La scuola, il sapere e le scelte che contano
Nel nostro lavoro quotidiano, a stretto contatto con scuole, istituti tecnici, docenti e studenti, raccogliamo impressioni e segnali spesso in contrasto. Ci sono scuole che brillano per dedizione, metodo e coinvolgimento; luoghi in cui si respira passione per l’insegnamento e voglia di apprendere. E poi ce ne sono altre in cui prevalgono l’inerzia, la rassegnazione, lo smarrimento. Ma il nodo centrale non è solo nella disomogeneità dell’offerta scolastica. È qualcosa di più profondo, culturale.
Un racconto ascoltato di recente ci ha riportato alla memoria una figura emblematica: Ida, insegnante di greco, traduttrice, autrice. La sua casa era un piccolo tempio del sapere: scaffali colmi di volumi rilegati a mano, manuali scolastici del primo Novecento, testi di trigonometria per le scuole medie, vocabolari raffinati anche per i più piccoli. A fare da contrappunto, il ricordo della nonna, con alle spalle solo la quinta elementare, ma una cultura solida, profonda, maturata in un tempo in cui la scuola era severa, sì, ma ambiziosa.
Oggi apriamo i libri scolastici e troviamo immagini patinate, slogan semplificati, schede da riempire. Poche parole, spesso approssimative. E la domanda emerge spontanea, quasi dolorosa: quando abbiamo abbassato l’asticella?
Eppure, nel nostro settore – grafica, stampa, packaging – troviamo segnali confortanti. Vediamo studenti appassionati partecipare attivamente ai seminari TAGA Italia, presentare con orgoglio i loro progetti nei concorsi di stampa e cartotecnica. E vediamo con crescente entusiasmo le iniziative promosse da ENIP-GCT, che con dedizione e visione contribuisce a costruire ponti tra scuola e impresa, tra formazione e lavoro, tra sogno e possibilità concreta. Un esempio recente e significativo è l’iniziativa “Ripartiamo dal Packaging”
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