Nell’intricato mondo dell’editoria libraria, non basta scrivere e pubblicare: ogni nuovo autore deve destreggiarsi per promuovere il proprio lavoro e farsi notare dai lettori.

Oggi ospitiamo Barbara Da Ruos e Cristina Gregori due scrittrici intraprendenti. Vediamo di conoscerle meglio.

MetaÃlice – Barbara e Cristina, siete autrici esordienti, ma prima che scrittrici, qual è la vostra professione ed esperienza?

C – Io sono Cristina Gregori, ho 56 anni, vivo a San Maurizio d’Opaglio sul Lago d’Orta e lavoro come educatrice presso un Nido-Scuola aziendale da oltre vent’anni. Così come Barbara sono alla mia prima esperienza come scrittrice.

B – Io sono Barbara Da Ruos, ho 55 anni, vivo in un piccolo paese vicino a Ivrea in provincia di Torino e per quindici anni ho ricoperto ruoli manageriali nell’ambito della cura e bellezza della casa e della persona. Circa un anno fa, ho deciso di cambiare vita e di dedicare più tempo alle mie passioni e alle cose che mi piace fare: sono consigliere comunale e mi occupo di istruzione e cultura, collaboro con uno studio medico e direttamente con l’ASL nell’organizzazione di eventi a scopo di prevenzione e informazione. Amo molto viaggiare e praticare sport nel tempo libero.

– Che cosa vi ha condotte alla scrittura del vostro romanzo?

B e C – Il nostro incontro è stato un susseguirsi di “nulla al caso”; ci siamo conosciute per lavoro e con il tempo abbiamo coltivato anche una profonda amicizia fino a confessarci un comune sogno nel cassetto: la passione per la scrittura. Di sicuro, singolarmente, non avremmo mai intrapreso la sfida di scrivere un romanzo.

– Amate leggere?

B e C – Siamo da sempre lettrici forti, soprattutto di romanzi. Da quando abbiamo iniziato a elaborare l’idea di scrivere, abbiamo deciso di condividere le letture, scegliendo insieme i libri che avrebbero potuto aiutarci nel nostro progetto. Abbiamo scelto libri ambientati a Torino o Firenze (luoghi dove si snoda principalmente il nostro romanzo) o libri collocati nelle stesse epoche storiche del nostro racconto. Ci è servito per prendere spunti per le descrizioni dei luoghi o dei contesti. Ci siamo, inoltre, approcciate alla lettura con un atteggiamento critico e tecnico, non solo per trarne piacere ma, soprattutto, per cercare di cogliere le modalità di scrittura e rispondere a domande basilari: come inizia o come finisce un libro? Come e quanto devono essere caratterizzati i personaggi? Rendono di più i discorsi diretti o indiretti, in generale? E così via.

– Conosco il vostro mentore, Cesare Verlucca da molti anni (leggi qui l’intervista), e di riflesso la figlia Helena, e so che è molto esigente e preciso. È stato facile stupirlo o, quantomeno, interessarlo?

B e C – Cesare Verlucca, da noi affettuosamente ribattezzato “the Boss”, è un giovanotto di 96 anni che tutt’ora ha un ruolo di fondamentale importanza nella Casa Editrice Hever della figlia Helena, facendo da filtro ai lavori che ogni giorno gli aspiranti autori propongono. È un curioso entusiasta, sempre attratto e proiettato verso cose nuove e insolite. L’incontro con lui è avvenuto grazie a una serie di “Nulla al caso”, ma si è rivelato da subito ricco di contenuti e progetti da sviluppare. Crediamo che il fatto che il nostro romanzo sia stato scritto a quattro mani (o a due mani mancine, come ci piace dire, essendo entrambe mancine) sia stato l’aspetto che lo ha incuriosito e interessato fin dal principio, oltre a una lettura scorrevole e alla trama intrigante.

– Il vostro romanzo: Nulla al caso (come si era intuito dalle vostre risposte), è stato pubblicato l’anno scorso da Hever Edizioni. Siete soddisfatte del lavoro eseguito in merito all’editing e alla copertina?

