Il convegno Giflex del 6 novembre a Milano: “Imballaggio flessibile: la leggerezza che riduce lo spreco alimentare” ha messo in luce il grave problema dello spreco alimentare, il suo impatto socioeconomico e le sue implicazioni per il cambiamento climatico.

l convegno Giflex del 6 novembre a Milano: “Imballaggio flessibile: la leggerezza che riduce lo spreco alimentare” ha messo in luce il grave problema dello spreco alimentare, il suo impatto socioeconomico e le sue implicazioni per il cambiamento climatico.
Data la complessità degli argomenti trattati, abbiamo suddiviso il nostro resoconto in tre articoli distinti con l’obiettivo di essere il piú possibile esaustivi.

Il convegno ha affrontato il tema del connubio tra l’imballaggio flessibile e la lotta contro lo spreco alimentare partendo dai dati forniti dalla FAO: un terzo di tutti gli alimenti prodotti nel mondo va perso o sprecato lungo la filiera alimentare, dal produttore al consumatore. Questo spreco non solo crea un’ondata di problemi economici, ma ha anche un impatto significativo sull’ambiente. Miliardi di tonnellate di cibo ogni anno finiscono in discarica, contribuendo all’emissione di gas serra e all’impoverimento delle risorse naturali.

Maria Chiara Gadda, Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera e autrice della Legge 166 sugli sprechi alimentari, è stata tra gli ospiti d’onore e ha condiviso la sua visione riguardo a come le politiche possano influenzare positivamente questa sfida.

Gli esperti presenti hanno esaminato l’intersezione tra cambiamento climatico e economia, discutendo strategie concrete per contrastare il cambiamento climatico attraverso l’uso responsabile delle risorse. È stata posta particolare attenzione all’importanza dell’imballaggio flessibile nella riduzione dello spreco alimentare, tenendo conto del regolamento europeo Packaging e Packaging Waste Regulation (PPWR), che diventerà presto obbligatorio. In termini di tempo e soldi si tratta di una transizione che durerà dai 4 ai 5 anni.

Rapporto tra il clima e le imprese

L’imballaggio flessibile, secondo Giflex, è un alleato prezioso in questa battaglia, contribuendo a ridurre lo spreco alimentare e a promuovere una gestione più responsabile delle risorse. Questo evento non solo ha aumentato la consapevolezza su questi temi critici, ma ha anche fornito soluzioni pratiche per affrontare queste sfide, creando così le basi per un futuro più sostenibile per tutti.

Fadi Hassan, Research Associate Centre for Economic Performance LSE, ha parlato delle imprese italiane nella nuova fase di re-globalizzazione. Tra il e il 2008, il mondo ha assistito a una crescente espansione A partire dal 2008 si è verificata una contrazione della globalizzazione iniziata nel 1986, suscitando discussioni sul fenomeno noto come “de-globalizzazione“. Questo rallentamento è stato in parte causato dal progressivo indebolimento delle catene globali del valore, indicando che esiste un limite naturale alla crescita del commercio internazionale.

Ma cosa ha alimentato l’iper-globalizzazione iniziale e quali sono le dinamiche in gioco ora?

Una delle forze trainanti dell’iper-globalizzazione è stata la rivoluzione tecnologica, in particolare la diffusione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT). L’aumento esponenziale del numero di chip nei microprocessori ha reso possibile un’interconnessione globale senza precedenti. Ma la domanda cruciale è se l’ICT può ancora sostenere e accelerare la globalizzazione.

