Ci ha lasciato Giorgio Ghelfi, grande uomo e grande visionario, come sempre in punta di piedi.

Valtellinese doc, temprato dalle sue rocce e da un clima al tempo stesso rigido e dolce, Giorgio Ghelfi ha saputo dare nobiltà a una tecnologia, qual è la stampa su cartone ondulato, da molti considerata, a torto, di secondo piano in fatto di qualità dei risultati.

Ma, come disse un neodipendente appena assunto, ormai molti anni fa, “la Ghelfi siamo noi”. Questa fu infatti l’impressione che ebbe chiara dopo il colloquio di assunzione da parte di Giorgio Ghelfi che, come racconta in un foglio scritto in dialetto e gelosamente conservato dall’azienda ed esposto in bacheca all’ingresso dello stabilimento, ha subito capito che davanti a lui non c’era il padrone, ma un padre e un collega con cui avere il piacere di collaborare. Quando feci presente a uno stampatore di scatole in cartone ondulato che si può fare l’alta qualità, mi rispose solo: “Ma quello è Ghelfi”.

Se i ricordi dei collaboratori sono testimoni dell’umanità del fondatore, altrettanto si può dire dei clienti.

Ci piace riportare l’ultimo saluto che gli ha voluto dedicare uno dei suoi clienti storici, Italfruit: «Giorgio è sempre stato così, arrivava e se ne andava senza che tu potessi accorgertene e non si è smentito nemmeno in questo estremo improvviso addio. La sua discrezione era proverbiale. Siccome non voleva disturbare chiedendo l’ora ma non portava l’orologio, lo vedevi contorcersi per sbirciare dal tuo. Mentre stavi parlando con qualcuno non voleva interrompere, ma per salutarti stava un metro dietro di te aspettando il suo turno in religioso silenzio. Solo quando era sicuro di non prevaricare nessuno si palesava, ma tanto silenziosamente da coglierti spesso di sorpresa, come se fosse comparso dal nulla

Questa era la sensibilità e la visione di Giorgio Ghelfi.

E ancora Roberto Della Casa (Italfruit) ricorda: «Spirito libero e ribelle, ho sempre avuto anche per questo grande affinità con Giorgio. Il suo mondo ideale era sullo Spluga, dove si rifugiava per pensare. La dialettica non era il suo forte ma a me piaceva anche per questo: le sue idee erano così forti da non necessitare tante spiegazioni. Il mio amico Giorgio “ha chiuso bottega”, come dice scherzosamente nel fumetto, ma il suo spirito, ne sono sicuro, è ancora qui intorno, in punta di piedi, come sempre.»

Sentite condoglianze alla famiglia, che comprende tutti i dipendenti dell’azienda di Buglio in Monte, e un grande fraterno abbraccio a Beppe Ghelfi.

La redazione di MetaPrintArt.