Gli imballaggi in plastica sono proprio tutti non sostenibili? Il packaging in plastica realmente sostenibile può diventare una realtà? Abbiamo percorso i grandi padiglioni della K 2019 di Düsseldorf dedicata alla plastica per scoprire come si muove l’industria. E abbiamo fatto qualche buona scoperta.

Eric Pavone BOBST

Eric Pavone, BOBST

Il packaging in plastica è sotto accusa? Vogliamo tassarlo? Meglio fare chiarezza.
A questo articolo – per il quale ringraziamo Bobst per le informazioni fornite e l’intervista concessa da Eric Pavone, Business Development Director BOBST a Mex, Losanna – seguirà un’intervista ai presidenti di ATIF e FTA Europe, in occasione del Flexo Day 2019.

Coscienza ambientale

Di fronte a pressioni ambientali sempre più forti, la necessità di disporre di imballaggi completamente sostenibili e riciclabili acquisisce pari priorità. Al ritmo dell’attuale innovazione, e da quanto abbiamo riscontrato in K 2019, risultati positivi potrebbero non essere troppo lontani.
Sono molte le aziende produttrici che si stanno muovendo alla ricerca di soluzioni sostenibili e industrialmente vantaggiose. Tra queste ci ha sorpreso notare la presenza in primo piano di Bobst.  Come è noto Bobst opera inizialmente nel campo della trasformazione del cartone. Dopo una serie di acquisizioni, anche nel settore del film flessibile e della flessografia, quindi è oggi direttamente coinvolta in questo campo.

I consumatori stanno rapidamente sviluppando una coscienza ambientale sempre più forte e la riciclabilità degli imballaggi è oggi un fattore decisionale importante nei loro acquisti, e quindi anche dei produttori di imballaggi e loro fornitori.
Il 48% dei consumatori negli Stati Uniti ha rivelato di essere sicuramente o probabilmente disposto a modificare le proprie abitudini di consumo per ridurre l’impatto sull’ambiente, mentre tra i consumatori millennial la percentuale sfiora il 75%. (1)
Numerose imprese hanno dichiarato obiettivi molto ambiziosi in materia di sostenibilità, promettendo materiali interamente riciclabili nella produzione degli imballaggi e soluzioni alternative alla plastica.

bobst packaging

Esempi di packaging monopolimero realizzati in stampa flexo sulle linee Vision di Bobst

«Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi 18 mesi è molto diverso rispetto a quanto avveniva prima – sottolinea Eric Pavone, che incontriamo allo stand in K –. Prima si parlava di sostenibilità come una voce del marketing, ma in realtà non si facevano grandi progressi. Negli ultimi 18 mesi, la pressione è aumentata al punto tale che il settore ha realmente dovuto cambiare rotta, con il risultato che oggi le aziende stanziano budget R&D ingenti per fabbricare imballaggi sostenibili, biodegradabili e riciclabili. Molte delle autoimposte scadenze sono impegnative, ma il tema concentra ormai un tale livello di attenzione che rispettarle è diventato molto più semplice

Di conseguenza, la sostenibilità è ora alla base di grandi innovazioni e il potenziale in termini di risultati è significativo. Secondo le stime, modalità di consegna innovative e le evoluzioni dei modelli d’utilizzo avrebbero un valore pari a circa 9 miliardi di dollari per il settore della plastica.  (2)

Il problema del multi-polimero
K label recupero plastica

L’etichetta che certifica la plastica riciclabile assieme alla bottiglia

La sfida primaria per i proprietari di brand, in particolare nel settore alimentare, è produrre nuovi materiali per imballaggio senza sacrificare la sicurezza, la freschezza, l’appeal e la visibilità del prodotto all’interno.
Gli imballaggi in assoluto più flessibili sono formati da una combinazione di diversi materiali o polimeri (come il poliestere, il polipropilene e il polietilene). I materiali multi-polimerici usati negli imballaggi flessibili sono formule sofisticate, progettate per proteggere gli alimenti dall’ossigeno e dall’acqua (effetto barriera), fra gli altri. Mescolare i polimeri ne complica tuttavia il riciclo e, non esiste un metodo standard fattibile per disassemblare e recuperare i materiali multi-polimero.