Un altro elemento chiave è stato il crescente ruolo dei servizi, sebbene non tutte le regioni del mondo abbiano raggiunto gli stessi livelli di penetrazione in questo settore. L’innovazione tecnologica ha contribuito a spingere questa tendenza, offrendo nuove opportunità di scambio a livello globale. Tuttavia, le liberalizzazioni commerciali stanno esaurendosi e il protezionismo è in aumento. Le guerre commerciali possono scatenarsi rapidamente, come dimostrato dalla politica commerciale aggressiva dell’amministrazione Trump, che ha provocato tensioni e insoddisfazione in molte aree del mondo.
Un altro aspetto rilevante è che la spinta al capitalismo degli anni ’90 ha perso lo slancio, anche se ciò non implica necessariamente una completa deglobalizzazione. La pandemia di COVID-19 ha avuto un forte impatto, ma in gran parte temporaneo, con il commercio internazionale che ha ripreso vigorosamente.
Il vero rischio che incombe potrebbe essere la frammentazione geopolitica, particolarmente rilevante per le aziende operanti nei mercati delle materie prime. Il contesto geopolitico mutevole e le tensioni internazionali possono complicare le operazioni commerciali e influenzare l’accesso ai mercati globali. È quindi essenziale monitorare attentamente questa dinamica e adattarsi alle sfide emergenti in un mondo sempre più complesso e interconnesso.

Rapporto tra il clima e le imprese

L’imballaggio flessibile, secondo Giflex, è un alleato prezioso in questa battaglia, contribuendo a ridurre lo spreco alimentare e a promuovere una gestione più responsabile delle risorse. Questo evento non solo ha aumentato la consapevolezza su questi temi critici, ma ha anche fornito soluzioni pratiche per affrontare queste sfide, creando così le basi per un futuro più sostenibile per tutti.

Fadi Hassan, Research Associate Centre for Economic Performance LSE, ha parlato delle imprese italiane nella nuova fase di re-globalizzazione. Tra il e il 2008, il mondo ha assistito a una crescente espansione A partire dal 2008 si è verificata una contrazione della globalizzazione iniziata nel 1986, suscitando discussioni sul fenomeno noto come “de-globalizzazione“. Questo rallentamento è stato in parte causato dal progressivo indebolimento delle catene globali del valore, indicando che esiste un limite naturale alla crescita del commercio internazionale.

Ma cosa ha alimentato l’iper-globalizzazione iniziale e quali sono le dinamiche in gioco ora?

Una delle forze trainanti dell’iper-globalizzazione è stata la rivoluzione tecnologica, in particolare la diffusione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT). L’aumento esponenziale del numero di chip nei microprocessori ha reso possibile un’interconnessione globale senza precedenti. Ma la domanda cruciale è se l’ICT può ancora sostenere e accelerare la globalizzazione.

Un altro elemento chiave è stato il crescente ruolo dei servizi, sebbene non tutte le regioni del mondo abbiano raggiunto gli stessi livelli di penetrazione in questo settore. L’innovazione tecnologica ha contribuito a spingere questa tendenza, offrendo nuove opportunità di scambio a livello globale. Tuttavia, le liberalizzazioni commerciali stanno esaurendosi e il protezionismo è in aumento. Le guerre commerciali possono scatenarsi rapidamente, come dimostrato dalla politica commerciale aggressiva dell’amministrazione Trump, che ha provocato tensioni e insoddisfazione in molte aree del mondo.
Un altro aspetto rilevante è che la spinta al capitalismo degli anni ’90 ha perso lo slancio, anche se ciò non implica necessariamente una completa deglobalizzazione. La pandemia di COVID-19 ha avuto un forte impatto, ma in gran parte temporaneo, con il commercio internazionale che ha ripreso vigorosamente.
Il vero rischio che incombe potrebbe essere la frammentazione geopolitica, particolarmente rilevante per le aziende operanti nei mercati delle materie prime. Il contesto geopolitico mutevole e le tensioni internazionali possono complicare le operazioni commerciali e influenzare l’accesso ai mercati globali. È quindi essenziale monitorare attentamente questa dinamica e adattarsi alle sfide emergenti in un mondo sempre più complesso e interconnesso.

Il Cambiamento Climatico

Serena Giacomin, meteorologa, climatologa e conduttrice televisiva, presidente Italian Climate Network, ha affrontato il tema del Cambiamento Climatico ponendolo sotto la lente dell’esperto.
Il cambiamento climatico è ormai un fatto scientificamente comprovato. Di questo ha discusso con l’esperto di comunicazione ambientale Matteo Reale, esaminando il ruolo cruciale delle decisioni aziendali nell’affrontare questa sfida globale e le istruzioni per l’uso per mitigarne gli effetti.

