Sempre per rimanere in tema con la parole del mese, abbiamo creato un neologismo effimero per questo editoriale dedicato a drupa: drupetoriale.
Avevano annunciato la fiera con un titolo che faceva presagire tanti cambiamenti rispetto alla precedente edizione del 2016: otto anni di attesa sono davvero tanti. In questi otto anni molto è cambiato nel mondo e anche nell’industria in generale e non meno in quella della stampa e del packaging.
Alla drupa precedente non si parlava neppure di Industria 4.0, figurarsi il 5.0 e tanto meno l’Intelligenza Artificiale. Non si parlava di big data. La stampa digitale era già affermata, ma oggi si affianca alla offset standole alla pari. La robotizzazione c’era, ma era primordiale rispetto a quanto visto oggi. La sostenibilità era una parola, oggi è un fatto acquisito, soprattutto nel packaging.
Ma lasciando il tema delle innovazioni ai commenti tecnici e alle interviste che abbiamo pubblicato e continueremo a pubblicare, vorremmo qui soffermarci su alcuni dati non meno importanti emersi da questa edizione di drupa.
L’enorme, esagerata e, diciamolo pure, pericolosa, presenza cinese, il 64% degli espositori (un po’ meno in termini di spazio) tanto da farsi notare per la prima volta la mancanza, tra gli espositori, di diverse aziende europee. E questo è un grosso problema per l’industria europea e italiana. Quindi se anche facciamo innovazione e siamo molto bravi, come possiamo combattere la concorrenza cinese? …
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