La stampa digitale tessile è in forte crescita, ma deve fare i conti con nuovi problemi relativi agli inchiostri e legati alle politiche economiche mondiali, ai dazi e ai venti di guerra.

Nonostante il proliferare di stampanti, inchiostri per la stampa digitale, il rapporto analogico-digitale, a livello mondiale, è ancora decisamente a favore del primo. Alla fine del 2018 solo il 6% della stampa su tessuto era digitale. Il resto tradizionale. Nel 2019 non ci sono stati progressi sostanziali.

Lo comunica lo studio di informazioni tessili World Textile Information Network (WTIN) che negli ultimi anni ha monitorato il settore, e ha recentemente aggiornato i dati relativi alla stampa digitale nel settore tessile.

Raddoppio in quattro anni

La ridotta percentuale di stampa digitale, dà tuttavia cifre consistenti a livello di metri quadri di stampa digitale su tessuto: su 36 miliardi, esclusa la stampa per esterni (insegne e comunicazione visiva), il 6% ammonta a 2,57 miliardi di metri quadri in digitale.
In pratica dalla ITMA 2015 di Milano il volume è raddoppiato, dal 3,3% al 6%.
L’installato di macchine per la stampa digitale era di circa 50.000 unità a fine 2018, contro le 27.000 del 2015.
La maggior parte degli stampatori tessili in digitale si trovano in Europa e Asia (76%), mentre il Nord America ha solo il 10% dell’installato.

Meno di 20 mq/h

Per quanto riguarda la tipologia di stampatori la crescita si nota soprattutto sotto i 20 metri quadri ora. I produttori con macchine che possono stampare oltre i 650 metri quadri rappresentavano il 47% della produzione nel 2018.

Alla ITMA di Barcellona (2019), si sono visti nuovi stampatori che producono nella gamma degli 800 metri quadri ora. E naturalmente, domina il cavallo di battaglia EFI Reggiani BOLT che, con i suoi 90 metri lineari al minuto, può produrre piú di 8.000 metri quadri all’ora di tessuto stampato di alta qualità. Di queste macchine, subito dopo la fiera, tre sono state installate in Pakistan e una in Italia.

Problemi economici e ambientali

L’industria tessile è la seconda industria mondiale responsabile dell’inquinamento.
Gli inchiostri a pigmento stanno spingendo sostanzialmente alla crescita della stampa digitale tessile perché sono quelli che possono stampare su qualsiasi tipi di fibra e tessuto e spesso non hanno bisogno di processi di finissaggio riducendo significativamente l’impatto ambientale.
E stanno entrando sul mercato soluzioni di carte transfer a pigmenti che, secondo i dati WTIN oggi la stampa digitale a pigmenti conta solo per il 2-3%, ma si prevede una rapida crescita, già al 5% nel 2020 e dal 15% al 20% nei prossimi 5 anni.

Il problema cinese

La Cina è il Paese piú inquinante del mondo. Ma si sta muovendo verso controlli migliori, non solo nell’industria tessile, ma in quella manifatturiera in generale. Se piú di 80.000 fabbriche sono state punite dal governo per aver violato le nuove regole restrittive sull’ambiente, è anche vero che queste regole restringono l’utilizzo di sostanze chimiche alla base di ingredienti per l’industria tessile. Un esempio è che ne potrebbe soffrire il mercato degli inchiostri a dispersione per il digitale.

Queste restrizioni comprendono i minerali delle ‘terre rare’ che sono usati nello sviluppo di coloranti e di materie prime cruciali anche in altre industrie (computer e smartphone prima di tutto). Le terre rare non sono poi così rare in realtà, ma il problema è che l’estrazione degli elementi richiede un processo molto pericoloso per la salute. Il processo di estrazione richiede l’utilizzo di bagni acidi e dosi massicce di radiazioni certo non salutari. Oltre al fatto che le miniere, soprattutto in Congo, utilizzano i bambini come schiavi (e tutti noi siamo complici con l’uso smodato delle batterie). Questa è una delle ragioni per cui questa produzione è limitata alla Cina, ma se sarà vietata l’esportazione di minerali delle terre rare dalla Cina, cosa che può accadere con i dazi e il commercio volatile di oggi nella guerra per l’ambiente, altri Paesi estrattori di terre rare (nord America, Brasile, Sud Africa) dovranno trovare soluzioni non inquinanti e non pericolose per la loro lavorazione.

Mercato a valore aggiunto

Si può quindi prevedere un periodo di calo della produzione – e aumento dei prezzi – per gli inchiostri a dispersione e degli inchiostri in genere per l’industria tessile. Ma si può essere certi che l’industria degli inchiostri sta già studiando nuove soluzioni alternative.
Tutto questo può portare a un aumento dei prezzi, che secondo WTIN si avrà già nel 2020. Eppure i vantaggi della stampa tessile digitale sono tali che alla fine il maggior costo degli inchiostri sarà compensato da un mercato piú attivo e a valore aggiunto.

Questo almeno per i marchi di qualità. In pratica si tratta di pensare in termini di costo per ciclo di vita, piuttosto che di costo per unità.