Pubblichiamo con molto piacere questa particolare ‘lettera tipografica’ che, se pure non sarà mai letta dai destinatari, potrà servire da monito e da ‘memoria futura’ per quanti vorranno leggerla, commentarla, farla propria. Ringraziamo l’Autore, come sempre attento alla connessione dell’Uomo Tipografico alla realtà del mondo. Concessione dell’Autore a Metaprintart 1-2023.

Lettera tipografica ai Presidenti Vladimir Putin e Kim Yong-Un
e p.c.
Volodymyr Zelens’kyj e Joe Biden

Egregi Presidenti,

nell’immenso scenario dei viventi, l’uomo digitale figura come l’ultimo nato dopo quello tipografico dell’antropologia mcluhaniana.

Nel nostro desiderio di celebrare la Tipografia quale “ultimo grande dono di Dio”, che ha permesso la memoria del mondo, vi rivolgiamo la nostra spaventata preghiera: abbandonate il desiderio di dare vita ad un paradossale mutamento di senso alla matrice medievale che duplicò e diffuse le opere del Verrocchio, del Parmigianino o del Durer: quella era matrice della bellezza, della grazia, dell’eternità, la vostra è quella della bruttezza, dell’orrendo.

Voi potreste essere gli ultimi tragici tipografi della storia del mondo e della sua memoria. La vostra sarebbe una tipografia post-atomica, liquefatta: la carne di donne, bambini, uomini, la vostra carta. Il loro sangue innocente, il vostro inchiostro.

L’azione pressoria della vostra atomica segnerebbe a stampa l’intero pianeta, spazzerebbe di colpo la terza dimensione, l’altezza, e le metropoli diverrebbero bidimensionali, com’è d’uopo nella tipografia gutenberghiana.

Una neo-tipografia della pazzia, della sopraffazione, che proviene dalla sorgente atomica e non conosce gerarchia poiché compenetra la vera identità della materia sino a sostituirla.

Il mondo delle icone tornerebbe al punto zero.

Sono queste, le impronte-documento di Hiroshima, pagine del vostro manuale di tipografia della mostruosità?

Ci state spaventando! Milioni di bambini, miliardi di persone: quanto “inchiostro”, quanta “carta” perduta per sempre, quanti straordinari “libri” non saranno più pubblicati.

Ascoltate le parole dello scrittore e poeta, Hara Tamiki:
La moglie si ammalo’ e morì nel 1944, qualche tempo prima, egli disse: “Se dovesse morire mia moglie, mi piacerebbe vivere solo un altro anno, per lasciare una raccolta di poesie tristi e belle”. Un anno dopo fu esposto al bombardamento atomico di Hiroshima.
Nelle sue parole ispirate dall’azione di una sconcertante tipografia americana, è l’ultimo istante di vita della città, perciò evitate un plagio, di per sé pratica abominevole financo quand’è libresca e giornalistica di un mondo mediatico planetario di diversamente vivi.

Un uomo accanto a una scala a pioli scompare letteralmente e soltanto la sua ombra rimarrà stampata sul muro di una casa vicina, sospesa sul nulla.

Grido. Davanti ai miei occhi, una luce brilla nel cielo di Hiroshima. Lenta come fosse un sogno. La luce si propaga, piano piano. D’un tratto la velocità aumenta. Ma poi di nuovo, come a frazionare ogni singolo attimo, la luce avanza, lenta, esitante. E all’improvviso invade il suolo. In un momento il suolo appare completamente trasformato. La città trasformata. Adesso, però, sono le case a crollare piano piano, una dopo l’altra alla velocità dei sogni (1)”.

Francesco Pirella

Proprietà letteraria riservata – copyright 2023

(1) Da Il paese dei desideri, Roma, Atmosphere libri, 2015