B e C – Siamo molto soddisfatte. La prima lettura e “scrematura” l’ha fatta proprio Cesare, passando poi il testo a Helena per il lavoro di editing. È stata una fase importante del nostro lavoro, svolto sempre in modo coinvolgente e collaborativo. Helena è intervenuta proponendo l’aggiunta di un capitolo, la migliore caratterizzazione di qualche personaggio o la revisione di alcuni termini o passaggi. Ma sempre mantenendo la storia nella sua interezza e rispettando il nostro intento e modo di scrivere. Anche per quanto riguarda la copertina, la Hever Edizioni ci ha lasciato spazio. Infatti, ci siamo presentate a loro con il romanzo e anche con la proposta di copertina, realizzata su nostra richiesta dalla pittrice Michela Mirici Cappa, accolta favorevolmente e, in seguito, adattata alle esigenze grafiche e di stile della casa editrice.

– Ogni autore sa che, soprattutto oggi, la fatica non termina con la stesura del testo ma continua con la promozione. I non famosi devono sgomitare tra la folla di scrittori e in mezzo a un volume di pubblicazioni in continuo aumento. Che cosa fate per promuovere il vostro libro e come valutate il lavoro svolto dalla C.E. che vi ha pubblicato?

B e C – È proprio così. Se si vuole che il sogno esca dal cassetto e diventi realtà, è necessario pensare soprattutto a come promuoverlo. Abbiamo da subito immaginato di organizzare delle presentazioni, supportate e consigliate anche dalla casa editrice. La prima si è svolta al Salone del libro di Torino sotto forma di conferenza, in una saletta prenotata per noi dalla casa editrice. Un’emozione unica e una soddisfazione immensa. Ma abbiamo avuto, sin dall’inizio, la consapevolezza che avremmo dovuto modificare le presentazioni a seconda del luogo e del contesto a cui si svolgevano, soprattutto per proporre al pubblico, più che una presentazione fine a se stessa, con domande e risposte, un “evento” per attrarre e incuriosire, corredato da musica, intrattenimento, recitazione, letture e anche offerta di assaggi culinari legati al libro. Da maggio a dicembre 2023, abbiamo organizzato 25 presentazioni di questo tipo, nei luoghi più disparati: dalle biblioteche pubbliche ai saloni polifunzionali; siamo state invitate da amministrazioni pubbliche, pro loco e associazioni dei nostri territori, siamo passate dalle librerie ai circoli letterari, dalle salette da tè agli hotel, dalle mostre di pittura alle sedi di club sportivi e anche alle scuole. Abbiamo, inoltre, organizzato serate a scopo benefico rivolte ad associazioni scelte da noi, a cui abbiamo devoluto i proventi della vendita.

– Un lavoro impegnativo…

B e C – Nelle presentazioni ci affiancano amiche straordinarie, nonché appassionate lettrici, con ruoli diversi. L’illustratrice Michela Mirici Cappa, intrattiene il pubblico spiegando come è nata la copertina, quale significato hanno i vari elementi raffigurati e con quali tecniche è stata realizzata, così come i disegni dell’interno, uno per ogni capitolo. Adriana Bertelle, attrice della compagnia teatrale “Quelli di Gignese”, vestita e pettinata come una delle protagoniste, recita parti significative della storia, intervallandosi alle domande del moderatore. La musica riveste un significato importante e particolare nel nostro libro. Così abbiamo ingaggiato Gabriella Giromini, cantante di un famoso gruppo della zona, che conquista i presenti intonando canzoni menzionate nel romanzo. Talvolta siamo state affiancate anche da un DJ o da una poetessa di fama. Abbiamo pure organizzato presentazioni “itineranti”, accompagnando le lettrici in giornate a tema: come la giornata alla scoperta della cristalloterapia o del mondo degli oli essenziali (pratiche e interessi della protagonista del libro) o, a ottobre dello scorso anno, un weekend a Firenze per accompagnare le nostre lettrici appassionate sui luoghi del racconto. Il valore aggiunto a molte di queste presentazioni è stato la presenza del signor Cesare e di Helena.  Fanno da contorno ai nostri eventi, un simpatico merchandising con gadget di ogni genere: dalle borse in tela porta libri alle tazze mug e alle penne con il logo “Nulla al caso”, ideato ad hoc; offriamo, persino, tisane e dolci a tema, creati e messi a disposizione per noi da una tisaneria e da una pasticceria del territorio.

