edizione tipografica è strettamente connesso al numero di caratteri per riga, delle colonne di testo, delle pagine e delle copie prodotte.

Queste considerazioni elementari se non vengono analizzate non permettono di avere un’idea realistica delle tempistiche e del numero di addetti necessari al ciclo produttivo. Purtroppo, l’analisi di fattibilità del Catholicon, non è stata effettuata dagli storici della prototipografia attivi dopo il 1690 e, di conseguenza, essi non hanno precalcolato il numero di lettere da incidere con metodo xiligrafico.
Tenendo presente che il colloquio tra Tritemio e Schöffer è avvenuto, presumibilmente, tra il 1480 e il 1485, l’autore di questo studio [il professor Bruno Fabbiani – ndr] ha cercato un’edizione del Catholicon con lo stesso numero di linee per colonna (66) e tendenzialmente coeva al periodo del colloquio citato, al fine di poter dare una media dei caratteri presenti in tutte le pagine del testo che lo stesso Tritemio avrebbe potuto rilevare.

L’autore ha reperito un’edizione originale del Catholicon stampata a Venezia nel 1495 da Ottavio Scoto (già prototipografo di Magonza, attivo a Venezia dal 1480, in società con il sacerdote bergamasco Benedetto Locatelli dal 1487 al 1510.

Questa edizione ha 125 fogli in meno (623 anziché 748) in quanto il corpo del carattere è leggermente inferiore rispetto all’edizione del 1460 (questo accorgimento permetteva di ridurre il costo della pubblicazione).

Il libro, privo di frontespizio, inizia come consuetudine, con l’incipit: “Incipit summa que vocatura Catholicon, edita a frate Joanne de Janua: ordinis gratrum predicatorum”.

Mediamente si può rilevare per ciascuna riga di testo la presenza di 42 grafismi.
Moltiplicando 42×66 otteniamo il numero di lettere presenti in una colonna pari a 2640 unità. Essendoci in ogni pagina due colonne, il numero di grafismi presenti è: 2640×2 = 5280 caratteri. Infine, moltiplicando 5280×623 pagine, otteniamo il numero dei caratteri presenti nell’intero volume pari a 3.289.440 (leggermente superiori a quelli della B42: 3.263.640).

Per semplicità di calcolo riduciamo questo valore a 3.200.000. Se ipotizziamo che per ogni carattere inciso xilograficamente sia necessario un minuto, questo significa che il tempo totale di incisione, espresso in ore, è di 53.333. Considerando che le ore lavorative giornaliere nel periodo medievale erano mediamente 12, abbiamo 53.333:12 = 4444 giorni lavorativi necessari per completare le incisioni, corrispondenti a oltre 12 anni di lavoro! [12 addetti per un anno, ma i caratteri sarebbero risultati diversi tra loro – ndr].
Questi semplici passaggi aritmetici dimostrano il tempo necessario a una sola persona per incidere l’intera edizione su legno. Ammettendo un’attività congiunta tra Gutenberg e Fust (che comunque era un finanziere e non un incisore) il tempo si ridurrebbe a sei anni. In tale intervallo di tempo andavano aggiunti i mesi per la scrittura speculare del testo da eseguire sulle 1246 tavole xilografiche necessarie a completare l’opera e i tempi necessari per l’impostazione delle forme e della stampa al torchio. L’edizione del Catholicon si sarebbe così completata solo dopo il 1456 ritardando, oltre il credibile, la realizzazione della Bibbia delle 42 righe.

Da queste semplici rilevazioni appare evidente che Schöffer (e/o Tritemio) anticipa arbitrariamente l’edizione del Catholicon di almeno 5-10 anni rispetto al vero periodo della sua realizzazione.

Questi riferimenti ci permettono di consolidare, e allo stesso tempo esporre, alcune considerazioni inedite sull’attività tipografica del prototipografo magontino:

1) dopo la separazione da Fust (protocollo notarile del 6 novembre 1455) Gutenberg ha trovato rapidamente un altro finanziatore, nella persona del sindaco di Magonza, il dr Conrad Humery, che gli permise di fondare la seconda tipografia di Magonza in modo da contrastare il monopolio commerciale di Johannes Fust. (*)

2) lo stesso finanziatore aveva dovuto sostenere rilevanti spese per l’acquisto delle risme di carta, dei fogli di pergamena, la ricostruzione dei torchio di stampa, ecc. Tale investimento impedì a Humery, con molta probabilità, di sostenere economicamente e con larghezza di mezzi, lo stesso Gutenberg.

3) Quest’ultima ipotesi spiegherebbe il motivo per il quale Gutenberg continuasse a vivere in ristrettezze economiche non potendo far fronte ai suoi precedenti debiti strasburghesi presso il convento di San Tommaso:
– 1457: il convento registrava una spesa di due scellini per arrestare Martin Brechter e Johannes Gutenberg
– dal 1458: le due persone si rendevano debitrici, anno dopo anno, di 4 pfund di interessi
– 1459-60: il convento di San Tommaso registrava la spesa di 5 scellini per la compilazione di due sollecitatorie a Gutenberg.

Finalmente, il 17 gennaio 1465 la vita di Gutenberg sembra illuminarsi: il principe Adolfo II di Magonza nomina il prototipografo suo uomo di corte vita natural durante, un raggio di sole che durerà gli ultimi tre anni della sua vita.

Dopo la morte di Gutenberg (Magonza 1468) il dr Humery firmava la ricevuta per il ritiro del materiale tipografico costruito ed elaborato da Gutenberg stesso, il primo pioniere europeo dell’arte tipografica.

Dopo la morte di Humery (1472) la tipografia passò ai Fratres Vitae Communis, una associazione religiosa fondata nel 1370 da Gerardo Grootye (Gerardus Magnus) a Deventer (Paesi Bassi) con lo scopo di diffondere le Sacre Scritture.

Copia (incunabolo) del Catholicon stampata a Venezia nel 1495

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Tritemius

(*) Recentemente, uno storico rumeno ha ipotizzato che un finanziamento fosse giunto anche dal principe Vlad l’Impalatore, più tardi divenuto noto nella letteratura noir come Dracula – ndr (Igor Bergler – La Bibbia Perduta – Baldini Castoldi 2023)

Bibliografia

1 G.I. Arneudo – Dizionario Esegetico tecnico-storico per le Arti grafiche – Torino 1917 (pag 154)

2 M. Ferrigni – Gutenberg, Edizioni Alzani – Pinerolo 1963 (pag. 189)