Il problema è complesso, ma dobbiamo agire con azioni concrete. Nel 2023, la domanda è: perché dobbiamo ancora convincerci che il cambiamento climatico ha un’origine antropica? È un dato di fatto accertato che le attività umane, con la conseguente emissione di gas a effetto serra, hanno alterato il clima e ora ne stiamo vivendo gli effetti. Abbiamo liberato nell’atmosfera sostanze che hanno impiegato migliaia di anni per accumularsi nel sottosuolo, rilasciandole rapidamente.

La mitigazione e l’adattamento sono due concetti chiave in questo contesto. La prima implica ridurre le emissioni di gas clima alteranti nell’atmosfera, che richiede un cambiamento nelle fonti energetiche e nelle pratiche produttive. L’adattamento è una strategia difensiva, sia per le persone che per le imprese le quali devono essere resilienti per affrontare le sfide climatiche emergenti.

Gli organismi internazionali svolgono un ruolo fondamentale in questo processo. Da un lato, ci sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile raccomandati dalle Nazioni Unite entro il 2050. Dall’altro, ci sono i regolamenti dell’Unione Europea che impongono alle imprese di collaborare con le istituzioni per migliorare le direttive.

In questo momento politico ed economico, gli impatti del cambiamento climatico si fanno sentire in vari settori. Non è sempre semplice dare istruzioni dettagliate, ma possiamo fornire delle linee guida. Ogni sette anni, vengono pubblicati capitoli revisionati basati su numerosi studi scientifici per alimentare la più rigorosa rassegna scientifica. Un’occasione per condividere le conoscenze e le migliori pratiche. Coop 28 è una delle iniziative che emergono da questa condivisione, sottolineando l’importanza della collaborazione in questa sfida globale.

Spreco Alimentare tra imballaggio flessibile e sostenibilità

Riassumiamo qui ciò che le imprese, hanno un ruolo cruciale nel combattere il cambiamento climatico, possono fare per promuovere la sostenibilità ambientale in modo rigoroso e pragmatico.

  1. Analisi del Contesto: condurre un’analisi approfondita del contesto in cui operano. Questo include la valutazione degli impatti attuali e potenziali del cambiamento climatico sulle loro operazioni, catene di fornitura e comunità circostanti.
  2. Collaborazione con Esperti del cambiamento climatico e della sostenibilità. Gli esperti possono fornire analisi scientifiche, dati e conoscenze che aiutano le imprese a comprendere appieno gli aspetti tecnici e gli effetti del cambiamento climatico.
  3. Definizione di Obiettivi Ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas serra e di miglioramento della sostenibilità ambientale. Obiettivi quantificabili, misurabili e raggiungibili.
  4. Adozione di Strategie Verdi: rivedere e modificare le strategie per integrare pratiche sostenibili. Questo può includere l’adozione di energie rinnovabili, l’efficienza energetica, la riduzione degli sprechi e l’ottimizzazione delle catene di fornitura.
  5. Monitoraggio e Reporting: monitorare costantemente le proprie prestazioni ambientali e condividere queste informazioni in modo trasparente con gli stakeholder. Il reporting ambientale può contribuire a dimostrare l’impegno e i progressi.
  6. Coinvolgimento degli Stakeholder: è fondamentale coinvolgere dipendenti, clienti, fornitori e altre parti interessate. L’educazione e la sensibilizzazione possono contribuire a creare una cultura aziendale orientata alla sostenibilità.
  7. Partecipazione a Iniziative Globali: come il “Piano d’Azione per le Imprese e la Riduzione delle Emissioni” delle Nazioni Unite, per impegnarsi in azioni concrete a livello internazionale.
  8. Ricerca e Sviluppo: Investire in tecnologie sostenibili e innovative può portare a soluzioni più efficienti e a un vantaggio competitivo.
  9. Comunicare in modo chiaro, trasparente e coinvolgente le iniziative di sostenibilità ai clienti e al pubblico, dimostrando il loro impegno verso una gestione responsabile dell’ambiente.
  10. Adattabilità e Aggiornamenti: Il cambiamento climatico è in continua evoluzione, quindi le imprese dovrebbero essere disposte ad adattare e aggiornare le loro strategie in risposta a nuove sfide e opportunità.