– Tutto ciò richiede dedizione e un notevole impegno che vi rende più uniche che rare e merita che abbiate successo tra i vostri lettori. Che cosa vi ha ispirate, tanto da iniziare a scrivere un testo a quattro mani, che non è esperienza facile, perché bisogna essere affiatati e avere una certa intesa.

B e C – Noi due siamo caratterialmente molto diverse, ma con il passare del tempo abbiamo scoperto che questa diversità è un grande punto di forza. Diverse ma complementari. Nella vita così come nella scrittura. Ma anche unite da una profonda stima reciproca e sintonia di pensieri. Questo ci ha permesso di scrivere a quattro mani e di trovare una modalità di scrittura tale da non far notare la differenza di stile. Condividiamo man mano la storia, a voce o attraverso lunghi messaggi vocali. Chi delle due ha tempo carica il testo su Drive e l’altra interviene in seguito per aggiunte o correzioni. Drive è un sistema che ci consente di lavorare, sul testo e a distanza, in momenti diversi della giornata. Durante la stesura ci siamo trovate spesso davanti a grandi dilemmi sulla trama, sui personaggi o su altro. Ma questa grande sintonia ci ha sempre permesso di raggiungere la soluzione migliore che potesse piacere a entrambe. Per noi scrivere a quattro mani è stata un’esperienza arricchente e gratificante.

– Penso che lo sia, in effetti, se si trovano le due mani giuste e se c’è affiatamento e fiducia reciproci. Prima di proporre il testo a un editore, vi siete rivolti a un beta-reader, professionista o “amico”, per capire l’effetto che il testo avrebbe avuto sul lettore o per “scovare” errori e incongruenze che lo scrittore non vede più, anche se rilegge cento volte la stessa frase?

B e C – Ci siamo rivolti a due beta-reader, trovati online e abbiamo voluto scegliere una donna e un uomo. Il riscontro ci ha permesso di migliorare alcuni punti contorti della trama, di rivedere alcuni tratti dei personaggi, di rimaneggiare il finale. È stato un riscontro assolutamente positivo. Lo abbiamo fatto poi leggere a due amiche, grandi lettrici, che hanno individuato dei nodi lungo la trama che abbiamo dovuto sciogliere là dove era confusa o poco chiara.

– Pensate di scriverne altri a quattro mani?

B e C – Abbiamo in cantiere un nuovo romanzo che uscirà per il prossimo salone del libro, in primavera. L’idea di Cesare è quella di fare una “Collana”, come l’ha chiamata lui. Per ora iniziamo con questo secondo romanzo che non è il seguito del primo, ma estrapola un personaggio e lo inserisce in un altro contesto, antecedente o successivo ai fatti narrati in “Nulla al caso”. Chi ha già letto il primo, nel secondo incontrerà di nuovo alcuni personaggi o troverà dei collegamenti tra le storie; chi invece non lo conosce, si immergerà in una lettura autoconclusiva. Ma, speriamo, sarà incuriosito tanto da leggere anche “Nulla al caso”. Se l’idea risulterà vincente, e incontrerà l’interesse del pubblico, allora potremo accontentare il nostro Boss, dedicando altri romanzi agli altri personaggi. A dire il vero, abbiamo già qualche idea per imbastire il prossimo, pur non avendo ancora ultimato questo.

– Bisogna diventare imprenditori di se stessi e imparare a farsi notare e a resistere senza perdere la fiducia nelle proprie capacità. Che cosa pensate, in generale, del mondo editoriale?