«Non appena mescoli i polimeri – ci spiega Pavone – nascono problemi. Purtroppo i mono-polimeri non offrono [ancóra – ndr] risultati paragonabili a quelli dei materiali multi-polimerici. La grande sfida oggi è che gli imballaggi flessibili sono prodotti d’ingegneria altamente sofisticati, risultato di due decenni di innovazione e sviluppo. Dobbiamo recuperare quanto prima 20 anni di ingegneria per trovare materiali mono-polimerici in grado di offrire performance analoghe a quelle degli odierni imballaggi, garantendo contestualmente la stessa efficienza delle macchine lungo l’intera catena del valore del packaging. È una sfida nella quale stiamo compiendo progressi

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Una dichiarazione di effetto barriera con film mono-polimero esposta al K 2019

Da soli non si arriva da nessuna parte

BOBST collabora con diversi partner per produrre nuove soluzioni di imballaggi flessibili mono-materiale a elevato effetto barriera riciclabili. Il progetto che li vede coinvolti prevede l’utilizzo di diverse strutture mono-materiale a elevato effetto barriera, ciascuna delle quali viene testata in maniera approfondita per garantire il rispetto di tutti i requisiti industriali in termini di macchinabilità, effetto barriera, sicurezza e qualità ottica.
I diversi tipi di pouch monomateriale (MDO PE, BOPE, BOPP e CPP) li vediamo in anteprima qui al K 2019 di Düsseldorf.
Tra i partner citiamo Dow, fornitore di resine per il primo stadio della catena produttiva, Brückner Maschinenbau per la produzione di film a base di poliolefina e polipropilene elastico biassiale (BOPP), Hosokawa Alpine per la produzione di MDO LDPE, Elba per convertire le bobine finite in pouch e Constantia Flexibles per produrre pouch LDPE a elevato effetto barriera metallizzati.

Il team progettuale lavora a queste innovazioni nei Competence Center BOBST per le spalmature con effetto barriera, la stampa e l’accoppiamento per testare la viabilità dei nuovi materiali.
Test che utilizzano le tecnologie BOBST per tutto il processo produttivo e per realizzare le prove di barriera e adesione sui supporti nei laboratori BOBST dotati di strumenti di misurazione all’avanguardia.

«Questa è la prima di una nuova generazione di accoppiati mono-materiale – afferma Pavone. – Abbiamo creato un gruppo di partner perché questa è una sfida urgente e perché dobbiamo lavorare insieme e riunire i nostri know-how ingegneristici. Da soli non si arriva da nessuna parte. Ci sono già soluzioni industriali a elevato effetto barriera nel mondo, ma oggi abbiamo bisogno di più tipologie e soluzioni. In un secondo tempo inizieremo anche a vedere più offerte su scala industriale

Garantire sostenibilità e qualità

Prioritario per BOBST e i suoi partner – ora che hanno prodotto una gamma di materiali mono-polimero – è ottimizzarne l’applicabilità nel processo di produzione degli imballaggi e garantire la stessa qualità ottenuta oggi con il multi-polimero.
«Questi supporti reagiscono in maniera diversa e presentano parametri differenti: dobbiamo quindi avere la garanzia che questi materiali offrano caratteristiche uguali a quelle dei materiali che stiamo usando ora – dice Pavone –.
Se la sostenibilità è la priorità assoluta per i proprietari di brand, questi non intendono tuttavia fare concessioni sull’appeal visivo degli imballaggi dei loro prodotti. La sfida per noi è offrire una riciclabilità al 100% senza compromessi in termini di attrattiva. Necessitiamo ad esempio di materiali antigraffio (3), un aspetto che con i mono-materiali presenta delle difficoltà.
»

Cosa aspettarsi dal futuro?

Istituti di ricerca e Università sviluppano nuove pellicole in bioplastica

«Un’area importante su cui tutti nel settore si stanno concentrando è lo sviluppo di plastiche biodegradabili, che soddisfino i criteri della sostenibilità nei processi di produzione degli imballaggi. Avendo BOBST tutta la tecnologia necessaria per l’industrializzazione di nuovi materiali, dalle materie prime agli imballaggi e alle etichette stampate e trasformate, possiamo apportare un forte valore al comparto

E la carta?

«È ovvio il potenziale della carta – conferma Pavone. – I consumatori amano già la carta che è una fibra naturale, degradabile e riciclabile. La carta non presenta però le elevate proprietà di effetto barriera della plastica e materiali simili, per cui al momento attraverso l’attività di R&D si stanno ricercando modi per dotare anche la carta di tali proprietà
Per precisione, osserviamo che l’effetto barriera con la carta si può ottenere con un adeguato accoppiamento con film plastico bio-degradabile, come ha dimostrato recentemente il sistema Halopack, che Box Marche ha introdotto e sta lanciando in Italia.

Riferimenti e note

(1) Nielsen 2018.
(2) PACE
(3) Su questi prodotti rimandiamo a un nostro articolo che uscirà a breve

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Sul tema della plastica nel packaging invitiamo a leggere l’intervista esclusiva ai presidenti di ATIF (Marco Gambardella) e di FTA Europe (Sante Conselvan) pubblicata in occasione del Flexo Day di Bologna il 21 e 22 novembre.