B e C – Sinceramente non conosciamo molto del mondo editoriale. Quando abbiamo messo la parola fine al nostro manoscritto, ci siamo rivolte subito a Hever, ricevendo un riscontro positivo. Sappiamo comunque che non è facile districarsi nel campo editoriale, trovare case editrici che offrano contratti interessanti. Possiamo affermare di essere state fortunate, sia a livello editoriale sia a livello personale. Con Cesare e Helena si è instaurato subito un bellissimo rapporto di fiducia, stima reciproca e di interesse a elaborare nuovi progetti.

– Siete soddisfatte del riscontro avuto finora dal vostro testo?

B e C – Abbiamo iniziato a scrivere per puro piacere e per condividere un progetto, nato all’epoca del lockdown quando non potevamo incontrarci di persona. In un primo momento abbiamo creduto che ciò che avevamo imbastito avesse solo il fine di tenerci impegnate nell’attesa di riprendere la normale routine. Ma arrivando alla parola FINE del manoscritto, abbiamo capito che non poteva finire lì. Abbiamo “alzato l’asticella” del nostro sogno, compiendo le azioni necessarie per arrivare alla pubblicazione. L’incontro con Cesare e Helena è stato determinante per il prosieguo; se non avessero accolto favorevolmente la nostra richiesta, credendo in noi e se non avessimo avuto tutti i riscontri di stima, affetto e gli incoraggiamenti a proseguire dal nostro pubblico, non saremmo arrivate fin qui. Siamo davvero felici e soddisfatte. Nel 2023, in sette mesi dalla pubblicazione, abbiamo venduto circa 800 copie, quasi tutte autografate di persona!

– Complimenti per il risultato e il grande impegno, anche di tempo, profuso nella diffusione della vostra opera. Ma ora veniamo alle fiere del libro. Sono un buon veicolo per farsi conoscere e tastare il polso ai lettori, anche se a volte deludono. Come le valutate, a partire dal Salone del Libro di Torino?

B e C – Siamo partite proprio da qui, dal Salone del Libro con la nostra prima presentazione. In realtà è stata per noi l’unica fiera del libro a cui abbiamo partecipato. Riteniamo comunque che sia stato un valore aggiunto per pubblicizzare il nostro romanzo. Lo abbiamo evidenziato durante le presentazioni, sui social, ricevendo consensi e molta curiosità e interesse.

– Proviamo a riflettere e immaginare il futuro del “libro”. Considerando l’avvento dell’IA, gli e-book, gli audiolibri, come si potrebbe prospettare secondo voi? E il libro cartaceo, esisterà sempre?

B e C – Il libro cartaceo secondo noi non potrà mai sparire. Le emozioni della lettura su carta o la bellezza di una libreria non potranno mai essere sostituite. È vero però che in alcune situazioni l’e-book può risultare più congeniale per motivi di spazio. E l’audiolibro può essere invece molto utile per gli ipovedenti. A tal proposito, stiamo lavorando anche per trasformare il nostro libro in un audiolibro, ispirate e sollecitate da un’amica lettrice ipovedente.

– Avete un sogno nel cassetto?

B – Oltre alla scrittura a quattro mani e al proseguimento del lavoro programmato per i prossimi romanzi ispirati a “Nulla al caso”, un altro sogno sarebbe, per me, quello di scrivere la storia e la biografia di mia mamma, nata e cresciuta in Somalia negli anni della seconda guerra mondiale. Una storia reale, avvincente e profonda, che avrebbe come contorno la storia delle colonie italiane prima e dell’Italia poi, dal periodo del fascismo fino ai giorni nostri.Barbara e Cristina scrittrici Hever

Ringraziamo Barbara e Cristina e auspichiamo che l’ispirazione armi sempre la loro mano di penna e di tastiera per continuare a raccontare insieme, ma anche singolarmente, nuovi romanzi e nuove emozioni. Buon lavoro.